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Una cospirazione contro Adolf Hitler? A guidarla…fu Pio XII!

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 07/10/16
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Il pontefice lavorò sotto traccia con la resistenza tedesca, gli inglesi e i cattolici anti Reich per eliminare la dittaturaEstate 1944. In un’Europa insanguinata da cinque anni di guerra il nazismo è vicino al collasso. A est l’Armata rossa avanza come un rullo compressore, disintegrando le difese tedesche e avvicinandosi ai confini del Reich. A ovest gli Alleati hanno conquistato la Francia mentre sul fronte italiano l’esercito tedesco si ritira combattendo verso nord. La guerra è persa, è solo questione di tempo. Solo un uomo è ancora convinto della vittoria finale, Adolf Hitler, il “caporale boemo”, come lo chiamano gli ufficiali aristocratici che si stanno organizzando per eliminarlo (Il Sole 24 ore, luglio 2009).

L’uomo chiave della congiura è il giovane tenente colonnello, conte Claus von Stauffenberg, 37 anni, eroe di guerra, pluridecorato, brillante ufficiale di Stato maggiore: un uomo colto, raffinato, amante della poesia e della musica, fervente cattolico, ostile alla mentalità conservatrice degli alti gradi dell’esercito.

IL GIORNO DELLA CONGIURA

Rastenburg, 20 luglio 1944. Quartier generale di Hitler, detto la “Tana del lupo“, il giorno prescelto per l’attentato. La conferenza di Hitler, nella sala riunioni, inizia alle 12,30.

Stauffenberg rompe la capsula del detonatore, entra nella sala, colloca la borsa con la bomba il più vicino possibile a Hitler, ed esce dalla stanza: il tutto con la massima calma. Ha commesso un errore, però: non è riuscito a innescare la seconda carica di esplosivo. Come non può immaginare che un colonnello sposti la borsa un po’ più in là, accanto al massiccio zoccolo del tavolo di quercia, perché non intralci il , salvandogli così la vita.

LA VENDETTA DI HITLER

Alle 12,42 la stanza viene squassata da una spaventosa deflagrazione. Stauffenberg riesce ad allontanarsi con la (falsa) certezza che il colpo sia riuscito e il eliminato.


Non è così e l’Operazione Valchiria, il colpo di stato per neutralizzare i gerarchi nazisti, è destinato al fallimento. Il complotto è soffocato in un bagno di sangue. Stauffenberg e alcuni congiurati sono fucilati la sera stessa, alla luce dei fari dei camion. Altri sono catturati. La vendetta di Hitler è feroce. Molti uomini che incarnano il meglio della Germania sono condannati a morte e impiccati a ganci di macellaio.

LA REGIA DI PIO XII

In realtà dietro la resistenza anti-nazista c’era il supporto di Pio XII, Papa Pacelli. Finalmente documenti inediti chiariscono che la posizione assunta dalla Chiesa fu tutt’altro di neutralità, nel corso della Seconda Guerra Mondiale. In realtà, dietro le quinte, il lavoro di Pacelli fu intenso e rischioso.

RETE DI COSPIRATORI

Il Papa organizzò una rete di cospiratori impegnati a combattere in segreto il Male Assoluto, spesso insieme ad alcuni alti ufficiali della Wehrmacht e dell’intelligence tedesca, mossi dalla volontà di rivelare al mondo l’esistenza di una Germania Perbene. Uomini coraggiosi, pronti a trasvolare le Alpi con le carte segrete sottratte al capo della scorta di Hitler, a rivelare agli Alleati le strategie militari tedesche, a rischiare la propria vita mettendo a punto innumerevoli piani per porre fine al potere del .

LA TESI DI RIEBLING

Chi documenta questa tesi è il saggio “Le spie del Vaticano” ( Mondadori, 2016) di Mark Riebling, che cambia, probabilmente per sempre, l’ottica con cui si è guardato finora al comportamento di Pio XII e la nostra comprensione dell’eredità storica del suo pontificato (uccronline.it, aprile 2016).

I TRE TENTATIVI

Riebling ha raccolto dieci documenti inediti che dimostrano come Pio XII appoggiò tre tentativi per liberare la Germania dalla tirannia nazista. Il primo situato nel periodo che va dall’ottobre del 1939 al maggio 1940, il secondo dalla fine del ’42 alla primavera del ’43, ed infine, il più conosciuto, l’attentato del 20 luglio 1944.

NELLE GROTTE VATICANE

La sera del 2 marzo 1939, mentre l’Europa si avviava verso la guerra, sul balcone del Palazzo apostolico apparve, acclamato dalla folla riunita in piazza San Pietro, il nuovo pontefice. Pallido e con passo esitante Pio XII si affacciò alla balaustra, benedisse per tre volte i fedeli e, senza dire una parola, si ritirò nelle sue stanze.

Di lì a poco scese nelle Grotte vaticane, deciso a risolvere uno dei più grandi enigmi della Chiesa, un enigma che prefigurava, in piccolo, l’epica impresa segreta del suo pontificato.


Negli anni successivi, infatti, nelle catacombe di San Pietro i collaboratori di Pio XII si sarebbero riuniti per architettare, con la sua benedizione, il piano più audace della seconda guerra mondiale: l’eliminazione del «tiranno», Adolf Hitler.

GLI ARCHIVI BRITANNICI

Del resto, scrive sempre uccronline.it, la notizia della cospirazione contro Hitler, appoggiato da Pio XII, non è una novità in quanto esso è conosciuto da decenni dagli storici, grazie allo studio effettuato negli archivi britannici. Negli ultimi giorni della campagna polacca (1939), infatti, alcuni generali tedeschi architettarono un piano per spodestare Hitler e vollero ottenere da Londra e Parigi delle garanzie affinché il proprio paese potesse ottenere un accordo di pace dignitoso.

L’INCONTRO SEGRETO CON IL MINISTRO INGLESE

I cospiratori vollero sfruttare la posizione del Papa per avviare dei contatti con gli inglesi e, per aprire un canale segreto con il Vaticano, fu inviato a Roma l’avvocato bavarese Josef Müller, che incontrò monsignor Ludwing Kaas. Questi gli suggerì di incontrare il gesuita Robert Leiber, assistente e confidente del pontefice e, dopo il colloquio, il prelato accettò di comunicare al Papa il messaggio degli ufficiali tedeschi. Informato dei piani, Pio XII decise di accettare di fungere da canale di informazione e convocò il ministro inglese presso la Santa Sede, sir d’Arcy Osborne, riferendogli le informazioni raccolte.

L’ERRORE DELLA GRAN BRETAGNA

Il tentativo però non andò a buon fine, sia perché gli inglesi pensarono che dietro queste proposte potesse celarsi una trappola nazista, sia perché i cospiratori sembravano riluttanti ad abbandonare le pretese territoriali e politiche della “Grande Germania”. Fu un errore, quello commesso dalla Gran Bretagna, anche se le motivazioni della sua diffidenza erano comprensibili.

IL PERICOLO CHE CORSE PIO XII

L’azione di Pio XII fu molto rischiosa in quanto, accettando di avviare delle trattative per spodestare un governo straniero e fornendo informazioni militari a paesi che erano suoi nemici (il papa giunse persino ad avvisare il governo belga e olandese dell’immediato attacco a sorpresa tedesco), veniva a compromettere la sua posizione di neutralità; e questo avrebbe esposto la Chiesa a feroci ritorsioni da parte della Germania nazista (linkiesta.it, 22 ottobre 2015).

I MOVIMENTI CRISTIANI

Nel libro Riebling scrive che Pio XII seguì attentamente l’attività dei movimenti cristiani nella Germania nazista grazie proprio al ruolo strategico dell’avvocato Muller, che fu in quegli anni il principale informatore della Santa Sede ed ebbe un ruolo strategico nella nascita della Democrazia Cristiana tedesca.

IL CIRCOLO DI KREISAU

Tra quei movimento, il Circolo di Kreisau è stato uno dei più attivi nella preparazione del mancato attentato ad Hitler del luglio 1944. Al castello di Kreisau, in un fine settimana di Pentecoste del 1942, una riunione dei membri del Circolo già pianificava un’azione contro il tiranno. Passarono buona parte del loro tempo a discutere di un programma sociale e cristiano per la Germania e per l’Europa nel dopoguerra. Il fallimento dell’attentato diede al Circolo, però, un colpo mortale. Molti suoi espoenti vennero arrestati e giustiziati nei giorni successivi. Quasi tutte le esecuzioni avvennero nel carcere di Plotzense, dove esistono ancora, in alcune celle, i ganci usati per l’impiccagione (Corriere della Sera, 3 luglio 2016).

L’ACCUSA DI STALIN

Secondo Reibling, «la prima persona che accusò Pio XII di cospirare con la resistenza tedesca e gli Alleati contro l’URSS fu Stalin» nel ’44. Così, mentre da un lato il Papa non denunciò pubblicamente l’Olocausto, per motivi strategici di prudenza che abbiamo già avuto modo di chiarire, (pur dando il suo sostegno alla fuga e al nascondiglio degli ebrei perseguitati), dall’altro però, si impegnò in un’intensa attività clandestina volta a sostenere chi si opponeva al nazismo.

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