«Affrontiamo il terrore con l’amore». Dopo l’incontro del 2014 a Roma e quello del 2015 in Bolivia il Papa ha ricevuto per la terza volta i movimenti popolari internazionali, questo pomeriggio in Vaticano, impegnati nella difesa di «terra, casa e lavoro per tutti» (in spagnolo tre «t»: tierra, techo, trabajo). Francesco, che ha denunciato con «vergogna» la «bancarotta dell’umanità» rappresentata dalla «obbrobriosa» situazione di respingimento degli immigrati, ha esortato i movimenti popolari a non farsi paralizzare dal meccanismo della paura, che sostiene un sistema iniquo: «Quando questo terrore, che è stato seminato nelle periferie con massacri, saccheggi, oppressione e ingiustizia, esplode nei centri con diverse forme di violenza, persino con attentati odiosi e vili, i cittadini che ancora conservano alcuni diritti sono tentati dalla falsa sicurezza dei muri fisici o sociali». Prima di concludere il discorso, in spagnolo, parlando di Martin Luther King, il Papa ha esortato i movimenti popolari a non farsi «incasellare», in un momento in cui cresce il «divario tra i popoli e le nostre attuali forme di democrazia», e a scegliere l’austerità per combattere il rischio della corruzione.
«Mi congratulo con voi, vi accompagno, vi chiedo di continuare ad aprire strade e a lottare», ha detto il Papa ai rappresentanti di tutto il mondo di campesinos, cartoneros, attivisti impegnati in difesa delle categorie più deboli. Tuttavia, «ci sono forze potenti che possono neutralizzare questo processo di maturazione di un cambiamento che sia in grado di spostare il primato del denaro e mettere nuovamente al centro l’essere umano», ha denunciato Francesco. «Chi governa allora? Il denaro. Come governa? Con la frusta della paura, della disuguaglianza, della violenza economica, sociale, culturale e militare che genera sempre più violenza in una spirale discendente che sembra non finire mai. Quanto dolore, quanta paura! C’è – l’ho detto di recente – c’è un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l’intera umanità. Di questo terrorismo di base si alimentano i terrorismi derivati come il narco-terrorismo, il terrorismo di stato e quello che alcuni erroneamente chiamano terrorismo etnico o religioso. Nessun popolo, nessuna religione è terrorista. È vero, ci sono piccoli gruppi fondamentalisti da ogni parte. Ma il terrorismo inizia quando hai cacciato via la meraviglia del creato, l’uomo e la donna, e hai messo lì il denaro. Tale sistema è terroristico», ha detto Francesco, che ha citato le denunce in tema di Pio XI e Paolo VI. «Nessuna tirannia – ha proseguito Francesco – si sostiene senza sfruttare le nostre paure. Da qui il fatto che ogni tirannia sia terroristica. E quando questo terrore, che è stato seminato nelle periferie con massacri, saccheggi, oppressione e ingiustizia, esplode nei centri con diverse forme di violenza, persino con attentati odiosi e vili, i cittadini che ancora conservano alcuni diritti sono tentati dalla falsa sicurezza dei muri fisici o sociali. Muri che rinchiudono alcuni ed esiliano altri. Cittadini murati, terrorizzati, da un lato; esclusi, esiliati, ancora più terrorizzati, dall’altro. È questa la vita che Dio nostro Padre vuole per i suoi figli? La paura viene alimentata, manipolata… Perché la paura, oltre ad essere un buon affare per i mercanti di armi e di morte, ci indebolisce, ci destabilizza, distrugge le nostre difese psicologiche e spirituali, ci anestetizza di fronte alla sofferenza degli altri e alla fine ci rende crudeli. Quando sentiamo che si festeggia la morte di un giovane che forse ha sbagliato strada, quando vediamo che si preferisce la guerra alla pace, quando vediamo che si diffonde la xenofobia, quando constatiamo che guadagnano terreno le proposte intolleranti; dietro questa crudeltà che sembra massificarsi c’è il freddo soffio della paura. Vi chiedo di pregare per tutti coloro che hanno paura, preghiamo che Dio dia loro coraggio e che in questo anno della misericordia possa ammorbidire i nostri cuori».
«La misericordia non è facile, non è facile… richiede coraggio», ha detto ancora il Papa. «Per questo Gesù ci dice: “Non abbiate paura”, perché la misericordia è il miglior antidoto contro la paura. È molto meglio degli antidepressivi e degli ansiolitici. Molto più efficace dei muri, delle inferriate, degli allarmi e delle armi. Ed è gratis: è un dono di Dio. Cari fratelli e sorelle, tutti i muri cadono. Affrontiamo il terrore con l’amore».
A partire dal Vangelo il Papa si è soffermato poi sul tema della disoccupazione, sottolineando che «gli ipocriti, per difendere sistemi ingiusti, si oppongono a che siano guariti. A volte penso che quando voi, i poveri organizzati, vi inventate il vostro lavoro, creando una cooperativa, recuperando una fabbrica fallita, riciclando gli scarti della società dei consumi, affrontando l’inclemenza del tempo per vendere in una piazza, rivendicando un pezzetto di terra da coltivare per nutrire chi ha fame, state imitando Gesù, perché cercate di risanare, anche se solo un pochino, anche se precariamente, questa atrofia del sistema socio-economico imperante che è la disoccupazione. Non mi stupisce – ha detto il Papa – che anche voi a volte siate sorvegliati o perseguitati, né mi stupisce che ai superbi non interessi quello che voi dite».
Quanto all’immigrazione, quella attuale, ha denunciato Francesco, «è una situazione obbrobriosa, che posso solo descrivere con una parola che mi venne fuori spontaneamente a Lampedusa: vergogna». Il Papa ha fatto sue le parole pronunciate a Lesbo dall’arcivescovo Hieronymos di Grecia sulla «bancarotta dell’umanità»: «Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell’umanità non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E così il Mediterraneo è diventato un cimitero, e non solo il Mediterraneo… molti cimiteri vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente». L’immigrazione «è un problema del mondo. Nessuno dovrebbe vedersi costretto a fuggire dalla propria patria. Ma il male è doppio quando, davanti a quelle terribili circostanze, il migrante si vede gettato nelle grinfie dei trafficanti di persone per attraversare le frontiere, ed è triplo se arrivando nella terra in cui si pensava di trovare un futuro migliore, si viene disprezzati, sfruttati e addirittura schiavizzati. Questo si può vedere in qualunque angolo di centinaia di città».
In questo frangente nel quale «il divario tra i popoli e le nostre attuali forme di democrazia si allarga sempre più come conseguenza dell’enorme potere dei gruppi economici e mediatici che sembrano dominarle», il Papa ha poi indirizzato due esortazioni ai movimenti popolari. Innanzitutto, «non cadete nella tentazione della casella che vi riduce ad attori secondari o, peggio, a meri amministratori della miseria esistente. In questi tempi di paralisi, disorientamento e proposte distruttive, la partecipazione da protagonisti dei popoli che cercano il bene comune può vincere, con l’aiuto di Dio, i falsi profeti che sfruttano la paura e la disperazione, che vendono formule magiche di odio e crudeltà o di un benessere egoistico e una sicurezza illusoria». Il secondo rischio da evitare, ha detto Jorge Mario Bergoglio, è quello di lasciarsi corrompere: «C’è corruzione nella politica, c’è corruzione nelle imprese, c’è corruzione nei mezzi di comunicazione, c’è corruzione nelle chiese e c’è corruzione anche nelle organizzazioni sociali e nei movimenti popolari», ha scandito il Papa, ripetutamente applaudito. «A qualsiasi persona che sia troppo attaccata alle cose materiali o allo specchio, a chi ama il denaro, i banchetti esuberanti, le case sontuose, gli abiti raffinati, le auto di lusso, consiglierei di capire che cosa sta succedendo nel suo cuore e di pregare Dio di liberarlo da questi lacci. Ma, parafrasando l’ex-presidente latinoamericano che si trova qui», ha detto il Papa guardando José «Pepe» Mujica, «colui che sia affezionato a tutte queste cose, per favore, che non si metta in politica, non si metta in un’organizzazione sociale o in un movimento popolare… o in seminario… perché farebbe molto danno a sé stesso e al prossimo e sporcherebbe la nobile causa che ha intrapreso. Davanti alla tentazione della corruzione, non c’è miglior rimedio dell’austerità; e praticare l’austerità è, in più, predicare con l’esempio. Vi chiedo di non sottovalutare il valore dell’esempio perché ha più forza di mille parole, di mille volantini, di mille “mi piace”, di mille retweets, di mille video su youtube. L’esempio di una vita austera al servizio del prossimo è il modo migliore per promuovere il bene comune e il progetto-ponte delle “3-T” (lavoro, casa, terra, ndr). Chiedo a voi dirigenti di non stancarvi di praticare l’austerità e chiedo a tutti di esigere dai dirigenti questa austerità, che – del resto – li farà molto felici».
Il Papa ha concluso il discorso citando Martin Luther King: «Odio per odio intensifica solo l’esistenza dell’odio e del male nell’universo. Se io ti colpisco e tu mi colpisci, e ti restituisco il colpo e tu mi restituisci il colpo, e così di seguito, è evidente che si continua all’infinito. Semplicemente non finisce mai. Da qualche parte, qualcuno deve avere un po’ di buon senso, e quella è la persona forte. La persona forte è la persona che è capace di spezzare la catena dell’odio, la catena del male».