Presentato alla Pontificia Università Lateranense “C’è un dopo? La morte e la speranza”, ultimo libro del presidente emerito della Cei: “Lo dice il Cristo nel Vangelo: alla mia destra chi ha dato da mangiare agli affamati”Qualcosa di chiaro su come presentarsi al giudizio dopo la morte, secondo il Vangelo, c’è: lo ha ricordato il presidente emerito della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Camillo Ruini, alla presentazione giovedì 20 ottobre presso la Pontificia Università Lateranense del suo ultimo libro “C’è un dopo? La morte e la speranza”, edito da Mondadori; presenti alla tavola rotonda il Magnifico Rettore della PUL, monsignor Enrico dal Covolo, che ha curato i saluti, il cardinale emerito di Bologna, Carlo Caffarra, Letizia Moratti, già sindaco di Milano, e Vittorino Andreoli, il noto psicologo e divulgatore scientifico.
Il Cardinal Ruini ha risposto proprio alle domande di quest’ultimo nella sua replica finale: “Come mi presenterò al giudizio di Dio? Su questo credo di poter rispondere qualcosa”, ha detto Ruini, “e d’altronde Gesù ha una risposta chiara su questo: è nel capitolo 25 del vangelo di Matteo, quando il Cristo mette a destra quelli che hanno dato da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, e a sinistra quelli che non l’hanno fatto: e come non l’hanno fatto ad assetati ed affamati, così non l’hanno fatto a Lui. Il cuore del giudizio cristiano è la Carità: si può benissimo essere salvi anche senza la fede esplicita se si ha l’amore del prossimo, se si cerca di fare il bene nella vita. Questa”, continua poi Ruini, “è la grande differenza con l’Islam, dove chi non crede nel Dio di Maometto difficilmente è salvato. Per un cristiano la salvezza è grande mistero, che non si decide però sulla fede esplicita, ma sulla carità vissuta”, continua il prelato.
E ancora un’altra risposta ad Andreoli: “Perché non ho il dono della fede?”, aveva chiesto lo psichiatra: “A questa domanda io non so assolutamente rispondere, e credo che nessuno possa rispondere se non Dio stesso. Queste sono scelte di Dio, libere, assolutamente libere, che sarebbe presuntuoso voler ridurre a qualche ragione umana. La domanda è più che legittima, ma credo che nessuno di noi potrebbe rispondere. Io stesso me lo chiedo: perché, Signore, mi hai dato il dono della Fede?”, si è chiesto il prelato.
Sono interrogativi dunque potenti quelli affrontati in un volume definito da monsignor Dal Covolo “inquietante nel titolo e rasserenante nel sottotitolo”, dove si indaga se abbia o non abbia senso lo sperare una vita dopo la morte: è affrontare il tema della “consistenza della speranza”, definizione data dal cardinal Caffarra durante la presentazione del volume e lodata dal cardinal Ruini stesso nei saluti finali (“ha centrato il punto del mio studio”, ha detto l’ex presidente della CEI).