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6 cose a cui pensare prima di mettersi a criticare

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Encuentra.com - pubblicato il 07/10/16
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Suggerimenti perché ogni critica sia costruttivaEsprimere una critica costruttiva per aiutare gli altri è un atteggiamento maturo, responsabile e pieno di rispetto.

Il valore della critica costruttiva si basa sul proposito di ottenere un cambiamento favorevole che benefici tutte le persone coinvolte in circostanze o ambienti determinati, con un atteggiamento di rispetto e senso di collaborazione.

L’uomo cerca naturalmente di comunicare i suoi pensieri e di influire sugli altri con la propria opinione per ottenere cambiamenti in famiglia, nella società, sul lavoro o a scuola, ma corriamo il rischio di basarci solo sul nostro punto di vista e sui nostri interessi particolari, senza far fronte alle necessità o ai propositi altrui.


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Attraverso la critica costruttiva si sviluppano anche altri valori: lealtà, onestà, semplicità, rispetto, amicizia… Sarebbe assurdo chiuderci e trascurare l’importanza di vivere questo valore, perché nessuno può vantarsi di avere un buon giudizio critico se non è riuscito a stabilire un equilibrio tra il modo in cui accetta le critiche e la forma e l’intenzione con cui le esprime.

Ogni volta che una persona desidera esprimere la sua opinione o il suo disaccordo con retta intenzione, deve spiegare che è “una critica costruttiva”, per evitare malintesi e ottenere una migliore disposizione da parte del suo interlocutore. A volte siamo così suscettibili che senza il chiarimento pertinente ci sentiamo aggrediti.

Se fossimo più semplici e maturi, troveremmo in ogni critica – positiva o negativa – un’opportunità per cambiare e migliorare il nostro modo di vivere. In realtà, anche di fronte alle critiche più aspre dovremmo avere la serenità, la pazienza e la maturità per trarne il meglio, anche se feriscono il nostro amor proprio.

È assai comune che la nostra tendenza a criticare si estenda senza misura e che trasformiamo la critica in una forma di opposizione e di rifiuto nei confronti di tutto quello che non ci piace. Osserviamo e manifestiamo disaccordo quasi su tutto: il modo di vestire, le opinioni, la forma di governo, le norme stradali, la condotta del vicino… e poche volte esprimiamo un giudizio oggettivo e coraggioso sul nostro comportamento e sul nostro modo di pensare.


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La prima cosa da fare è riconoscere che spesso parliamo senza fondamento, ci accontentiamo delle parole del telegiornale o del quotidiano, confrontando le nostre povere informazioni con i commenti che ascoltiamo in ufficio o con gli amici, facciamo congetture e prendiamo il volo approvando o disapprovando qualsiasi tema di attualità: iniziative di legge, politica economica, eventi sociali, avvenimenti di carattere internazionale e perfino le nuove disposizioni in materia di educazione o di salute… Con quanta facilità ci ergiamo ad autorità competenti!

È chiaro che le decisioni di indole sociale o politica sono a volte molto distanti dalle persone comuni, ma ciò non giustifica la critica con cattive intenzioni. Ovunque esistono mezzi, associazioni e gruppi di persone che si sforzano di creare una società più giusta e piena di opportunità per tutti. Perché non partecipare o non prendere l’iniziativa? Forse non tutti abbiamo il coraggio di assumerci una responsabilità così grande…

La critica più dura e severa viene tuttavia riservata alle persone che conosciamo e ai luoghi che frequentiamo: non ci piace il sistema di lavoro in vigore nella nostra impresa, e quindi chi la guida; definiamo l’atteggiamento dei nostri colleghi con paragoni assurdi; indichiamo con decisione i difetti e le abitudini dei nostri conoscenti e amici; ci dispiace che in casa le cose non si facciano come vogliamo noi. Facciamo forse bene ad esprimere opinioni negative?

Qualsiasi commento fuori luogo o privo di delicatezza non solo offende, ma distrugge anche la buona comunicazione, l’immagine e l’opinione che si ha delle persone, e se non bastasse parla molto male di noi. Perché la nostra critica abbia valore, si richiede un atteggiamento onesto, leale e semplice: se qualcosa non ci piace o ci infastidisce, non c’è motivo di nascondersi dietro l’anonimato, generare mormorii o creare conflitti. Se desideriamo che le cose e le persone migliorino, l’atteggiamento corretto sarà avvicinarci agli interessati ed esprimere apertamente il nostro punto di vista, disposti ad ascoltare e a ottenere un risultato proficuo per tutti.


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Per concretizzare i propositi che ci portino ad esercitare il valore della critica realmente costruttiva, dobbiamo valutare con semplicità e coraggio il nostro modo di essere, ovvero essere autocritici. Ecco sei semplici passi:

– Valutate le situazioni, ascoltate le persone e ponete delle domande. In questo modo avrete gli elementi necessari per formarvi un giudizio corretto ed esprimere una giusta opinione.

– Prima di criticare le persone su qualsiasi aspetto, esaminatevi con lo stesso rigore e lo stesso criterio, perché magari avete gli stessi difetti. Ricordate che per aiutare gli altri dovete essere i primi a migliorare.

– Proponetevi di scoprire gli aspetti positivi di persone, istituzioni e circostanze. Se non avete qualcosa di positivo da dire, è meglio tacere.

– Esaminate le vostre intenzioni, i vostri sentimenti e i vostri stati d’animo prima di dire qualsiasi cosa.

– Imparate a informarvi in modo approfondito e abituatevi a parlare dei fatti, evitando interpretazioni e supposizioni superflue.

– Accettate con maturità ogni tipo di critica e commento nei confronti della vostra persona e del vostro modo di lavorare, concentrando la vostra attenzione sulle opportunità di miglioramento.

Qualsiasi critica dev’essere formulata responsabilmente attraverso la riflessione, considerando le implicazioni che potrebbe avere; il rispetto che dobbiamo alle persone si manifesta proteggendo il loro buon nome e la loro reputazione, oltre che perseguendo il miglioramento individuale. In questo modo agiamo con giustizia, e tutte le nostre azioni diventano atteggiamento di servizio e interesse nei confronti del prossimo.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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