«Come ci ha spiegato Papa Francesco nella Lettera Enciclica Evangelii Gaudium, il Vangelo inculturandosi nelle varie parti del mondo ha permesso la nascita e lo sviluppo di culture diverse legate al Vangelo stesso, e così la crescita del pensiero cristiano»: è aperto al mondo il tono dell’omelia che il Cardinale Marc Ouellet, presidente della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, ha pronunciato nella Basilica di San Giovanni in Laterano durante la messa di apertura dell’Anno Accademico della Pontificia Università Lateranense.
Aprire l’anno accademico nel giorno in cui si festeggia l’Evangelista Luca: si è detto particolarmente rallegrato di questo “dono provvidenziale” il Magnifico Rettore della Lateranense, monsignor Enrico dal Covolo, richiamando le parole di Dante Alighieri che definì l’Evangelista «il cantore della mansuetudine del Signore»; e aprendo l’anno accademico nel giorno di San Luca evangelista della Misericordia, ha detto dal Covolo, l’Università si sente chiamata a portare avanti quello spirito del Giubileo Straordinario indetto da Papa Francesco che volge ormai al termine.
Proprio dal Vangelo di Luca è partito Sua Eminenza Ouellet, mostrando come per vivere oggi quel che fu l’invio dei 72 discepoli di Gesù nelle strade di tutto il mondo sia più che mai necessario essere preparati e formati a coglierne le sfide: «Nell’università, comunità di studio, noi ricerchiamo la Sapienza secondo Cristo, per costruire e popolare un dialogo intenso e profondo con la cultura del nostro tempo. Noi dobbiamo mostrare la credibilità e le conseguenze teologiche e antropologiche dell’annuncio di gioia con cui si chiude il Vangelo: “E’ vicino a voi il regno di Dio”, dice il Signore».
E per Ouellet, «chi risponde alla chiamata di Dio nelle varie forme in cui essa si manifesta si assume la responsabilità dell’annuncio e dell’intelligenza della fede»: di qui la necessità stringente di vivere una fede competente e formata, tenendo sempre presente lo spirito della fratellanza cristiana: «Nessuno è inviato da solo: Gesù li inviò a due a due. Dobbiamo escludere qualsiasi rivalità narcisistica: la sequela del Signore plasma persone umili che contribuiscono insieme agli altri alla costruzione del Regno di Dio».
Ed è con la preghiera per la Verità del beato John Henry Newman (teologo e cardinale già anglicano poi convertitosi al cattolicesimo, ritenuto uno degli anticipatori del Concilio Vaticano II) che il Cardinale ha concluso la sua omelia: “Mio Dio, io riconosco che tu puoi illuminare le mie tenebre”, ha scandito Ouellet : “Non so se tu vuoi diradarle, ma il tuo potere e il mio desiderio sono due ragioni che ritengo sufficienti perché io ti domandi ciò che tu non mi hai proibito di domandarti”, scriveva il prelato inglese. Parole ripetute in Basilica e intese a sostenere chi mette la sua vita al servizio di quella «carità intellettuale» che contribuisce alla «trasfigurazione pasquale» della Chiesa, costante testimonianza della sua credibilità.