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I vaccini causano autismo ed epilessia? No e vi spieghiamo perché

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 30/09/16
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I bambini italiani vaccinati diminuiscono sempre più. Il 2014 era stato l’anno nel quale le coperture erano scese per la prima volta sotto la soglia del 95%, quella considerata minima per avere una protezione efficace della popolazione, e il 2015 non ha visto riprese. Anzi. Il ministero della Salute e l’Istituto superiore di sanità stanno elaborando i dati inviati in queste settimane dalle Regioni e le prime stime raccontano di una nuova discesa, che sarebbe di circa l’1,5% di media (La Repubblica, 29 settembre).

Un clima di sfiducia che corre di pari passo con la diffusione di notizie come quelle che i vaccini causerebbero l’epilessia, l’autismo e altre malattie.

Per questo abbiamo voluto elencare alcune ragioni per spiegare quanto questa “equazione” sia erronea.

A smontarla, in maniera molto agile e comprensibile, è il volume “Il vaccino non è un’opinione del professore Roberto Burioni (Mondadori). Burioni da tempo, anche attraverso i social network, è impegnato in una serrata campagna pro-vaccini, tesa sopratutto a confutare le tesi di coloro che tentano di sfiduciare i genitori a vaccinare i propri figli.

1) PERCENTUALI IDENTICHE

Innanzitutto, se il vaccino può causare l’epilessia, si dovrebbero riscontrare sempre più casi di epilettici tra i vaccinati. Mentre la percentuale di bambini epilettici è identica nei due gruppi. E già questo dato indica che il vaccino non ha un ruolo nell’insorgenza dell’epilessia.

Volendo fare la controprova, ovvero verificare se tra gli epilettici c’è un numero maggiore di vaccinati rispetto ai non epilettici, se la vaccinazione è la causa, troveremo più vaccinati tra gli epilettici. La percentuale dei vaccinati è identica, il che conferma che il vaccino non c’entra nulla.

Questo risultato è attestato in uno studio che la Lega italiana contro l’epilessia (Lice) ha promosso, già nel 2008. Uno studio, dal titolo “Epilessia e Vaccinazioni“, allo scopo di elaborare delle raccomandazioni sull’argomento. In particolare, afferma la Lice, «non deve essere evitata alcuna vaccinazione nel timore che possa causare epilessia e non è controindicato vaccinare bambini che presentano convulsioni febbrili».

2) NESSUN EFFETTO SUL DECORSO DELLA MALATTIA

I ricercatori hanno anche seguito i bimbi che hanno avuto il primo episodio convulsivo dopo il vaccino e quelli che lo hanno avuto in un’altra occasione, per verificare se l’epilessia insorta dopo il vaccino decorra in maniera più grave. E ciò che hanno scoperto è che l’evoluzione è identica. Hanno anche controllato se le vaccinazioni abbiano portato a un aggravamento  di una preesistente epilessia: e anche in questo caso il vaccino non ha mostrato alcun effetto sul decorso della malattia.

3) EPILESSIA E DNA

Grazie a studi sofisticati che si avvalgono delle tecniche di sequenziamento del Dna, che sono riuscite a svelare l’intero genoma umano, si è potuto dimostrare che l’epilessia nei bambini non viene a caso ma è provocata da alterazioni genetiche.

Una delle ultime e autorevoli ricerche che conferma questa tesi è stata condotta dai ricercatori dell’Istituto di Neuroscienze del CNR di Padova, coordinati dal dottor Carlo Nobile, in collaborazione con il Porto Conte Ricerche di Alghero e la Commissione Genetica della Lega Italiana Contro l’ Epilessia (LICE).  L’articolo è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista American Journal of Human Genetics.

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4) IL VACCINO NON MODIFICA I GENI

I bambini che soffrono di epilessia hanno difetti genetici in comune. Il vaccino  riesce al massimo a svelare una malattia pre-esistente, poiché, e questo lo affermano anche gli antivaccinisti più fanatici, nessun vaccino può provocare una alterazione dei geni ereditati (già alterati) dai genitori. Non può né causare, né aggravare difetti pre-esistenti.

Se il problema non fosse svelato dal vaccino, a farlo sarebbe uno degli innumerevoli stimoli che sono in grado di suscitare una crisi convulsiva (videogiochi inclusi).

5) STUDIO TRUFFA

La falsa correlazione tra vaccini e autismo risale al 1988. Uno studio eseguito su 12 pazienti aveva indicato un rapporto tra la vaccinazione contro morbillo, parotiti e rosolia e l’insorgenza dell’autismo. In seguito si è capito che lo studio era completamente inventato dal ricercatore, che in questa storia aveva interessi economici personali, avendo depositato un brevetto per un vaccino alternativo ed essendo in combutta con avvocati con pochi scrupoli.

La truffa scientifica è risultata talmente evidente e grossolana che il medico in questione è stato addirittura radiato dall’albo.

6) SEMPLICE COINCIDENZA

La vaccinazione contro morbillo, parotite e rosolia viene eseguita tra il tredicesimo e il diciottesimo mese di vita e se di lì a poco il bambino mostra i primi sintomi dell’autismo, questo basta a convincere la mamma disperata.

In realtà il vaccino non ha causato un bel niente. L’autismo viene spesso diagnosticato quando il bambino comincia a parlare (uno dei criteri di diagnosi è il ritardo nel linguaggio) e quindi il fatto che si manifesti dopo la vaccinazione è una semplice coincidenza, visto che proprio a quell’età si pronunciano le prime parole.

7) NON CONOSCIAMO LE CAUSE REALI DELL’AUTISMO

Una delle tesi di chi correla vaccini e autismo è la seguente: sono aumentate le vaccinazioni e sono aumentati i casi di autismo, quindi le vaccinazioni provocano l’autismo.

Prima di tutto ricordiamo che una coincidenza temporale non implica per forza una coincidenza causa-effetto. In secondo luogo è vero che i casi di autismo sono in crescita, ma in effetti non conosciamo il motivo reale di questo aumento. Secondo autorevoli studiosi come il professore Giovanni Cioni, Ordinario di neuropsichiatria infantile a Pisa e uno dei massimi esperti mondiali di queste patologie, la crescita dei casi di autismo è dovuto al miglioramento delle tecniche diagnostiche e quindi molti casi lievi che prima sfuggivano, ora invece vengono correttamente identificati (e curati) e casi gravi, che si classificavano, genericamente come ritardi mentali, ora sono diagnosticati in modo più preciso.

Tutto questo è confermato da uno studio pubblicato alla fine del marzo 2014 dal Centre for Disease Control, l’organismo di controllo del governo statunitense che si occupa di monitorare le malattie diffuse negli Stati Uniti.

8) L’ESPERIMENTO IN GIAPPONE

Gli antivaccinisti non sanno che in Giappone si è smesso di utilizzare il vaccino MPR conto morbillo, parotite e rosolia, per paura di uno dei ceppi virali che erano contenuti nella formulazione allora utilizzata in quel Paese, assente invece nel vaccino in uso attualmente.  Senza vaccini…l’autismo è però aumentato come dimostra uno studio del 2005 condotto dagli esperti Hideo Honda, Yasuo Shimizu e Michel Rutter.

9) IL MERCURIO NON C’ENTRA

Un’altra delle grandi fissazioni degli antivaccinisti è il mercurio. Nei vaccini per molto tempo  è stato utilizzato un conservante a base di etilmercurio, chiamato thimerosal. Dato che l’esposizione a una sostanza che ha un nome simile – metilmercurio – provoca una grave patologia nervosa, c’è chi ha pensato che anche il thimerosal (etilmercurio) fosse molto dannoso.

Nel caso del mercurio, mentre il metilmercurio è una piccola dannosa molecola che penetra nel sistema nervoso centrale e che il nostro organismo impiega due mesi a distruggere, l’etilmercurio (quello dei vaccini) non riesce a superare la barriera ematoencefalica (che separa il sangue dal cervello) e viene eliminato in pochi giorni senza causare alcun problema.

Sono numerose le ricerche che attestano l’assenza di nessi tra mercurio e vaccini.


A cominciare da uno studio dell’Immunization Safety Review Committee del 2001 sino al quello del Centers for Disease Control and Prevention del 2014, pubblicato sul Journal of Pediatrics, autorevole rivista mondiale di pediatria.

In ogni caso, da oltre 15 anni, il mercurio non è più utilizzato dai vaccini.

10) L’ALLUMINIO E’ NELLA NATURA!

Un altro nemico gli antivaccinisti lo hanno identificato nell’alluminio. Incuranti del fatto che l’alluminio è il metallo più presente sulla crosta terrestre e che è presente naturalmente nell’acqua, nei cibi, nel latte materno, ecc. Per evitarlo non occorrerebbe solo evitare di vaccinarsi, ma anche cambiare pianeta!

L’alluminio purtroppo, non possiamo eliminarlo dai vaccini, perché in alcuni casi è indispensabile per indurre una risposta immune efficace e prolungata contro gli antigeni che vengono somministrati. Gli studi negli ultimi settant’anni effettuati su miliardi di persone, hanno escluso un ruolo causale dell’alluminio nell’indurre danni di qualsiasi tipo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (World-Health-Organization-1997c) ha già dimostrato che nella popolazione generale non esiste alcun rischio sanitario in relazione all’assunzione di alluminio con i farmaci e con l’alimentazione.

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