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E’ morta Tina Anselmi. Una madre per la Repubblica

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 01/11/16
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Politica democristiana di altissimo profilo, fu la prima donna a ricoprire il ruolo di ministroSi è spenta, nella notte, Tina Anselmi, la prima donna diventata ministro in Italia. A 89 anni l’ex parlamentare è morta nella sua casa di Castelfranco Veneto, dove si terranno anche i funerali, previsti per venerdì.

Tina Anselmi nasce da una famiglia cattolica: il padre era un aiuto farmacista di idee socialiste e fu per questo perseguitato dai fascisti, la madre era casalinga e gestiva un’osteria assieme alla nonna. Frequenta il ginnasio nella città natale, quindi l’istituto magistrale a Bassano del Grappa. È qui che, il 26 settembre 1944, i nazifascisti costringono lei e altri studenti ad assistere all’impiccagione di 31 prigionieri per rappresaglia: decide così di prender parte attivamente alla Resistenza.

Con il nome di battaglia di “Gabriella” diventa staffetta della brigata Cesare Battisti al comando di Gino Sartor, quindi passa al Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà. Intanto, nel dicembre dello stesso 1944, s’iscrive alla Democrazia Cristiana e partecipa attivamente alla vita del partito.

Da sindacalista, prima con la Cgil e successivamente, dal 1950, con la Cisl, si è occupata dei lavoratori del tessile e della scuola, e nel 1959 entrò nel consiglio nazionale della Dc, di cui è stata deputata dal 1968 al 1992. Dopo aver ricoperto la carica di ministro del Lavoro, Tina Anselmi fu ministro della Sanità nel quarto e quinto governo Andreotti e legò il suo nome alla riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale.

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“Con Tina Anselmi scompare una figura esemplare della storia repubblicana. Partigiana, sindacalista, impegnata nella vita politica e nelle istituzioni, prima donna ministra della storia italiana”, sono le parole con le quali il premier Matteo Renzi ha voluto esprimere ai famigliari di Tina Anselmi il suo cordoglio personale e di tutto il governo. “Il suo impegno per le pari opportunità e contro la P2 – ha ricordato ancora Renzi – e la sua personalità forte e discreta ne hanno fatto un esempio per chiunque creda alla politica come passione per la libertà”.

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