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“L’intercessione dei martiri dia sollievo ai cristiani perseguitati”

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Vatican Insider - pubblicato il 30/09/16
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L’intercessione dei martiri georgiani «dia sollievo ai tanti cristiani che ancor oggi nel mondo soffrono persecuzioni e oltraggi, e rafforzi in noi il buon desiderio di essere fraternamente uniti per annunciare il Vangelo della pace». Lo ha detto Francesco nel discorso che ha pronunciato nella sala delle udienze del palazzo patriarcale di Tbilisi, dopo l’incontro privato con Ilia II, 84 anni, dal 1977 Patriarca e Catholicos della Chiesa ortodossa di Georgia.  

Il Patriarca Ilia è stato fautore di riforme che hanno consentito alla Chiesa georgiana di riacquistare gradualmente l’influenza perduta a causa delle politiche antireligiose delle autorità comuniste dell’URSS. Durante gli ultimi anni dell’era sovietica, Ilia II è stato coinvolto attivamente nella vita sociale del paese. Il 9 aprile 1989 si era unito ad una manifestazione pacifica svoltasi a Tbilisi contro le autorità sovietiche e, inutilmente, aveva esortato i partecipanti a ritirarsi nella chiesa di Kashveti per evitare spargimenti di sangue. La manifestazione era stata dispersa con la forza dalle truppe sovietiche, causando la morte di 22 persone e centinaia di feriti. L’episodio è ricordato come il «massacro di Tbilisi». Oggi fragile nel fisico e curvo, cammina facendosi sostenere ed è il Papa a offrirgli il braccio mentre fanno l’ingresso nella sala delle udienze. 

La Chiesa ortodossa georgiana è tra quelle meno ecumeniche ed è molto legata al Patriarcato di Mosca: Francesco e Ilia II, a meno di sorprese dell’ultima ora, non pregheranno insieme. Ci sono gruppuscoli del tutto minoritari che si sono opposti alla visita papale. Qualche decina di questi oppositori erano fuori dall’aeroporto di Tbilisi e sventolavano due striscioni con le scritte: «Il Vaticano è un aggressore spirituale» e «Papa, lei non è il benvenuto».  

Ma il clima all’interno del palazzo patriarcale è completamente diverso. Ilia II, tutto tremante, parla con fatica e chiama Francesco «fratello amato in Cristo». Il Patriarca ha parlato dei rischi della globalizzazione e dei passi avanti nei campi della tecnica, della scienza e della cultura, ma anche dei passi indietro «nella spiritualità e nel comportamento in generale». Ilia II ha citato l’occupazione di Abhkazia e Ossezia del sud, e ha lamentato l’esistenza di 600.000 profughi interni in Georgia. Infine ha parlato del dialogo tra cattolici e ortodossi, ringraziando il Papa per «questa possibilità di lavorare» nelle iscrizioni e nei documenti della Biblioteca Vaticana che riguardano il passato della Georgia. «La sua è una visita storica per il nostro Paese – ha concluso – che Dio benedica le nostre due Chiese». Il Patriarca ha donato al Papa un’icona georgiana che Francesco si è chinato a baciare mentre il coro intonava il «Kirie eleison». 

Appena presa la parola, il Papa parlando a braccio, ha ringraziato il patriarca dopo aver ascoltato l’Ave Maria composta da Ilia II: “Solo da un cuore di figlio, un cuore di bambino, può uscire una cosa così bella!”.  

Nel suo discorso Francesco ha ricordato che Ilia II ha inaugurato «una pagina nuova nelle relazioni tra la Chiesa ortodossa di Georgia e la Chiesa cattolica, compiendo la prima storica visita in Vaticano di un Patriarca georgiano. In quell’occasione scambiò con il Vescovo di Roma il bacio della pace e la promessa di pregare l’uno per l’altro». Un riferimento al viaggio che il Patriarca compì in Vaticano nel giugno 1980, abbracciando san Giovanni Paolo II. Bergoglio ha anche citato la presenza di fedeli georgiani che svolgono ricerche presso gli Archivi Vaticani e le università pontificie e anche la presenza a Roma di una comunità ortodossa georgiana «ospitata in una chiesa della mia diocesi». 

Francesco, rievocando le parole del poeta georgiano Rustaveli («Hai letto come gli apostoli scrivono dell’amore, come dicono, come lo lodano? Conoscilo, rivolgi la tua mente a queste parole: l’amore ci innalza»), ha osservato: «Davvero l’amore del Signore ci innalza, perché ci permette di elevarci al di sopra delle incomprensioni del passato, dei calcoli del presente e dei timori per l’avvenire». 

Il Papa ha poi citato santa Nino, che «viene equiparata» agli apostoli e «diffuse la fede nel segno particolare della croce fatta di legno di vite». «La moltitudine di santi che questo Paese annovera – ha aggiunto – ci incoraggi a mettere il Vangelo prima di tutto e ad evangelizzare come in passato, più che in passato, liberi dai lacci delle precomprensioni e aperti alla perenne novità di Dio». 

«Con la pace e il perdono – ha detto ancora Bergoglio – siamo chiamati a vincere i nostri veri nemici, che non sono di carne e di sangue, ma sono gli spiriti del male fuori e dentro di noi». Francesco ha quindi ricordato che la Georgia è una terra «ricca di valorosi eroi secondo il Vangelo, che come San Giorgio hanno saputo sconfiggere il male. Penso ai tanti monaci e in modo particolare ai numerosi martiri, la cui vita ha trionfato con la fede e la pazienza: è passata nel torchio del dolore restando unita al Signore e ha così portato un frutto pasquale, irrigando il suolo georgiano di sangue versato per amore». A questi santi martiri il Papa chiede di intercedere per i cristiani perseguitati. 

Al termine dei discorsi, un brindisi finale tra le due guide religiose. Il Papa ha augurato al Patriarca che «la chiesa georgiana possa andare avanti nel cammino della libertà». Ilia II ha concluso: «Santità, con la vostra visita saranno rafforzati i rapporti tra le nostre chiese e i nostri Paesi. Noi pregheremo l’uno per l’altro». «Grazie santità – ha risposto Francesco – per l’accoglienza e per le sue parole. Grazie della sua benevolenza, e anche di questo impegno l’uno per l’altro, dopo esserci dati il bacio della pace».  

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