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La fine dell’incubo di don Andrea Margutti: assolto dall’accusa di pedofilia dopo un ricatto

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 25/10/16
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Don Fortunato Di Noto lancia un appello ai Vescovi italiani: ora nuove regole per gestire casi similiUna vittoria? Sì, ma a metà. Perché il fango gettato sulla tonaca di don Andrea Margutti resta. Eccome. Una macchia indelebile dopo che la Curia lo ha sospeso «a divinis» dalle funzioni sacerdotali per le accuse di pedofilia che gli erano state rivolte. Quelle stesse accuse che si sono rivelate clamorosamente infondate anche se pochi media lo hanno evidenziato.

La fine dell’incubo coincide con il pronunciamento della terza sezione della Corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso, ai soli effetti civili, di Damnjan Mitrovic contro la sentenza di appello che aveva assolto don Andrea e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali (www.estense.com, 24 ottobre).

L’ACCUSA

Si chiude così il capitolo – uno dei capitoli – che vedeva contrapposti il 35enne di origine serba e il sacerdote ferrarese. La vicenda risale al 2010, quando il parroco accoglie il 35enne e la sua famiglia nella propria abitazione. Pochi mesi dopo sorgono già i primi problemi. Il parroco chiedeva ai suoi ospiti di trovare una nuova sistemazione, ma il capofamiglia gli avrebbe risposto minacciando di denunciarlo per violenza sessuale sul figlio, di appena tre anni: «Se mi sfratti ti denuncio per pedofilia», sono le parole che don Margutti riportò in aula durante il processo di primo grado.

LA SOSPENSIONE E L’ASSOLUZIONE

Dopo la condanna a un anno e quattro mesi per violenza sessuale su minore, il parroco fu sospeso ‘a divinis’ dal vescovo Luigi Negri. Ma la decisione del tribunale ferrarese venne ribaltata lo scorso dicembre dalla Corte di appello di Bologna, che lo assolse con formula piena «perché il fatto non sussiste».

Mentre un tribunale, quello di Bologna, assolveva don Margutti, un altro, quello di Ferrara, apriva – a febbraio – la causa contro Mitrovic, denunciato per estorsione e calunnia. Nel frattempo il 35enne aveva fatto ricorso, senza esito, come visto.

LO SFOGO

E ora «viene detta – si sfoga l’avvocato del sacerdote, Claudio Maruzzi – la parola fine sulla infamia che ha colpito Don Andrea, accusato ingiustamente di abusi sessuali nei confronti di un minore, dichiarando inammissibile il ricorso promosso, ai soli effetti civili, dai genitori del minore stesso, quando la stessa procura generale di Bologna aveva sollecitato l’assoluzione in appello. Verrebbe da dire che è finito un incubo. Ma il calvario del processo che è stato costretto a vivere il cittadino e sacerdote don Andrea Margutti, noto e benvoluto da tutti, per affermare la propria innocenza e le palesi assurdità delle accuse costruite a suo danno, è difficilmente emendabile» (www.telestense.it, 24 ottobre).

LA FORZA DELLA FEDE

Il riferimento è alla sospensione dalle funzioni sacerdotali, «con evidenti gravi difficoltà a gestire una situazione che, solo la forza della fede e la vicinanza che, nonostante tutto, molti fedeli e amici gli hanno in questi anni voluto assicurargli, hanno impedito che diventasse irrecuperabile».

“ATTENZIONE AI RICATTI”

«Ma il problema dei ricatti, che poi si rilevano fasulli, è comune sempre più comune a casi di presunta pedofilia», sentenzia don Fortunato di Noto, fondatore di Meter, associazione che si batte a favore dei diritti dei più piccoli e contro la pedofilia. «Non abbiamo un database a disposizione per classificare il numero di parroci che vengono assolti dopo essere stati sottoposti a ricatti, come accaduto con don Andrea. Ci basiamo su notizie di stampa e null’altro. Un problema comune ad un’altra categoria che spesso viene accusata su base ricattatoria di falsa pedofilia, e mi riferisco ai numerosi padri che vengono accusati di abusi sui figli dalle mogli da cui si stanno separando».

I DUE PROCESSI

Il problema vero, prosegue don Fortunato, è che «nell’opinione pubblica una volta avvenuta la condanna mediatica…l’assoluzione, anche se poi avviene, non ha la stessa forza della precedente condanna. La macchia resta, ahimè, e questo va detto a gran voce!».

In tal senso, il fondatore di Meter lancia un appello ai Vescovi italiani. «Se ci sono casi come quello di Don Andrea, da un lato con l’assoluzione e dall’altro con la sospensione “a divinis”, allora qualcosa non quadra. Non dico che i processi debbano essere paralleli, ma tra quello penale e quello in Curia una sinergia è necessaria. Quando ci si trova dinanzi ad accuse ricattatorie e casi di pedofilia bisognerebbe utilizzare la massima prudenza».

CONDANNE PENALI MA NON DELLA CURIA

Quindi, «è necessario aprire una discussione a livello ecclesiale. Conosco, per la mia esperienza in Meter – conclude don Fortunato – preti che hanno ricevuto una condanna definitiva per molestie sessuali in sede penale, ma che svolgono il loro mandato sacerdotale. Mi pare logico che ci sia qualcosa da rivedere….».

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