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“I figli non sono un bene privato, ma un bene sociale”

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Vatican Insider - pubblicato il 28/09/16
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«Un’offerta che facciamo al governo e al parlamento e alla Conferenza Stato-Regioni. In questo documento ci sono proposte concrete sulle quali si misurerà la volontà vera della politica». Lo ha detto Giuseppe Butturini, presidente dell’Associazione nazionale famiglie numerose (Anfn) e padre di 11 figli, aprendo oggi nella sala stampa della Camera dei deputati l’incontro di presentazione dello studio “La Ri-nascita dell’Italia”, elaborato dall’associazione nata nel 2014 e alla quale aderiscono 178 mila famiglie. Ne dà conto il Sir. 

Il documento è stato realizzato raccogliendo studi, articoli, dati, grafici elaborati non solo dalla nostra Associazione e dal Forum delle Associazioni Familiari, ma anche da università ed economisti ed organismi istituzionali quali l’ISTAT e l’OCSE. 

Alfredo Caltabiano, dell’osservatorio politico Anfn, ha richiamato i dati Istat sulla povertà delle famiglie: mentre dal 2006 al 2014 è diminuita la povertà degli anziani, le famiglie in povertà relativa sono passate dal 4% al 16%, e «siamo entrati in una vera trappola demografica dalla quale non c’è uscita senza misure adeguate».  

Nel 2015 sono nati 488 mila bambini, 15 mila in meno rispetto al 2014. L’indice di fertilità è pari a 1,35 figli per donna, mentre le donne desidererebbero avere almeno due figli. La generazione “core” (20 – 39 anni), la più produttiva e riproduttiva, quella che più contribuisce al Pil, motore principale di ogni nazione – ha aggiunto Caltabiano – dalla fine degli anni 90 è diminuita di 4 milioni di unità ed è destinata ad assottigliarsi ulteriormente».  

Per lo studioso, i figli sono “generatori di Pil; ogni figlio costa 8.500 euro cui si deve aggiungere l’indotto di servizi sociali, educativi, etc. Se si arrivasse a 760mila nati, gli effetti per l’economia sarebbero pari al 3% del Pil nell’arco di cinque anni». Di qui l’importanza dell’obiettivo “natalità 2.0”. «I figli non sono un bene privato ma un bene sociale». 

«E’ un documento – ha spiegato Caltabiano- che si rivolge sia a chi crede in certi valori, per rafforzarli, sia (e soprattutto) a chi non ci crede. Abbiamo la presunzione di voler aprire un dibattito con chi ancora pensa che i figli siano una scelta privata, per far prendere loro consapevolezza che mai come oggi è necessario investire sui figli e sui giovani, per dare un futuro all’Italia». 

Caltabiano ha poi illustrato alcune proposte. «La prima, soprattutto: porre un obiettivo di indice di fertilità per l’Italia di 2 figli per donna, contro l’1,35 registrato nel 2015. Sposare tale obiettivo, automaticamente comporterebbe l’assunzione di tutte le altre nostre proposte. Vorremmo una società in cui le donne siano libere di scegliere se avere o meno dei figli; ma, quelle che desiderano avere dei figli, dobbiamo metterle nelle condizioni di poterli avere. Cosa che oggi non avviene, per i tanti impedimenti lavorativi, economici e pratici». 

«Più realisticamente, vorremmo iniziare con il fornire più risorse alle famiglie con figli. Gli strumenti possono essere molteplici: la leva fiscale (ad esempio attraverso l’adozione del Fattore Famiglia), la rimodulazione del bonus 80 euro (da riconoscere in base al numero dei figli), il potenziamento e l’estensione degli assegni famigliari». 

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