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Una delegazione ortodossa parteciperà alla messa del Papa a Tblisi

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Vatican Insider - pubblicato il 26/09/16
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Una delegazione ortodossa parteciperà alla messa che il Papa celebrerà il primo ottobre a Tblisi, nel corso del viaggio che compirà in Georgia e proseguirà poi in Azerbaijan da venerdì a domenica prossimi. Il patriarca Ilia (Elia) II, che non parteciperà alla messa, sarà però presente alla cerimonia di benvenuto all’aeroporto della capitale georgiana e riceverà poi Francesco nel palazzo del Patriarcato. 

Il sedicesimo viaggio internazionale di Jorge Mario Bergoglio, ha illustrato il direttore della sala stampa della Santa Sede, Greg Burke, inizia con la Georgia (venerdì 30 settembre, sabato primo ottobre) e si conclude, domenica due ottobre, con l’Azerbaijan. Francesco arriva a Tblisi alle 15 di venerdì, accolto dal Presidente della Repubblica, Giorgi Margvelashvili, e dal patriarca ortodosso, Sua Santità e Beatitudine Ilia (Elia) II. Il Pontefice visita il presidente, incontra poi le autorità, la società civile e il corpo diplomatico nel cortile dello stesso palazzo presidenziale, e alle 16.40 si reca al palazzo del Patriarcato dove si intrattiene con il patriarca. Alle 18, ultimo appuntamento della prima giornata, incontra la sparuta comunità assiro-caldea nella chiesa cattolica caldea di San Simone Bar Sabbae. I cattolici in Georgia sono, secondo le statistiche dell’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, 112mila, pari al 2,5 per cento della popolazione, e fanno riferimento a monsignor Giuseppe Casotto, amministratore apostolico del Caucaso, ossia vescovo per i cattolici di Georgia e Armenia. Sabato primo ottobre il Papa celebra messa nello stadio M. Meskhi.  

Sarà presente, ha reso noto Burke, una delegazione della Chiesa ortodossa georgiana (non il patriarca). Dopo il pranzo, quando pronuncerà alcune parole a braccio, Francesco incontrerà sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi nella chiesa dell’Assunta e, alle 17, incontrerà assistiti e operatori delle opere di carità della Chiesa davanti al centro di assistenza dei Camilliani. Alle 18.15, infine, il Pontefice visita la cattedrale patriarcale di Svetitskhoveli a Mtskheta. 

Domenica, terzo e ultimo giorno del viaggio, il Papa parte in aereo da Tblisi (capitale della Georgia), alle 8.10, per Baku (capitale dell’Azernbaijan), dove arriva all’aeroporto intitolato all’ex presidente «Heydar Aliyev» verso le 9.30. Francesco celebra messa alle 10.30 nella chiesa dell’Immacolata nel Centro salesiano a Baku, e poi pranza con la comunità salesiana. I cattolici dell’Azerbaijan, sempre in base ai dati forniti dal Vaticano, sono 570, pari all’un per cento della popolazione. Alle 15.30 Francesco compie una visita di cortesia al presidente, Ilham Aliyev, figlio di Heydar Aliyev, nel palazzo presidenziale di Ganjlik. Alle 16.30 Francesco visita il monumento ai caduti per l’Indipendenza, dove depone una corona di fiori, e alle 17 incontra le autorità del paese nel moderno centro «Heydar Aliyev» progettato dall’architetta Zaha Hadid. Ultimo appuntamento pubblico, prima di rientrare in Italia, la visita alla moschea «Heydar Aliyev», dove Francesco viene accolto dallo Sceicco dei Musulmani del Caucaso, si intrattiene con lui in un incontro privato, e infine partecipa ad un incontro interreligioso. Il Papa parte da Baku alle 19.15 e il suo arrivo all’aeroporto romano di Ciampino è previsto per le 22.  

Il viaggio in Georgia e Azerbaijan, ha spiegato a suo tempo la Santa Sede, va visto in continuità con la visita che Francesco compì dal 24 al 26 giugno in Armenia, dove peraltro il Pontefice visitò il memoriale del genocidio che gli armeni commemorano il 24 aprile di ogni anno. In quel momento, precisò la sala stampa vaticana, si decise di separare le due tappe per «diversi motivi» e «tra gli altri perché il patriarca georgiano doveva essere a Creta» in questi giorni in cui era in programma uno storico sinodo ortodosso. Il Papa conclude dunque ora il suo viaggio nel Caucaso, periferia di tre giganti geopolitici, Russia, Turchia e Iran, eredi di altrettanti imperi nonché al centro di molte questioni di attualità. La regione, tra l’altro, è segnata dallo scontro tra Azerbaijan e Armenia nel Nagorno Karabakh, regione a maggioranza armena dell’Azerbaijan contesa dai due paesi confinanti fin dal 1988 e, dal 1994, occupata dagli armeni, con una guerra a bassa intensità che ha però fatto nel corso degli anni decine di migliaia di morti («Non fare la pace per un pezzettino di terra significa qualcosa di oscuro», disse il Papa in Armenia). «La Santa Sede – ha detto oggi Greg Burke in risposta ad una domanda dei giornalisti – vola piuttosto alto quando ci sono dispute regionali». In generale, con il viaggio nel Caucaso, il Papa porta, ha detto ancora il direttore della sala stampa vaticana, «un messaggio di pace e riconciliazione a tutta la regione». 

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