La “clausola di moralità” richiedeva che le attrici “risolvessero” il problema di gravidanze derivanti da relazioni illeciteLa star hollywoodiana Loretta Young ha avuto una carriera di successo dal 1917 al 1961, guadagnandosi due stelle sulla Walk of Fame di Hollywood per i suoi successi cinematografici e televisivi. Tutta la sua carriera avrebbe tuttavia potuto terminare prematuramente a causa della sua ribellione contro la “clausola di moralità” imposta dagli studios per assicurare che le giovani attrici non attirassero lo scandalo su se stesse.
Ciò voleva dire che alle star non era permesso di avere relazioni illecite, e se le avevano l’aborto era l’unica opzione per “risolvere” il problema di eventuali gravidanze.
Secondo un articolo pubblicato di recente da Vanity Fair, “una gravidanza indesiderata avrebbe non solo portato la vergogna sugli studios, ma ne avrebbe anche violato la politica”.
In quel periodo, la maggior parte delle attrici hollywoodiane fece quello che era necessario per salvare la propria carriera. Icone classiche del cinema come Joan Crawford, Bette Davis e Judy Garland dovettero tutte abortire per mantenere il proprio status. I direttori degli studios affermavano che il pubblico voleva che queste donne fossero “incontaminate”, ed essere madri avrebbe offuscato quell’immagine. Cari Beauchamp ha scritto che “era opinione comune che le star non sarebbero state popolari se avessero avuto dei figli”.
È per questo che ad alcune attrici venne perfino proibito di sposarsi. Jean Harlow, ad esempio, “non poté sposare William Powell perché ‘la MGM aveva inserito una clausola nel suo contratto proibendole di sposarsi’”.
Era questo il mondo su cui si affacciava la cattolica Loretta Young. Agli inizi della sua carriera stava lavorando a un film con Clark Gable e si innamorò di lui, rimanendo incinta.
Secondo sua nuora, la Young le spiegò anni dopo cos’era accaduto. Nel bel mezzo delle riprese, “mentre la troupe stava tornando a Hollywood in treno… Gable si intrufolò nell scompartimento della Young durante la notte e approfittò di lei… Era così umiliata… ma decise che ‘lo spettacolo doveva continuare’. Era stata allenata a farlo da quando aveva 3 anni. Metti su una bella espressione e vai avanti. Sapeva che avrebbe dovuto continuare a lavorare con lui”.
Dopo che la Young scoprì di essere incinta, lei e Gable mantennero la discrezione sulla questione. Lo studio esercitò pressioni sull’attrice perché abortisse, ma lei rifiutò, sperando di poter avere ancora una carriera davanti a sé pur essendo madre allo stesso tempo.
La Young partecipò a “un’enorme quantità di eventi pubblici e interviste nei primi mesi della sua gravidanza, sperando di spiegare il suo successivo bisogno di riposo. Poi pianificò un viaggio oltremare di alcune settimane con la madre. Quando tornò, alla stampa venne detto che si era ammalata”.
Partorì sua figlia Judy in un cottage riservato di Los Angeles e affidò la bambina a un orfanotrofio. Scelse il nome pensando a San Giuda, patrono delle situazioni difficili. Quando Judy aveva 19 mesi, la Young la “adottò”. È stata proprio questa situazione a ispirare i registi Joel ed Ethan Coen nel loro film Ave, Cesare!, in cui il personaggio interpretato da Scarlett Johansson è costretto a firmare un accordo per affidare il figlio a un uomo che poi le permetterà di adottarlo dopo un po’ di tempo.
La Young ha deciso di dire la verità alla figlia poco prima del suo matrimonio. Judy è rimasta delusa dalle tante bugie che le sono state dette mentre cresceva.
Dopo aver partorito Judy, la Young ha sposato il produttore Tom Lewis e ha avuto due figli, Peter e Christopher. In seguito si è dedicata a molte organizzazioni caritative cattoliche ed è sempre stata un membro attivo della sua parrocchia.
Quello che ha fatto Loretta Young avrebbe potuto costarle tutto, e la sua decisione di mettere a tacere la cosa, anche nei confronti della figlia, ha avuto delle conseguenze. Per fortuna la fede cattolica dell’attrice le ha ricordato l’importanza di difendere la vita ad ogni costo, rischiando tutto per salvare un’esistenza anziché porle fine.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]
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