Televisione, cattiva maestra. Ma anche i genitori devono fare la loro parteTelevisione, cattiva maestra. Uno slogan vecchio ma quanto mai vero ed efficace nel descrivere una realtà senza più freni e senza più voglia di difendere i minori da quei contenuti inadatti alla loro età. L’educazione di una generazione dipende infatti da una serie di cerchi concentrici che vanno dalla famiglia, alla parrocchia e alla scuola, fino ai mezzi di informazione ed intrattenimento. Ognuno deve fare la sua parte, ma – denuncia il Comitato Media e Minori presieduto da Maurizio Mensi – la tv ha deciso di non fare nulla per raccimolare qualche decimale di share.
Ad un primo sguardo sembrerebbe che è stato fatto molto, se si considera che nel 2011 le violazioni del Codice di autoregolamentazione della tv erano oltre 60 e oggi sono una trentina, ma il problema è che le emittenti hanno deciso di delegare tutto alla tecnologia del parental control delle tv di nuova generazione e non ad un discernimento del palinsesto. Ma solo una famiglia su quattro programma la tv in modo da evitare che certi programmi possano essere visti inavvertitamente dai minori. A questo si aggiunge anche il fatto che sui 401 casi esaminati, sono state accertate appena 25 violazioni al codice tv e ragazzi e i motivi sono presto detti: nuove disposizioni pro-televisioni varate negli scorsi anni, il taglio dei finanziamenti all’organismo di controllo da parte delle stazioni e la mancata sostituzione di alcuni consiglieri che non si sono mai presentati alle sedute hanno paralizzato i lavori. «È stato un triennio a basso voltaggio – spiega la sociologa Elisa Manna, consigliere dell’organismo –. Il basso numero di infrazioni appurate e l’assenza di promozione culturale in questo delicato ambito stanno a dimostrare che qualcosa non va. Molti casi sono stati archiviati perché l’attuale quadro normativo non favorisce la tutela dei minori ma gli interessi commerciali delle emittenti. Così le reti hanno potuto mandare in onda di tutto, da reality a luci rossi come quello con Rocco Siffredi a trasmissioni violentissime, senza correre alcun rischio».
Secondo il Comitato, che è stato ripreso da Avvenire, la maggior numero di violazioni è stata commesso dalle emittenti private:
al primo posto si colloca Cielo di Sky con cinque infrazioni, seguita dall’ex Mtv e da Rai 2 con quattro a testa. Poi ci sono Canale 5 (con tre risoluzioni e sette raccomandazioni) e Italia 1 (due risoluzioni e ben dodici raccomandazioni). Sempre due le violazioni per Rai 3 e Rai 4, mentre ne totalizzano una ciascuno Rai 1 (ma ha sei raccomandazioni), Rainews24 e La7.
Non ci sono generi televisivi immuni. Il segmento più a rischio è quello dei film (28% dei casi). Altrettanto pericolosi i telefilm e persino i notiziari (un quinto delle violazioni). Da tenere sotto controllo anche i “contenitori” mattutini o pomeridiani e i reality insieme con i talent (15% a testa). Sono state soprattutto le pellicole inserite nel palinsesto ad aver fatto finire nel mirino del Comitato la rete in chiaro del gruppo Murdoch, ossia Cielo. All’ora di pranzo – denuncia l’organismo – sono state trasmesse «scene di sessualità esplicita», oppure alle 17.30 (durante la fascia protetta) si è puntato su «un ripetuto linguaggio scurrile». Altro caso censurato ha riguardato situazioni che hanno avuto al centro «un’immagine di donna offensiva e degradante». Che cosa ha risposto la stazione alle contestazioni? Di «non essere soggetta ai poteri di accertamento del Comitato» perché Sky non ha ancora firmato il codice di tutela dei minori.
Cinque sono stati i telegiornali che hanno infranto le regole: il Tg2 con un’inchiesta sul bullismo ad alta «drammaticità»; il Tg3 con il filmato di un bambino “jihadista” che uccide con la pistola due ostaggi; Rainews24 con il servizio su un film a «elevata valenza erotica»; Studio Aperto di Italia 1 con la cronaca di un infanticidio negli Usa; e il Tg La7 trasmettendo l’esecuzione capitale di prigionieri cinesi.
Da bollino rosso anche i programmi del mattino o del pomeriggio. Come Uno Mattina di Rai 1 che ha raccontato di bambini sottratti alle famiglie senza celarne l’identità – scrive il Comitato – oppure Domenica live di Canale 5 che ha stuzzicato gli spettatori con «pedofilia e perversioni sessuali» appena dopo pranzo. O ancora Verissimo, sempre di Canale 5, che affrontato il «cambio di sesso» di un ragazzo senza uno stile «rispettoso della sensibilità dei minori», nota l’organismo.
L’ex Mtv (oggi Tv8 del pianeta Sky) ha ignorato il codice quando si è trattato dei reality. Così Geordie shore, Gandia shore e Jersey shore hanno avuto per “eroi” giovani che «trascorrono il tempo fra alcol e rapporti promiscui» e parlano con «espressioni scurrili». Ma anche Canale 5 con il talent Tú sí que vales ha indotto «all’imitazione» – stigmatizza il Comitato – mostrando un concorrente che inserisce «un trapano funzionante in una narice».
Infine le serie televisive dannose: da Hannibal di Italia 1 per le «scene di violenza efferata» che non permettono «mai la distinzione netta fra il bene e il male» a Criminal minds di Rai 2 con «teste mozzate» e cadaveri di ragazzi, passando per Medium di Rai 4 in cui si narrano storie «crude e brutali» che possono «turbare i giovani spettatori».
Anche per questo è necessario che le famiglie facciano di più non lasciando alla tv il ruolo di tata e scegliendo con loro film e programmi che abbiano una valenza positiva. Alcuni strumenti li offre la rete stessa, altri ancora una collana di libri “Scegliere un film” di Armando Fumagalli e Raffaele Chiarulli aggiornato all’edizione del 2016 (sono utili in questo senso per i film più vecchi le edizioni precedenti lungo l’ultimo decennio). Sulla stessa lunghezza d’onda il sito FamilyCinemaTv per conoscere e valutare i film e le serie in uscita in “tempo reale”