Difficilmente sentirete parlare di suore coraggiose e delle loro imprese. L’attenzione della stampa opta per un gossip sterileLa notizia ha fatto il giro del web in pochissimo tempo. Federica e Isabel, due donne che si erano conosciute in una missione, lavorando accanto ai poveri e tossicodipendenti, convolano a nozze.
Le due ex suore si sono recate in Vaticano a deporre il velo e sciogliere i voti. Peraltro assistite da un ex prete molto discusso, Franco Barbero che è scomunicato dalla Chiesa Cattolica nel 2003 proprio per avere confessato più volto di propendete per le benedizioni di unioni tra coppie gay e lesbiche.
A Pinerolo, in provincia di Torino si è svolto il rito dell’unione civile e poi Barbero le ha unite in un fantomatico “matrimonio” (quest’anno ha officiato già 19 cerimonie del genere a coppie Lgbt) (Secolo XIX, 27 settembre).
È chiaro che il caso di per sé dia “scandalo”, quantomeno per l’insieme di stranezze: da suore a spose (Il Sussidiario.net, 29 settembre). Tanto più se a fare da regia all’operazione c’è stato un ex sacerdote, tra l’altro contrario a: dogmi della fede, celibato sacerdotale, miracoli, e ha messo persino in discussione la natura divina di Gesù (Intelligo news, 28 settembre).
Ma per Il Secolo XIX l’aspetto piccante da cogliere è condensato nel titolo: La storia di Isabel e Federica ex suore e domani spose: «Dio vuole le persone felici». Come se Dio non aspettasse altro che il “matrimonio” tra due ex missionarie, con tanto di foto annessa di suorine che si tengono per mano, mentre camminano in un prato verde.
La Repubblica (7 ottobre) evidenzia che sono addirittura il Vangelo e Gesù a “benedire” l’unione, riportando le parole di Federica e Isabel: «La nostra decisione è stata ponderata. Nei conventi si consiglia sempre, in questi casi, di mantenere certe relazioni nella clandestinità, senza uscire allo scoperto. Ma nel Vangelo Gesù condanna l’ipocrisia, non l’omosessualità».
C’è di più: «Ci hanno incoraggiato le parole di Papa Francesco, nessuno può permettersi di giudicare. Noi amiamo Dio, la Chiesa e il Papa: non siamo noi la pietra dello scandalo, non abbiamo la voglia né la possibilità di cambiare certe cose».
Insomma, secondo La Repubblica, prima Gesù, poi il Papa avrebbero sostenuto un “matrimonio” tra due lesbiche, dato che non c’è alcuna contro-argomentazione che rovescia le farneticanti dichiarazioni. Della serie: viva il gossip pruriginoso che mette ko i fondamenti della teologia.
Andiamo oltre. C’è chi come il Corriere prova a veicolare addirittura un altro messaggio. E cioè che quello consumato dall’ex prete è un rito religioso a tutti gli effetti.
Nell’articolo non si spiega però che il “matrimonio” è “farlocco”, e così i lettori sono autorizzati a credere che realmente sono convolate a nozze le due ex suore.
Quelle citate sono solo tre, tra le decine di testate che hanno titolato e scritto su questa vicenda senza spiegare che: 1) non è avvenuto nessun matrimonio religioso, 2) non esiste un solo passo della Bibbia che giustifica quanto accaduto tra le due ex suore. Il pettegolezzo e la ricerca ossessiva della viralità hanno nettamente trionfato sulla corretta informazione.
D’altro canto la stressa strategia avviene puntualmente su diversi temi sensibili: omosessuali, eutanasia, gender, divorzio, aborto, su cui le posizioni della Chiesa vengono o annacquate o bollate come vecchie e retrograde. Ad esempio in merito alle suore, per restare in tema, ci sono tante storie di religiose coraggiose e straordinarie di cui non si conosce traccia sulla gran parte dei media.
Difficilmente sentirete parlare di suor Rosemary Nyirumbe che in Uganda, da 15 anni, spende la sua vita al recupero delle ex bambine-soldato; oppure dell’incredibile storia di Suor Cecilia, giovane suora del Carmelo di Santa Fe, in Argentina, che soffriva di un tumore al polmone. O ancora Suor Mónica Astorga, carmelitana scalza che vive a Neuquén (Argentina), e accompagna da dieci anni un gruppo di transessuali che hanno deciso con il suo aiuto di abbandonare la prostituzione e la dipendenza da alcool e droghe per iniziare un cammino di recupero e reinserimento sociale.
Di storie come queste, prive di gossip e peraltro con un certo social-appeal, se ne potrebbero raccontare decine. Che hanno un doppio comune denominatore: non si parla di Chiesa “retrograda”, inesistenti nozze o storie d’amore sbocciate nei conventi; e sopratutto lasciano una piccola emozione nel cuore del lettore che vale molto più di una visualizzazione in più.