Ex presidente dello Stato di Israele e Premio Nobel si è spento oggiSe n’è andato un’altro, forse uno degli ultimi, grandi vecchi dello Stato di Israele: Shimon Peres (1923-2016) è tornato alla Casa del Padre alla venerabile età di 93 anni dopo una degenza in ospedale durata più di due settimane. Premio Nobel per la pace nel 1994 assieme al compianto Rabin e ad Arafat, è stato capo dello Stato di Israele dal 2007 al 2014.
Sin da giovanissimo viene reclutato dal padre della patria David Ben-Gurion per la guida dei giovani laburisti. A soli 20 anni è già delegato al 22° Congresso Mondiale Sionista, a 25 i primi incarichi di vertice nell’esercito. Nel 1959 viene eletto parlamentare per la prima volta. E’ l’inizio di una lunga carriera politica che lo ha visto più volte ministro, poi primo ministro e infine Presidente dello Stato di Israele fino al 2014.
Con questo video – dove mescola humor e alcuni consigli ai giovani del suo paese, oltre alle cose fatte – si è congedato dalla politica attiva israeliana.
Il Nobel per la pace
Anni di politica nel partito laburista al fianco e in concorrenza con Yitzhak Rabin lo portarono comunque con lui a condividere – assieme ad Arafat – il Nobel per la pace nel 1994 per gli accordi di Oslo
È rimasto difensore deciso degli Accordi e dell’Autorità Palestinese dopo l’inizio delle due Intifada. Tuttavia sostenne la politica di Ariel Sharon di usare le forze armate israeliane per contrastare la guerriglia palestinese e per sradicarne l’infrastruttura politica e militar (Wikipedia)
Con Papa Francesco e Mahmoud Abbas
Nel giugno del 2014 in Vaticano, il Presidente Palestinese e quello Israeliano si sono ritrovati, ospiti di Papa Francesco per pregare e tentare una nuova strada per la fine del conflitto fratricida tra israeliani e palestinesi che da 70 anni infiamma il Medio Oriente. Così Peres:
«Il Papa rappresenta lo spirito della nostra epoca, con la modestia supera divisioni e incomprensioni. C’è un incontro fra globalità delle azioni e dello spirito, si può tenere la propria identità e permettere ad una persona di essere differente.»
L’Onu delle Religioni
Durante la sua ultima visita in Italia, dopo essere stato ricevuto da Papa Francesco, Peres rilasciò una intervista esclusiva a Famiglia Cristiana, raccolta da Fulvio Scaglione in cui l’ex presidente israeliano proponeva:
«E allora, preso atto che l’Onu ha fatto il suo tempo, quello che ci serve è un’Organizzazione delle Religioni Unite, un’Onu delle religioni. Sarebbe il modo migliore per contrastare questi terroristi che uccidono in nome della fede, perché la maggioranza delle persone non è come loro, pratica la propria religione senza uccidere nessuno, senza nemmeno pensarci. E penso che dovrebbe esserci anche una Carta delle Religioni Unite, esattamente come c’è la Carta dell’Onu. La nuova Carta servirebbe a stabilire a nome di tutte le fedi che sgozzare la gente, o compiere eccidi di massa, come vediamo fare in queste settimane, non ha nulla a che vedere con la religione. E’ questo che ho proposto al Papa».
Lei vedrebbe bene papa Francesco alla guida delle Religioni Unite?
«Sì, per le ragioni che dicevo prima e anche perché lui comunque ci ha già provato, invitando Abu Mazen, il patriarca di Costantinopoli e me a pregare in Vaticano».
Le critiche
La giornalista israeliana Amira Hass di Haaretz scrive su Internazionale un fondo molto critico con l’ex presidente Peres:
Negli anni settanta ha sostenuto il movimento dei coloni. Negli anni novanta, come ministro degli esteri, è stato artefice degli accordi di Oslo, che hanno consolidato la realtà delle enclave palestinesi. Gli insediamenti e le enclave sono due facce della stessa medaglia, a dimostrazione di quanto sia stata coerente la sua visione delle cose.
Negli anni settanta si parlava di “compromesso funzionale”: Peres e Moshe Dayan immaginavano una Cisgiordania in cui la Giordania avesse autorità sulla popolazione araba e Israele sui coloni. Negli anni novanta Peres ha modificato leggermente la sua posizione e ha proposto che solo la Striscia di Gaza diventasse “stato palestinese”, mentre gli abitanti della Cisgiordania avrebbero avuto una limitata autonomia.