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Junge: solo pochi anni fa impossibile commemorare insieme Lutero

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Vatican Insider - pubblicato il 26/10/16
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«Negli anni Ottanta nessuno avrebbe creduto che luterani e cattolici sarebbero stati capaci di raggiungere un accordo sulla questione della giustificazione, come è avvenuto nel 1999, e solo pochi anni fa se si fosse parlato di una commemorazione comune dei 500 anni della Riforma di Martin Lutero molti avrebbero detto: impossibile…». Il pastore Martin Junge, Segretario Generale della Federazione Luterana Mondiale (Lutheran World Federation), è stato invitato dalla sala stampa vaticana a presentare il prossimo viaggio del Papa in Svezia, a Lund, lunedì e martedì prossimi, per commemorare appunto l’anniversario dell’avvio della riforma luterana (1517) che cade l’anno prossimo. Con lui il cardinale Kurt Koch, presidente del pontificio consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, che ha tra l’altro rilevato come le due Chiese siano «sulla buona strada» per raggiungere un accordo sulle questioni pendenti, relative a Chiesa, ministero ed eucaristia, prospettato una non lontana seconda, dichiarazione congiunta. Il direttore della sala stampa vaticana, Greg Burke, ha sottolineato che anche Benedetto XVI avrebbe compiuto un simile viaggio. 

Francesco parte lunedì 31 ottobre da Roma e giunge alle 11 all’aeroporto di Malmo, nel sud della Svezia, accolto dal primo ministro svedese Stefan Loefven. Il Papa pranza in privato, mentre si svolgono, per l’occasione, due pranzi di onore, uno offerto dallo stesso premier al cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e uno offerto al cardinale Koch dalla Federazione Luterana Mondiale. Dopo una visita, nel primo pomeriggio, alla famiglia reale svedese, nel palazzo Kungshuset di Lund, Francesco si avvia ai due appuntamenti-clou della visita. Prima, nella cattedrale luterana di Lund, vicina al palazzo reale, una preghiera ecumenica, alle 14.30, e poi l’evento ecumenico organizzato alla Malmo Arena, dove, a conclusione, il Papa incontrerà le trenta delegazioni protestanti presenti, da vari paesi del mondo. La città di Lund è stata scelta perché qui ha sede la Federazione Luterana Mondiale e il viaggio papale intende commemorare non solo il 500esimo anniversario della Riforma ma anche i 50 anni di dialogo tra questa federazione e la Santa Sede. Poiché l’unica diocesi e la nunziatura apostolica in Svezia sono a Stoccolma, il Papa pernotta in un centro di ricerca medica vicino Lund dove la conferenza episcopale è solita riunirsi. Il secondo e ultimo giorno del viaggio, martedì primo novembre, Ognissanti, dedicato alla comunità cattolica, il Papa celebra messa nello Swedbank Stadion di Malmo, poi riparte, alle 12.30, dal locale aeroporto e arriva a Roma per le 15.30. 

Il viaggio del Papa prende il nome dal rapporto pubblicato nel 2013 dalla Commissione internazionale cattolica-luterana sull’unità, «Dal conflitto alla comunione è anche il titolo di un rapporto». Interpellato dai giornalisti, Burke ha spiegato: «Penso che anche Benedetto avrebbe fatto un viaggio simile, una commemorazione, è logico data la lunga preparazione di questo evento». 

Nel corso del viaggio a Lund, ha sottolineato Burke, il Papa parlerà nella sua lingua, lo spagnolo, non da ultimo perché la Svezia è un paese di consistente immigrazione, e anche molti membri della minoranza cattolica (119mila persone su una popolazione complessiva di quasi dieci milioni) sono immigrati. Tra le testimonianze della serata ecumenica di Lund interverrà anche una donna rifugiata del Sud-Sudan. Sarà presente anche il vescovo di Aleppo, poiché sugli aiuti al paese in guerra, così come su altre emergenze, Caritas e Chiesa svedese collaborano da molto tempo. «La Federazione luterana mondiale ha piena comprensione delle necessità pastorali del Papa», ha spiegato Junge ai giornalisti che domandavano se la seconda giornata, inizialmente non prevista nel programma del viaggio, non rischi di diluire il contenuto ecumenico del viaggio. 

La novità del viaggio, ha detto Koch, «consiste nel fatto stesso che abbiamo una commemorazione comune», mentre in passato vi erano commemorazioni distinte, non di rado con «conti trionfalistici o polemici». «Ho un po’ paura che si relativizzi il viaggio alla domanda: cosa ci sarà di nuovo? Ad ogni modo non so cosa dirà il Papa: sappiamo che il Papa è sempre pronto a fare sorprese, ma se si raccontassero in anticipo le sorprese non sarebbero più sorprese». Nel corso del briefing, Burke, da parte sua, ha detto che non è atteso che il Papa annuncerà novità sul tema della intercomunione, ricordando però che Francesco aveva già fatto significative aperture nel corso di una visita alla chiesa luterana di Roma nel novembre del 2015. E a chi domandava se il Papa ne approfitterà per togliere la scomunica a Martin Lutero, «non può toglierla – ha risposto Koch – perché la scomunica è finita con la sua morte. Una scomunica termina con la morte di una persona e un Papa non ha il potere di cambiare le cose nell’eternità… Altro è quello che possiamo dire su Lutero e quello che possiamo anche imparare da Lutero. Ad esempio il bel discorso pronunciato da Giovanni Paolo II a Mainz o quello pronunciato da Benedetto XVI a Erfurt, quando ha sottolineato che la maggiore preoccupazione di Lutero era la centralità di Dio e di Cristo, o, ancora, quello che ha detto il Papa di ritorno dall’Armenia, quando ha sottolineato che Lutero aveva buone intenzioni». 

A chi ricordava un’affermazione del cardinale Gerhard Ludwig Mueller, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, secondo il quale, a quanto riferito, «i cattolici non hanno nulla da festeggiare per la data del 31 ottobre del 1517 che segna l’inizio della divisione nella Chiesa», il cardinale Koch ha risposto dapprima con una battuta: «Festeggiare in italiano e in tedesco non significa la stessa cosa… in italiano si può festeggiare tutto!». Poi il porporato ha sottolineato che il documento congiunto del 2013, dal conflitto alla comunione, tocca tre punti diversi del rapporto cattolico-luterano: la gratitudine per i passi avanti compiuti, «e questo lo possiamo festeggiare», la speranza di farne altri, «e questo pure possiamo festeggiare», e la considerazione che Lutero non intendeva dividere la Chiesa ma riformarla, «ma non è stato possibile, alla fine vi sono state divisioni e una orribile guerra confessionale: su questo non festeggiamo ma è un tema da approfondire per andare avanti». 

Quanto alla collaborazione delle due Chiese su questioni pratiche e sociali, Koch ha invitato a non «mettere in opposizione» i diversi ecumenismi, quello spirituale, quello culturale, quello pratico, perché i diversi cammini devono essere tenuti insieme. «Negli anni Ottanta», ha detto da parte sua Junge, «nessuno avrebbe creduto che luterani e cattolici sarebbero stati capaci di raggiungere un accordo sulla questione della giustificazione, come è avvenuto nel 1999, e solo pochi anni fa se si fosse parlato di una commemorazione comune dei 500 anni della Riforma di Martin Lutero molti avrebbero detto: impossibile…. Questo mi dice che le cose impossibili a volte diventano possibili. Oggi viviamo in un tempo di frammentazione, in un mondo ferito dalle guerre, e camminare insieme è una potente testimonianza che diamo ed è un grande contributo non solo sul piano pratico ma anche per crescere insieme nella fiducia reciproca». 

Diverse questioni, certo, dividono ancora luterani e cattolici. Tanto Junge quanto Koch hanno sottolineato che già la dichiarazione congiunta sulla giustificazione mette in evidenza che non c’è accordo su tre punti, relativi al ministero, alla Chiesa e all’eucaristia. «Su questi temi c’è, a livello regionale, un dialogo avviato che procede bene. Siamo sulla buona strada per risolvere questi tre punti, e possiamo andare sulla via di una nuova dichiarazione su questi temi». 

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