Papa Francesco sarà in Georgia e Azerbaigian per favorire la cultura dell’incontro. Il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, dà questa chiave di lettura al sedicesimo viaggio apostolico che il Papa farà da domani.
«Papa Francesco – dice Parolin in un’intervista al Ctv – va sempre come un amico, soprattutto per incontrare: incontrare le persone, incontrare le realtà così differenziate, per incontrare i popoli, per favorire questa cultura dell’incontro che gli sta tanto a cuore. E ovviamente a questa cultura dell’incontro è vincolato tutto il tema della pace».
Parolin spiega la situazione della Chiesa in Georgia: «Sappiamo che la Georgia è stato uno dei primi Paesi che ha accettato il cristianesimo in forma ufficiale attraverso l’opera evangelizzatrice di una santa, di una donna – sottolineiamo anche questo – santa Nino del IV secolo. Ancora oggi la caratteristica, l’impronta della società georgiana è cristiana. Il Papa va anche per incontrare questa Chiesa, la Chiesa ortodossa georgiana e il suo catholicos patriarca Ilia II, per cercare di stringere, di favorire, di promuovere reciproci legami di amicizia, vincoli di amicizia».
Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, il segretario di Stato vaticano evidenzia che si tratta «certamente di una realtà minoritaria, una realtà piuttosto piccola, limitata, ma che ha una presenza significativa in tutte le regioni del Paese attraverso i suoi tre riti – latino, armeno e assiro-caldeo – e, diciamo, realizza molte altre opere, oltre che dal punto di vista pastorale, soprattutto nel campo della carità e dell’assistenza e anche nel campo educativo. Vorrei sottolineare poi l’importanza del fatto che la Chiesa cattolica, come tutte le minoranze religiose, gode di uno statuto giuridico ben preciso. E questo evidentemente aiuta il suo inserimento in quella realtà e lo svolgimento della sua attività e della sua missione».
Pensando alle sfide, Parolin pone l’accento sul tema dei rifugiati, «sia rifugiati che vengono dai Paesi mediorientali che si trovano nella situazione di conflitto (vista anche la vicinanza geografica di questo Paese), sia anche gli sfollati interni che hanno dovuto abbandonare il loro luogo d’origine a causa dei conflitti che si sono prodotti negli anni recenti». Quanto alla situazione in Azerbaigian, Parolin dice che «si sforza di essere un Paese che promuove la tolleranza fra le varie religioni e le varie culture presenti, e direi che questo è di fondamentale importanza nel nostro mondo: favorire l’incontro. Anche qui le attività della Chiesa cattolica godono di un riconoscimento giuridico che permette di lavorare, di assistere adeguatamente i cattolici che vivono in questo Paese, e nello stesso tempo si sforza di impegnarsi nel dialogo con l’Islam e con le altre comunità presenti».
Parolin spiega quindi le finalità del viaggio del Papa: «Questa è terra di confine e le terre di confine sono terre di particolare ricchezza e vivacità, ma allo stesso tempo soffrono di particolari tensioni, di tanti conflitti, di lacerazioni. E allora la parola del Papa potrà essere davvero una parola che invita a fare quello che lui dice spesso: fare delle differenze non motivo di conflitto ma di arricchimento reciproco. È la grande sfida dei nostri giorni e certamente sarà una sfida che il Papa rilancerà anche in questa terra».