«Siamo qui per dire che la madre di tutte le crisi è spirituale! Tutte le altre crisi ne sono una derivazione, una diretta conseguenza, un inesorabile e infausto esito sul piano morale, culturale, politico. E siamo qui per ridire che la più sfidata tra tutte le istituzioni, la prima a essere investita da questa crisi, è proprio la famiglia». Sono le parole con cui Salvatore Martinez, Presidente della Fondazione Vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth”, ha voluto introdurre il convegno dal titolo “La madre di tutte le crisi è spirituale! Per una Cultura dell’incontro (Papa Francesco) presso l’Auditorium Giovanni Paolo II della “Pontificia Università Urbaniana”.
Dopo i saluti d’indirizzo è intervenuto Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II”. «Per la prima volta nella storia, – ha osservato -è crollato il ’noi‘ ed è rimasto solo l’’io’. Da ciò, deriva il nuovo culto dell’egolatria: sull’altare dell’’io’, si sacrifica tutto, anche gli effetti più cari. L’ ’io’ della persona, dei gruppi di interesse, della singola nazione. Nella creazione, Dio crea l’uomo e la donna in una relazione di alterità inscindibile. Il sogno della Famiglia umana fa una cosa sola delle tre religioni monoteiste: di cristiani, ebrei e musulmani».
Sono quindi seguiti i contributi del professor Mohammad Sammak, Segretario Generale del Comitato Nazionale Libanese per il Dialogo fra Cristiani e Musulmani; quello della professoressa Irene Kajon, docente di Filosofia Morale, Dipartimento di Filosofia, Università “La Sapienza” di Roma. Seguiranno la testimonianza di Sua Altezza Reale la Granduchessa di Lussemburgo G e interventi a tema di autorevoli testimoni. Il Convegno è moderato da Maurizio Molinari, direttore de “La Stampa”.
«La soluzione alla crisi della famiglia – ha osservato Martinez nel suo contributo – è nella famiglia stessa, cioè nella capacità che ancora tutti noi abbiamo, di aggregarci, di ridarci reciprocamente fiducia, di costruire dal basso, a partire dalla società civile, quei percorsi di dialogo, di pace e di unità che Stati, Religioni e Legislazioni non riescono a trovare».
«Analogamente – ha proseguito Martinez – se la crisi è spirituale, la soluzione deve essere spirituale, cioè deve interpellare i principi di fraternità, di comunione, di sincera e operosa prossimità che ci permettono di prendere per mano la storia e di non consegnarla all’oblio violento e a quel nuovo paganesimo moderno, rappresentato dall’indifferenza, come insegnava ieri Papa Francesco e che sta drammaticamente colpendo le nuove generazioni, i nostri figli sempre più orfani di padri e di paternità costituite al servizio della storia».
Il presidente della fondazione vaticana ha quindi sottolineato l’importanza della preghiera. «Sì, per vivere veramente, bisogna pregare, perché niente più della preghiera ci insegna a custodire l’amore ricevuto e ci dispone a dare amore. La preghiera è la migliore fonte di estroversione e di esodo da sé che si possa desiderare; è la migliore scuole di pubbliche relazioni che ci sia, perché chi impara a parlare a Dio, sa anche parlare agli uomini».
«E a pregare – ha concluso – s’impara proprio in famiglia, certo prima che in altri luoghi deputati all’insegnamento religioso. Guardando alle nuove generazioni, uno dei principali errori che la nostra generazione di “padri” sta commettendo, è proprio quello di non volere più investire in spiritualità come fonte di bene comune; in spiritualità come fonte di vera socialità umana».