Che la strada dell’integrazione europea passi in larga parte dal versante della cultura e delle tradizioni dei popoli, ormai diventato un intreccio che affonda le sue radici nei secoli, pur tra brusche frenate dovute ai numerosi conflitti del passato e i moderni rigurgiti di nazionalismo, è consapevolezza comune. Che il versante della cultura e delle tradizioni sia caratterizzato – è la storia stessa a raccontarcelo – da un progressivo allargarsi dell’evangelizzazione cristiana che ha sostituito il paganesimo di un tempo fino a rappresentare il tessuto connettivo dell’intero continente, oggi sempre più a rischio di lacerazioni, altrettanto.
Una conferma del suo ruolo determinante per accrescere l’integrazione è venuta nei giorni scorsi dal seminario che si è tenuto in Lussemburgo sul tema degli Itinerari culturali. Quello degli Itinerari – comunemente chiamati anche «Vie» – costituisce un programma unitario, promosso dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione europea, incentrato su cultura, turismo, sviluppo sociale ed economico (sostenibile) con lo scopo di interpretare e accogliere la diversità, e riconoscere le diffuse analogie, attraverso la conoscenza del patrimonio artistico e della storia europea. Un modo per trasformare le vacanze o un viaggio di famiglia in occasione di arricchimento umano e culturale.
Nell’ampio panorama delle Vie, la stragrande maggioranza ha origini antiche e perlopiù segue i percorsi dei pellegrini medievali alla volta di Roma o dei Luoghi Santi oppure l’itinerario compiuto da un santo (a devozione largamente diffusa) lungo la sua vita: ad esempio il Cammino di San Giacomo o la «Via Sancti Martini».
Come il percorso che conduce al santuario di Compostela è conosciuto e frequentato da migliaia di persone ogni anno, così quello dedicato a san Martino, vescovo di Tours e patrono di Francia (il santo famoso per aver tagliato il suo mantello in due per venire incontro ad un povero che moriva di freddo), viene scelto da sempre più persone in Europa e quest’anno l’interesse è accresciuto dal fatto che la tradizione collochi la nascita di san Martino nel 316, 1700° anniversario quindi.
Nel 2005, per decisione del Consiglio d’Europa, il percorso di circa 2500 km che conduce da Szombathely in Ungheria (l’antica città di Savaria nell’allora Pannonia che gli diede i natali) fino a Tours dov’è sepolto è stato dichiarato «Itinerario culturale europeo» con la motivazione della vasta popolarità del santo in tutto il continente. Una popolarità che, a dire il vero, si allarga ben oltre i confini d’Europa: se è la Francia a contare il maggior numero di chiese a lui dedicate (ben 1573), 912 se ne contano in Italia, 652 in Germania, 313 in Spagna, 234 in Belgio, 212 nel Regno Unito, 190 in Polonia, 153 in Austria, 145 in Boemia, 106 in Olanda e Ungheria, 104 in Slovenia solo per citare le nazioni europee a maggior diffusione, ma 157 sono le chiese degli Stati Uniti, 15 in Messico, 13 in Nuova Zelanda e giù scorrendo si arriva a 3 chiese nelle Filippine e 2 a Trinidad e Tobago.
Una caratteristica peculiare della Via di san Martino è la sua «ramificazione», condizione posta fin dal riconoscimento europeo, al fine di favorire una maggiore integrazione tra le popolazioni. Inizialmente il percorso si snodava dall’Ungheria per raggiungere Candes-Saint Martin in Francia (luogo della morte nei pressi di Tours, diventato uno dei primi luoghi di pellegrinaggio della cristianità) attraverso la Slovenia, l’Italia (Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Brescia, Pavia, Aosta). Il che significa a est percorrere in parte la strada romana Postumia, che arrivava al porto di Aquileia, luoghi che in questi anni ricordano il triste anniversario della Grande Guerra o il 70° della fine dell’ultimo Conflitto mondiale.
Esteso negli anni successivi un percorso anche da nord – Olanda, Belgio – o dai Pirenei, il pellegrinaggio europeo acquista in queste settimane un’accresciuta valenza di condivisione tra i popoli con l’apertura di un altro ramo della Via: dall’Ungheria è possibile ora imboccare l’antica «via dell’ambra» (la strada che conduceva al Baltico) e giungere in Francia da nord attraversando Austria, Germania, Lussemburgo e Belgio. Il percorso è stato inaugurato ufficialmente il 16 settembre a Krems dal vescovo della cittadina austriaca di St. Pölten Klaus Küng, l’ausiliare di Vienna Stephan Turnovszky e dal vicario generale emerito della diocesi tedesca di Stoccarda-Rottenburg, Werner Redies.
«Martino custodiva i poveri nel cuore – ha detto in quella sede il vescovo di St. Pölten – un carisma che oggi siamo chiamati a riscoprire». «Un impegno che ci riguarda tutti come cristiani europei» aggiungeva monsignor Redies. Un mantello simbolico itinerante costituisce l’oggetto visibile del pellegrinaggio in corso: il 24 settembre ha fatto sosta a Linz nell’Alta Austria (la città dove Keplero pubblicò le leggi sul moto dei pianeti), il 26 a Passau in Baviera e in ottobre arriverà a Stoccarda Un autentico pellegrinaggio come quello che si sta verificando in alcune diocesi italiane con la Croce di Lampedusa.
La conclusione è prevista per l’11 novembre in terra francese alla Basilica di Saint Martin a Tours. Ad ogni tappa numerose iniziative stanno registrando un coinvolgimento inatteso di parrocchie e fedeli, in particolare famiglie al completo, dai nonni ai nipoti, con un’attenzione privilegiata verso le nuove forme di povertà che si incontrano sul cammino, che non conosce né frontiere, né «muri».
Al tema degli Itinerari culturali è dedicato anche il 6° Forum del Consiglio d’Europa Forum che si terrà a Vilnius in Lituania il 26-27 ottobre prossimi con l’obiettivo di espandere il programma verso nuove regioni (con un’attenzione particolare all’area del Nord-Est europeo) e raggiungere un pubblico sempre più vasto attraverso strumenti innovativi di comunicazione.