È «quasi conclusa» la istruttoria della Conferenza episcopale italiana in vista di una razionalizzazione del numero di diocesi, richiesta a inizio pontificato da papa Francesco.
«Il Santo Padre», ha detto il cardinale Angelo Bagnasco presidente della Cei, a conclusione del consiglio episcopale permanente che si è riunito da lunedì a giovedì a Roma, «ha chiesto un riordino, nel senso della diminuzione, delle diocesi italiane, che attualmente sono 225. Poi strada facendo il Santo Padre, parlando con noi ma non solo con noi, ha ritenuto che non ci può essere un automatismo e che la questione merita una particolare attenzione ed è venuto a una migliore conoscenza della vicinanza capillare, che è tipica dell’Italia, dei vescovi alla gente. Da qui il mandato che ci ha conferito: vi chiedo di ragionare su questo tema a livello di conferenze episcopali regionali, ci ha detto, perché voi conoscete i territori, la loro storia, la loro cultura meglio di chiunque altro. Questa fase – ha detto Bagnasco – è quasi conclusa. Stiamo raccogliendo suggerimenti e ipotesi che invieremo alla Congregazione vaticana dei Vescovi, come ci è stato indicato. Penso che entro gennaio, in occasione del prossimo consiglio episcopale, avremo il quadro completo».
Tra i criteri di valutazione, si legge nel comunicato finale del «parlamentino» della Cei, «viene evidenziata l’importanza della prossimità del Vescovo al clero e alla popolazione, nonché la custodia del patrimonio e della storia di fede. Diffusa è la disponibilità a continuare a rafforzare forme di collaborazione tra Diocesi vicine o in ambito regionale, nell’ottica di una condivisione che qualifichi servizi e strutture. In alcuni casi – sottolinea la nota – si considera utile una revisione e razionalizzazione dei confini delle Diocesi esistenti, al fine di assicurare un migliore servizio pastorale».
Il consiglio permanente della Cei, aperto lunedì da Bagnasco, ha preso in esame il progetto di un sussidio sulla formazione permanente del clero. Tra le decisioni pratiche, una proposta di accorpamento degli istituti diocesani per il sostentamento del clero e la nascita dell’ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, nato dall’unificazione dell’ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici con il servizio nazionale per l’edilizia di culto.
I vescovi hanno rinnovato «sentimenti di fraterna solidarietà ai Pastori e alle popolazioni colpite dal terremoto» ed hanno affrontato, tra le altre cose, la questione del lavoro precario, decidendo di dedicare la prossima Settimana sociale dei cattolici italiani, la 48esima, che si svolgerà a Cagliari dal 26 al 29 ottobre del 2017, al tema «Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale».
Quanto al referendum del prossimo 4 dicembre «ha una valenza unica, importante» perché riguarda la Costituzione, ha ribadito Bagnasco, ed è perciò opportuno che «i cittadini si rendano conto dell’importanza unica» della consultazione, tanto più che «non c’è il quorum», e «si informino, non si accontentino del sentito dire, di opinioni o slogan, e se ne sentono tanti…». Il tema «è troppo importante, la Costituzione non è una cosa che si cambia tutti i giorni», ha detto il Porporato che, a chi domandava se i vescovi italiani non temano, nel caso passasse il «no», uno scenario di instabilità politica ed economica, ha risposto: «Vedremo sul momento».
Il consiglio permanente, infine, ha discusso dell’attuazione della riforma del processo matrimoniale, introdotta con Motu Proprio di papa Francesco. Bagnasco ha sottolineato che ci sono quattro possibilità in base al motu proprio del Papa: che ogni diocesi abbia il suo tribunale, che più diocesi facciano riferimento a un tribunale interdiocesano, che le diocesi di una metropolia facciano riferimento a un tribunale per l’intera metropolia e che invece le diocesi ricorrano a un tribunale regionale. Non c’è un orientamento prevalente in seno alla Cei, «ci sono posizioni molto diverse», ha detto Bagnasco, che ha sottolineato che «il personale che ora lavora deve essere collocato». L’Arcivescovo di Genova ha poi raccontato la propria esperienza personale: «Nella mia diocesi ho dovuto giudicare tre casi, confesso che temevo un po, perché era un compito che non avevo mai affrontato… È stata una esperienza molto utile, ma devo dire che se l’istruttoria è fatta con attenzione, come è stato nel mio caso, è di grande aiuto», ha detto Bagnasco. La sentenza è stata a favore del vincolo matrimoniale? «A favore della nullità», ha risposto il Cardinale, «in tutti e tre i casi a favore della nullità. Ho meditato molto, ho anche pregato, e alla fine ho deciso per la nullità con serenità. Sono molto sereno».