Un’Università con una chiara identità e anche con un forte senso di appartenenza. Una sfida che è anche una sferzata d’orgoglio, con un invito a tutti perché l’Ateneo non sia soltanto un posto nel quale si apprende, ma si cresce insieme nella fede. Una sfida che si ammanta di giusto prestigio, perché quella che il Rettore della Pontificia Università Lateranense monsignor Enrico dal Covolo ha lanciato nel discorso preparato per il suo incontro oggi, 3 ottobre 2016, con i docenti dell’Ateneo pontificio, è anche una sfida tesa a ricordare le radici e la missione di Università Pontificia e Lateranense.
DA RONCALLI ALLA MISERICORDIA, IL FILO DI DAL COVOLO – L’intervento del Rettore prende le mosse da un regalo che egli ha voluto fare ai docenti: un libretto dal titolo “La piccola via della misericordia”, tratta dalle Agende personali di Giovanni XXIII, già allievo ed ex docente della Lateranense. “È una piccola via, ma decisiva – dice dal Covolo -. Nel solco di essa vi invito a leggere le mie riflessioni”. Prima di tutto collocare la Pul e la sua missione accademica tra giustizia e misericordia: un obiettivo ambizioso fissato l’anno scorso e adesso scosso da nuove esigenze. Non si può infatti “vivacchiare”, dice il Rettore, davanti a un mondo che vive una “Terza Guerra Mondiale a pezzetti”, come afferma il Papa, e nel quale si avvicendano l’Anno Santo straordinario, la recente Giornata Mondiale della Gioventù, l’appuntamento della visita esterna per la valutazione e promozione della qualità accademica (17-21 ottobre). Davanti a questi fatti, se si vivacchia, si rischia di restare fuori da storia e cultura, dice dal Covolo: che quindi lancia la sfida di riflettere sull’identità precisa dell’essere Pul e sul senso di appartenenza di tutti a questa realtà.
L’IDENTITA’ E IL PAPA– “Non siamo in grado di educare se non maturiamo insieme, in maniera convinta e leale, un forte senso di identità e di appartenenza: chi siamo e a chi apparteniamo”. È il Vescovo di Roma che detta la linea, e il Rettore lo ricorda a tutti: se ai vescovi dell’Asia nel 2014 Jorge Mario Bergoglio aveva indicato che “non possiamo impegnarci in un vero dialogo, se non siamo consapevoli della nostra identità” e se “non siamo capaci di aprire la mente e il cuore (…) verso coloro ai quali parliamo”, dal Covolo travasa tutto questo nella vita accademica. E quindi: “Siamo cristiani”, ed è questa l’anima del senso di identità Pul; con coerenza tra quel che si dice e si fa. Da qui le sfide per le facoltà interne all’Università.
RISCOPRIRE LA STORIA PUL – “Ogni Facoltà o Istituto – nota dal Covolo – ha avuto maestri significativi (…). Per crescere nell’identità lateranense bisogna riprendere questa tradizione, e saperla valorizzare”. E quindi: per la Facoltà di Sacra Teologia la missione è quella di conoscere meglio la storia Pul, ma anche il rapporto che l’Ateneo ha avuto con i Papi. I loro discorsi dovranno essere ripresi e meditati, specie i più recenti. Il Rettore sprona la Facoltà a sviluppare lo spirito di comunione che nasce dal lavoro di squadra, lo spirito d’insieme. Serve una comunione scientifica che nasca dal mettere insieme le ricerche dei singoli, con il metodo del simposio. E accanto a questa una comunione umana che rispetti, costruisca e valorizzi relazioni autentiche. Con una intelligenza al servizio della carità, perché ne nasca la carità intellettuale.
LA CARITA’ INTELLETTUALE – Su questo punto dal Covolo ricorda i beati Rosmini e Paolo VI: carità intellettuale vuol essere “la testimonianza e l’annuncio della verità, attraverso l’attività intellettuale posta al servizio della carità”. Un obiettivo non da poco: l’attività intellettuale, insomma, deve accettare i limiti della vita vissuta. Così si farà carità, altrimenti sarà tempo perso.
FILOSOFIA, RICERCA SULL’IDENTITA’ – Alla facoltà di Filosofia il Rettore della Lateranense chiede di valorizzare il tema dell’identità e del senso di appartenenza con modalità specifiche. Tre i metodi: un itinerario di sintesi insieme alla Facoltà di Teologia, che ha già portato a lavorare in sinergia secondo un sentiero comune che rende i due saperi complementari; la ricerca sull’identità nelle sue diverse sfaccettature, che quest’anno porterà la Facoltà di Filosofia a interagire con tutte le altre Facoltà/Istituti/Aree di Ricerca. In questo senso, peraltro, si terrà un convegno interdisciplinare il 16-17 novembre che riunirà la Facoltà di Filosofia, l’Istituto Pastorale e l’Area di Ricerca Caritas in Veritate sul tema “Persona e tecnologia”. Con un suggerimento: perché non organizzare un open day per le scuole superiori in comune fra tutte le Facoltà e attività interdisciplinari, o lezioni congiunte tra Facoltà diverse?
UTRIUSQUE IURIS, AL SERVIZIO DEL PAPA – E veniamo ora alle Facoltà giuridiche. Il Rettore spinge i giuristi a collaborare in modo più accentuato e creativo con il magistero papale. Una missione che, aperta anche ai laici, non vuole ammantarsi di spirito clericale. E’ fedeltà creativa, partecipazione alle opere comuni, senso di dialogo tra i vari stati di vita.
REDEMPTOR HOMINIS, DA ROMA VERSO IL MONDO – Quando si parla di pastoralità, tema del quale si occupa appunto l’Istituto Pastorale Redemptor Hominis, dal Covolo osserva una cosa molto importante. È vero che a Roma ci sono università pontificie, ma la Lateranense è pontificia non perché, come le altre, ha messo il proprio carisma al servizio del Magistero papale, ma perché è la sua identità a renderla tale, a renderla cattolica e dunque aperta al mondo. La sua azione, insomma, non si ferma ai confini della Diocesi di Roma; e questo implica che la Pul assista il Papa non in quanto interprete di una scuola di pensiero anziché un’altra, ma come interprete della fede di tutto il Popolo di Dio. Attenzione quindi alla teologia positiva, cioè all’analisi delle forme molteplici della fede della Chiesa nella storia; il rapporto della persona con la vita e la fede di tutta la Chiesa; sostegno al Magistero papale specie nella sua natura pastorale e non soltanto dottrinale.
IL DECALOGO DI DAL COVOLO – Ma allora, come si declina l’identità di un docente Pul? Il Rettore ha un suo decalogo: insegnare contando non sul proprio prestigio, ma sulla base di una lezione fresca, ben preparata, senza improvvisazioni; attenzione alle difficoltà linguistiche degli studenti da tutto il mondo che la Pul accoglie; rispetto dell’orario delle lezioni; esami che rappresentino un momento di formazione e positivo, capace di lanciare lo studente verso un nuovo apprendimento; sostegno effettivo ed affettivo alle iniziative universitarie; dialogo con gli studenti; comunicazione diretta. Non vuole essere una lamentela, ma uno sprone ulteriore per mettere la Pul – il cui livello è già alto – a migliorare costantemente. Con una preghiera finale, quella di Papa Francesco per il Giubileo della Misericordia. Comincia così l’anno 244° dell’attività della Lateranense, l’università del Papa.
Che cos’è la PUL – La Pontificia Università Lateranense è nata nel 1773, quando Papa Clemente XIV ha affidato le facoltà di Teologia e Filosofia dell’allora Collegio romano al Clero della Città Eterna. Nata come Ateneo, nel 1824 è stata trasferita presso il Palazzo di Sant’Apollinare dove nel 1853 Pio IX, oggi beato, ha fondato le facoltà di Diritto Canonico e Diritto Civile, insieme al Pontificio Istituto Utriusque Iuris. Dal 1959, per volontà di Giovanni XXIII, l’Ateneo è divenuto Pontificia Università Lateranense.