Tra le scelte per la prossima creazione cardinalizia, annunciata da Papa Francesco all’Angelus di domenica 9 ottobre quella del nunzio a Damasco Mario Zenari è certamente inedita. Anche se in un tempo ormai lontano c’erano stati casi di nunzi apostolici cardinali, la prassi dell’ultimo secolo ha sempre previsto che i diplomatici pontifici fossero insigniti della dignità vescovile ma non della porpora, alla quale alcuni di loro arrivavano ma cambiando incarico, quasi sempre con un ufficio in Curia romana. In qualche caso con nomine alla guida di diocesi: da Angelo Roncalli (il futuro Giovanni XXIII) che ottenne la berretta da nunzio a Parigi per essere subito dopo destinato a patriarcato di Venezia a Paolo Romeo, il nunzio in Italia diventato cardinale alcuni anni dopo essere stato destinato alla diocesi di Palermo.
Con la nomina di Zenari il Papa rompe questa prassi. È noto che il prelato veronese, che si considera un «veterano di guerra» essendo passato anche per i conflitti della Sierra Leone e dello Sri Lanka, desidera rimanere dov’è. Innanzitutto perché la situazione nel Paese è così drammatica che sarebbe difficile rimpiazzarlo con un altro prelato, il quale dovrebbe presentare le proprie credenziali diplomatiche ad Assad inimicandosi così tutti gli oppositori del presidente siriano. Due anni fa a proposito dell’ipotesi di lasciare Damasco, il nunzio aveva detto: «Come potrebbe un rappresentante del Papa essere credibile se scappasse da dove c’è più bisogno di lui? Per me questa missione è un privilegio datomi da Dio, un’esperienza toccante sotto il profilo umano». Con realismo Zenari continua da una parte a non sottovalutare il pericolo dell’Isis, ma al tempo stesso mette in guardia dai bombardamenti che «non risolvono».
Appare evidente l’intento del Pontefice di segnalare l’impegno del nunzio a condividere le sorti della popolazione siriana martoriata, rimanendo al suo posto per cercare di aiutare le vittime innocenti di questa guerra sporca. Al tempo stesso la novità è destinata a segnare anche la storia delle Chiese orientali cattoliche, perché per la prima volta la porpora non viene data a un esponente dell’episcopato locale, ma al responsabile della missione diplomatica vaticana. In Siria sono 18 le circoscrizioni ecclesiastiche cattoliche che fanno riferimento a questi diversi riti in comunione con Roma: la Chiesa cattolica greco-melchita, la Chiesa cattolica sira, la Chiesa cattolica caldea, la Chiesa cattolica maronita, la Chiesa armeno-cattolica e infine la Chiesa latina.