Il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas) ha offerto a titolo di «contributo personale» una donazione per sostenere i lavori di restauro dell’Edicola del Santo Sepolcro. La notizia, riferita dai media ufficiali palestinesi e riportata dall’agenzia vaticana Fides, è stata diffusa in margine alla visita resa ieri al presidente Abbas dai rappresentanti delle Chiese che amministrano il Santo Sepolcro. Dell’ampia delegazione ricevuta a Ramallah, nella sede del presidente palestinese, figuravano tra gli altri il patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme Theophilos III, il patriarca armeno apostolico di Gerusalemme Nourhan Manougian e padre Francesco Patton, custode di Terra Santa.
«La Basilica del Santo Sepolcro», ha affermato Abu Mazen durante l’incontro con la delegazione delle Chiese cristiane, «è un simbolo nazionale e religioso per il popolo palestinese. Abbiamo il dovere di prendercene cura, di proteggerlo e di contribuire al suo restauro. Così abbiamo deciso di offrire un contributo personale al restauro in corso della Tomba di Cristo». All’incontro di Ramallah ha preso parte anche il dottor Issa Kassissyeh, ambasciatore palestinese presso la Santa Sede.
I restauri dell’Edicola del Santo Sepolcro sono iniziati lo scorso 8 maggio. La maggior parte degli interventi più rumorosi si svolge nottetempo, con l’impiego di trapani e martelli. Il progetto di riqualificazione, con un costo di 3,3 milioni di dollari, viene sostenuto dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa greco-ortodossa e dalla Chiesa armena apostolica. Nel mese di aprile, il re di Giordania Abdallah II aveva già fatto pervenire sottoforma di «beneficenza reale» (Makruma) una consistente donazione personale a favore del progetto. La Custodia francescana di Terrasanta, attraverso i suoi canali ufficiali, fornisce periodicamente gli aggiornamenti sull’avanzamento dei lavori.