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I senza fissa dimora, il popolo degli invisibili

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Vatican Insider - pubblicato il 08/10/16
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Al tema dei «Senza fissa dimora», a san Francesco «straniero e pellegrino», alla «Giornata mondiale contro la povertà» (17 ottobre), è dedicato il numero di ottobre del Messaggero di sant’Antonio di Padova (copertina illustrata da Giuliano Dinon). 

E a uno di loro, un ragazzo proveniente dall’Europa dell’Est, è rivolto il ricordo, fra tristezza e speranza, del direttore, padre Fabio Scarsato nel suo editoriale dal titolo «Elogio del senza fissa dimora». Perché se è inevitabile provare un profondo «senso di sconfitta» nel celebrare il funerale di chi è morto, solo come un cane, a 22 anni, dall’altra nessuno può dimenticare che anche Gesù non aveva «dove posare il capo» (Lc 9,58) e pure deposto dalla Croce ha dovuto accontentarsi del sepolcro di qualcun altro, ma soprattutto ha promesso «Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”?» (Gv 14,2). 

Ampio è lo spazio per illustrare l’iniziativa della «Notte dei senza fissa dimora», prevista quest’anno fra il 15 e il 16 ottobre: un’«idea semplice», nata 17 anni fa nel contesto di un giornale di strada come «Terre di mezzo» e condivisa in numerose città italiane (molto partecipata in questi anni la «Notte» del capoluogo lombardo, sede del coordinamento, dove per questa edizione sono attesi oltre 400 scout). La proposta è un po’ inusuale: tutti coloro che hanno un tetto e una casa confortevole che li accoglie ogni sera sono invitati a dormire fuori, ciascuno come può. «Un gesto di denuncia per richiamare l’attenzione sul popolo degli invisibili», scrive Miriam Giovanzana, direttrice responsabile di Terre di mezzo, il mensile che, in questa occasione, ha lavorato in collaborazione con Il Messaggero di sant’Antonio. 

In questi anni sono state molte le persone – anche tanti giovani, compresi ragazzi delle medie accompagnati dai loro insegnanti – che hanno risposto all’invito. 

Resta ancora oggi tra i più significativi l’evento del 17 ottobre 1987 quando la piazza del Trocadero a Parigi (famosa per le inquadrature alla Tour Eiffel) si è riempita di centinaia di persone radunate da padre Joseph Wresinski, un prete «venuto dalla povertà», nato in Francia da una famiglia di emigrati, padre polacco e madre spagnola. Una figura di religioso, che ha incrociato la storia dell’Abbé Pierre, forse non così conosciuta in Italia come Oltralpe (una biografia è uscita quest’anno per i tipi delle edizioni Paoline «L’uomo che dichiarò guerra alla miseria»), ma il cui movimento, «Atd-Quarto Mondo» è ora attivo in una quarantina di paesi. Un frutto ben conosciuto però da Papa Wojtyla che nel 1997 volle inaugurare la Giornata mondiale della Gioventù a Parigi proprio davanti alla lapide che ricorda le parole di padre Wresinski: «Laddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria i Diritti dell’uomo sono violati. Unirsi per farli rispettare è un dovere sacro». E in ricordo dell’avvenimento dal 1992 le Nazioni Unite hanno dichiarato il 17 ottobre «Giornata mondiale per la lotta contro la povertà». 

In Italia il popolo degli homeless, in costante aumento, ammonta a circa 60mila con un’età media che si aggira sui 44 anni, ma i loro volti restano sconosciuti ai più. 

Il numero del Messaggero di questo mese contiene anche un dossier sull’Italia a rischio e uno studio sui trent’anni dello «Spirito di Assisi». 

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