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Papa Francesco: “La mitezza ci avvicina a Gesù e ci fa essere uniti tra di noi”

Pope Francis (2ndR) greets Swedish bishop Antje Jackelen (R) during an ecumenical prayer at the Lund Cathedral on October 31, 2016 in Lund, Sweden. Francis kicked off a two-day visit to Sweden to mark the 500th anniversary of the Reformation -- a highly symbolic trip, given that Martin Luther's dissenting movement launched centuries of bitter and often bloody divisions in Europe. / AFP PHOTO / VINCENZO PINTO

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Andrea Tornielli - Vatican Insider - pubblicato il 01/11/16
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La messa di Francesco a Malmö: «Le Beatitudini sono la carta di identità del cristiano»Le Beatitudini «sono in qualche modo la carta d’identità del cristiano». Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della messa celebrata allo Swedbank Stadion di Malmö, nell’ultimo atto della sua visita-lampo in Svezia. Nella struttura a cielo aperto si sono radunati cattolici arrivati dalla vicina Danimarca. I presenti sono più di diecimila. Prima della messa il Papa ha salutato personalmente alcuni malati. Ci sono immigrati di origine filippina e latinoamericana.

Nel giorno della festa di tutti i santi, Bergoglio spiega che proprio le beatitudini evangeliche identificano chi segue Gesù. «Siamo chiamati ad essere beati, seguaci di Gesù, affrontando i dolori e le angosce del nostro tempo con lo spirito e l’amore di Gesù. In tal senso, potremmo indicare nuove situazioni per viverle con spirito rinnovato e sempre attuale: beati coloro che sopportano con fede i mali che altri infliggono loro e perdonano di cuore; beati coloro che guardano negli occhi gli scartati e gli emarginati mostrando loro vicinanza; beati coloro che riconoscono Dio in ogni persona e lottano perché anche altri lo scoprano; beati coloro che proteggono e curano la casa comune; beati coloro che rinunciano al proprio benessere per il bene degli altri; beati coloro che pregano e lavorano per la piena comunione dei cristiani… Tutti costoro sono portatori della misericordia e della tenerezza di Dio, e certamente riceveranno da Lui la ricompensa meritata».

Francesco ha spiegato che a volte la santità «non si manifesta in grandi opere o in successi straordinari, ma sa vivere fedelmente e quotidianamente le esigenze del battesimo. Una santità fatta di amore per Dio e per i fratelli. Amore fedele fino a dimenticarsi di sé stesso e a darsi totalmente agli altri, come la vita di quelle madri e quei padri che si sacrificano per le loro famiglie sapendo rinunciare volentieri, benché non sia sempre facile, a tante cose, a tanti progetti o programmi personali».

Se c’è qualcosa che caratterizza i santi, ha aggiunto il Pontefice, «è che sono veramente felici. Hanno scoperto il segreto della felicità autentica, che dimora in fondo all’anima ed ha la sua sorgente nell’amore di Dio. Perciò i santi sono chiamati beati».

Il Papa ha sottolineato in particolare una delle beatitudini: «Beati i miti». «Gesù dice di sé stesso: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore”. Questo è il suo ritratto spirituale e ci svela la ricchezza del suo amore. La mitezza è un modo di essere e di vivere che ci avvicina a Gesù e ci fa essere uniti tra di noi; fa sì che lasciamo da parte tutto ciò che ci divide e ci oppone, e che cerchiamo modi sempre nuovi per progredire sulla via dell’unità».

La messa di questo martedì 1° novembre non era prevista inizialmente: il programma della visita papale prevedeva un solo giorno, per la commemorazione dei cinquecento anni della Riforma. Nell’intervista su questi temi realizzata da padre Ulf Jonsson, direttore della rivista dei gesuiti svedesi “Signum”, rispondendo a una domanda su come vede il ruolo dei cattolici nella cultura svedese, Francesco ha detto: «Vedo una sana convivenza, dove ognuno può vivere la propria fede ed esprimere la propria testimonianza vivendo uno spirito aperto ed ecumenico. Non si può essere cattolici e settari. Bisogna tendere a stare insieme agli altri. “Cattolico” e “settario” sono due parole in contraddizione. Per questo all’inizio non prevedevo di celebrare una messa per i cattolici in questo viaggio: volevo insistere su una testimonianza ecumenica. Poi ho riflettuto bene sul mio ruolo di pastore di un gregge cattolico che arriverà anche da altri Paesi vicini, come la Norvegia e la Danimarca. Allora, rispondendo alla fervida richiesta della comunità cattolica, ho deciso di celebrare una messa, allungando il viaggio di un giorno».

«Infatti volevo che la messa – ha concluso – fosse celebrata non nello stesso giorno e non nello stesso luogo dell’incontro ecumenico per evitare di confondere i piani.L’incontro ecumenico va preservato nel suo significato profondo secondo uno spirito di unità, che è il mio. Questo ha creato problemi organizzativi, lo so, perché sarò in Svezia anche nel giorno dei santi, che qui a Roma è importante. Ma pur di evitare fraintendimenti, ho voluto che fosse così».

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