Antonio Guterres, portoghese, 67 anni, socialista, cattolico praticante, ex primo ministro dal 1995 al 2002, sarà il prossimo Segretario generale delle Nazioni Unite. Il suo nome è stato infatti indicato all’unanimità e per acclamazione alla sesta ’votazione informale’ dai 15 membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Manca ancora un passaggio ormai considerato formale: la ratifica da parte dell’assemblea generale. Tuttavia l’accordo che hanno trovato Stati Uniti e Russia in primo luogo sul suo nome (la nomina è stata annunciata insieme dai rappresentanti dei due Paesi, Samantha Power e Vitaly Churkin) è già di per sé un fatto di grande rilevanza politica in un periodo in cui la comunità internazionale sembra incapace di convergere su intese e punti d’incontro. Così, secondo la tabella di marcia ufficiale, giovedì 13 ottobre Guterres riceverà anche l’approvazione dell’assemblea, e dal primo gennaio del 2017 entrerà in carica.
Gli sono riconosciute varie doti, fra le quali l’integrità morale, la conoscenza degli scenari internazionali, la capacità di mediare, la volontà di riformare e dare più poteri alle Nazioni Unite, l’attenzione ai poveri e ai diritti umani. Ma tutt’altro che secondario è un fatto: Guterres è stato per 10 anni, dal 2005 al 2015, alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, tema al quale ha dedicato una parte significativa del proprio impegno internazionale. Il 6 dicembre del 2013, era stato ricevuto in udienza anche dal Papa. Al termine di quell’incontro, disse fra le altre cose: «La Chiesa cattolica è sempre stata una voce molto importante in difesa dei diritti dei rifugiati e dei migranti. Una voce di tolleranza, di rispetto delle diversità in un mondo indifferente, se non ostile verso tutto ciò che è straniero». «In Europa, come nei Paesi in via di sviluppo – aggiunse – c’è una nuova eruzione di xenofobia. Papa Francesco non solo indica quale deve essere la giusta dottrina per la comunità cristiana, ma ne è un testimone personale. Oltre alle prese di posizione, all’esortazione apostolica ’Evangelii gaudium’, l’eco più forte è stata sicuramente quella della sua visita a Lampedusa dove ha parlato con chi ha sofferto nel suo Paese, in Siria come in Eritrea, e ha sofferto di nuovo per arrivare in Europa». «E poi – ricordava ancora Guterres – la visita al Centro rifugiati Astalli dei gesuiti a Roma. È un impegno personale che amplifica la sua voce, gli dà un altro significato, un’altra forza. E per tutti noi che ci battiamo per i diritti dei rifugiati è un’enorme sostegno e stimolo». Papa Francesco avrà insomma un interlocutore di primissimo piano su uno dei temi che gli sta più a cuore in assoluto, quello delle migrazioni, dei profughi che lasciano i loro Paesi a causa di guerre, persecuzioni, disastri ambientali, povertà e ingiustizie.
Anzi, si può dire che negli ultimi 10 anni sia stato proprio questo il terreno sul quale ha misurato le proprie capacità il prossimo Segretario generale dell’Onu. Guterres, negli anni in cui ha guidato l’alto commissariato per i rifugiati, ha ridotto di un terzo il personale burocratico e amministrativo di Ginevra spostando risorse e uomini sul campo. Certo, si è trovato a gestire, crisi particolarmente ardue, come quella siriana, l’Afghanistan, la fuga delle popolazioni dall’Africa subsahariana. E in questi diversi territori spesso controllati da governi autoritari, milizie, gruppi armati di varia natura, le varie agenzie dell’Onu incontrano difficoltà e problemi per portare soccorso ai civili. La nomina per acclamazione è stata salutata dall’ambasciatore alle Nazioni Unite della Russia, Vitaly Churkin come “un momento storico” per l’ampiezza del consenso raggiunto. Lo attende un lavoro non semplice: il tema migratorio e le crisi umanitarie, politiche e militari che lo accompagnano, sono fra le priorità non rinviabili di cui si dovrà occupare.
«La mia gratitudine – ha detto Guterres sopo aver appreso della nomina – va al Consiglio di Sicurezza per la sua fiducia, ma anche all’assemblea generale e agli stati membri per il processo di selezione aperto e trasparente», quindi si è detto «commosso nel vedere l’unità dell’organo Onu», ma ha parlato di sé anche come di «un costruttore di ponti», espressione che richiama il magistero di Francesco. «Unità e consenso sono assolutamente indispensabili affinché il Consiglio di Sicurezza, affronti le sfide del nostro tempo – ha proseguito ancora – ma serve umiltà per riconoscere le sfide odierne e per servire i popoli, soprattutto i più vulnerabili, come le vittime di conflitti e povertà».
Il rapporto fra Santa Sede e Nazioni Unite, è sempre stato solido, e in particolare con papa Francesco si sono stabiliti dei punti d’intesa significativi. Con Ban Ki Moon, il Segretario uscente dell’Onu, sudcoreano, il Vaticano ha lavorato anche in modo stretto e collaborativo sul tema ambientale, Ban ha chiesto al papa di sostenere l’accordo mondiale di Parigi – cop21 – contro le emissioni inquinanti (poi in effetti raggiunto nel dicembre 2015), e Francesco da parte sua ha sviluppato, attraverso l’enciclica ’Laudato sì’, una visione umanistica e cristiana della globalizzazione, con riferimenti scientifici ed economici, che è diventato un testo di riferimento per quanti sono impegnati nella difesa dell’ambiente e nella cura della “Casa comune”.
D’altro canto, Bergoglio, nel settembre 2015, durante il suo intervento alle Nazioni Unite, perorò la causa della riforma del funzionamento delle Nazioni Unite, cui meccanismi di voto e decisionali sono da tempo entrati in una fase di impasse. Lo stesso Guterres è stato scelto anche con la speranza che riesca a sbloccare il processo di riforma di cui si parla da tempo. «L’esperienza di questi 70 anni – affermò il papa nel suo intervento – al di là di tutto quanto è stato conseguito, dimostra che la riforma e l’adattamento ai tempi sono sempre necessari, progredendo verso l’obiettivo finale di concedere a tutti i Paesi, senza eccezione, una partecipazione e un’incidenza reale ed equa nelle decisioni». «Tale necessità di una maggiore equità – aggiunse – vale in special modo per gli organi con effettiva capacità esecutiva, quali il Consiglio di Sicurezza, gli organismi finanziari e i gruppi o meccanismi specificamente creati per affrontare le crisi economiche». Una visione chiara quella di papa Francesco, che univa all’esigenza di una maggiore capacità decisionale, un riequilibrio fra super potenze e Paesi meno sviluppati.
Guterres ha militato da giovane nelle organizzazioni universitarie cattoliche e poi in quelle socialiste, ha vissuto la “rivoluzione dei garofani” del 1974 che segnò la fine della dittatura salazarista e il ritorno alla democrazia, ha collaborato con Mario Soares, uno dei leader storici del Paese e del socialismo portoghese. La sua nomina, inoltre, riporta il vertice delle Nazioni Unite in Europa: l’ultimo Segretario generale del vecchio continente dal 1971 al 1982 fu Kurt Waldheim, austriaco, di cui poi emerse un passato da ufficiale nazista.