For Those Who Can’t Speak
I will use my voice for those who can’t speak.
Cristo non ha corpo se non il tuo,
Non ha mani, non ha piedi sulla terra se non i tuoi,
Tuoi sono gli occhi con cui guarda
con compassione questo mondo,
Tuoi sono i piedi su cui cammina per fare il bene,
Tue sono le mani con cui benedice tutto il mondo,
Tue sono le mani, tuoi i piedi,
Tuoi sono gli occhi, tu sei il suo corpo.
– Santa Teresa d’Avila
La tratta di essere umani costituisce un crimine contro l’umanità, e da cristiani non possiamo far finta di niente. Cristo è venuto per liberare i prigionieri, e oggi dobbiamo essere il Suo corpo che si muove ed agisce. Dobbiamo essere le Sue braccia che abbracciano le vittime. Dobbiamo essere la Sua voce che parla per chi non ha voce.
La band Tenth Avenue North ha scritto la canzone “For Those Who Can’t Speak” per sensibilizzare sulla tratta di persone, invitando a condividere il pezzo con l’hashtag #SlavesNoMore.
Ma quello è solo il primo passo. L’attivismo da tastiera è importante per creare consapevolezza, ma cosa succede 48 ore dopo, quando l’hashtag viene sotterrato dagli ultimi pettegolezzi sulla Kardashian? Che ne sarà delle vittime? Sì, sappiamo che esistono, ma cosa possiamo fare a riguardo?
Ecco 5 modi con cui combattere la tratta di esseri umani:
- Preghiera e digiuno
Stiamo combattendo una grande e oscura battaglia, abbiamo perciò bisogno delle migliori risorse a nostra disposizione: la grazia, la forza e la misericordia di Dio. Pregate per le vittime: anche per coloro che ne sono uscite fuori, perché hanno un lungo cammino di guarigione da compiere. Pregare per le persone che combattono la tratta in prima linea. Pregate per i nostri politici e legislatori. E sì, pregate anche per chi ne è coinvolto, per gli autori di questo crimine. Pregate e digiunate in riparazione per i loro peccati, e pregate per la misericordia di Dio.
- Istruitevi
La tratta di esseri umani riguarda bambini ed adulti, uomini e donne. La tratta a sfondo sessuale è dilagante, ma lo è anche il lavoro forzato, se non di più. Accade ovunque, non soltanto nei paesi in via di sviluppo.
Informatevi: guardate dei film o leggete dei libri. Imparate come stanno le cose e smontate i luoghi comuni. Riconoscete i segni che tendono a mostrare le vittime, in caso doveste incontrarne una, soprattutto se vivete in città.
- Impegnatevi politicamente
Ci sono siti, come Polaris Project, che aiutano a seguire tutto l’andamento legislativo in materia e a rimanere aggiornati. Il Congresso statunitense ad esempio sta discutendo un disegno di legge che rende ancora più forte l’obbligo di trasparenza nella catena di distribuzione; le aziende dovrebbero essere quindi ancora più oneste sull’origine del proprio lavoro e del materiale che trattano. Agire è semplice, basta copincollare una lettera da mandare a un senatore.
- Consuma responsabilmente
Parlando di catena di distribuzione, sapete da dove provengono i beni che consumate? Siti come slaveryfootprint.org aiutano a identificare quali tipologie di prodotti che acquistate provengono probabilmente da lavoro forzato. Potrebbe sembrare pesante inizialmente, ma fate un passo alla volta. Scegliete una cosa dalla quale cominciare: ad esempio, invece della solita marca, comprate caffè o cioccolato solidale.
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- Trova la tua nicchia
A volte spaventa leggere delle ingiustizie sociali. Tende a lasciarci immobili, come paralizzati: Cosa posso fare di buono? È davvero troppo, per una persona sola. Quindi, invece di provare a cambiare il mondo, chiediti: cosa posso fare, proprio qui dove mi trovo ed esattamente in questo momento? Ci sono tante piccole cose che puoi fare dove ti trovi. Hai un telefono vecchio? Donalo per aiutare a creare dei canali regolari di comunicazione in zone ad altro rischio di tratta di esseri umani. Adotta un bambino a distanza e tienilo fuori dalla tratta (suggerimento bonus: al tuo bambino puoi scrivere lettere su queste cartoline realizzate da donne in fuga dal mondo della prostituzione).
Inizia gradualmente, ma inizia oggi.
Fai la tua parte.
Libby Reichert
[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]