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5 motivi per cui “Se Dio vuole” è un film da non perdere

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Catholic Link - pubblicato il 20/09/16
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Ad esempio mostra l'intolleranza di chi predica la tolleranza…

Ad esempio mostra l’intolleranza di chi predica la tolleranza…

di Ignacio Romero

Non possiamo tornare indietro, il mondo in cui viviamo predica la tolleranza ma ha maturato un’incoerenza di fondo (che rasenta la comicità). Il film che vi proponiamo oggi, «Se Dio Vuole», ritrae in modo geniale ma profondamente umano l’inconsistenza della tolleranza moderna.

Il dottor Tommaso De Luca è uno stimato medico, ateo, con una “famiglia perfetta”: una donna di casa, una figlia un po’ frivola sposata con un ragazzo del suo stesso livello intellettuale, e un figlio, Andrea, che studia anche lui medicina. Tommaso nota che Andrea trascorre molto tempo con un suo amico, e sospetta che suo figlio possa essere omosessuale. Lo ascoltiamo ripetere il refrain tipico della tolleranza moderna: «Dirò pure una banalità, ma quello che conta è amare». Il giorno seguente Andrea dice alla madre che deve annunciare qualcosa di molto importante. Tommaso dà per scontato che le sue supposizioni sia corrette, immaginando che il figlio voglia comunicare il suo orientamento. Tutta la famiglia si mette d’accordo sul fatto di non giudicarlo, ma di sostenerlo. Quella sera lui, la moglie, il genero e la figlia sono seduti su un divano, con Andrea tutto sorridente in piedi di fronte a loro. «Ho deciso di entrare in seminario e diventare sacerdote», dice lui. Tommaso resta senza parole. Dice al figlio che se è felice, allora anche lui lo è. Ma quando il figlio esce di casa, il dott. De Luca perde la testa e inizia a gridare: «Un figlio prete? Sarebbe come fare l’arrotino, lo zampognaro… Io non lo voglio un figlio zampognaro». Dopo una serie di eventi divertenti Tommaso conosce padre Pietro (il responsabile della vocazione del figlio) e impara il significato più profondo della vita.

Il film è esilarante, con uno humor tipicamente italiano, ma è pieno di riferimenti alla nostra umanità: le inquietudini, le paure, i drammi e le gioie di una famiglia come tante rendono questo film un ottimo spunto di riflessione e dibattito di gruppo. Ecco alcuni punti che vogliamo sottolineare:


 


1. L’intolleranza di chi predica la tolleranza

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Tommaso predica tolleranza fino a quando si trova nella situazione da dover mostrare tolleranza anche verso la Chiesa e verso la vocazione di suo figlio. In un certo senso questa potrebbe essere un’immagine della realtà in cui viviamo. Molte volte, quando stiamo parlando con qualcuno, succede che l’altra persona tronca la discussione dicendo: “No, ma tu dici così perché sei cattolico”. È sciocco essere tolleranti su una questione e intolleranti su un’altra. Il film ridicolizza proprio questo atteggiamento. Tommaso ha difficoltà ad accettare la realtà, ma non per una motivazione logica, soltanto a causa delle paure e dei pregiudizi. Grazie a Dio l’amore cambia sempre il nostro modo di pensare.


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2. L’importanza di discernere la vocazione personale

Andrea è un ragazzo che ci aiuta a porci una domanda: ci siamo mai chiesti cosa vuole Dio da ognuno di noi? È ovvio che siamo tutti chiamati a qualcosa, non resta che ascoltare il nostro silenzio interiore e discernere in base ad esso. È quello che fa Andrea, che poi lascia ogni cosa per trovare Dio. Fa paura l’idea di una vita consacrata a Lui, ecco perché spesso questa è un’eventualità che non contempliamo neanche. Ma porsi una domanda non vuol dire prendere una decisione. Se una persona si chiede “ma se fossi proprio io a dovermi consacrare?” non sta prendendo nessuna decisione, si sta soltanto aprendo a ciò che Dio vuole da lui o da lei. Cioè sta dimostrando di voler cercare la santità, di compiere ciò che Dio vuole.

3. Lo shock di trovare Dio nei modi più inaspettati

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Tommaso scopre la grandezza delle piccole cose tentando di scoprire chi avesse “lavato il cervello” al figlio (ecco un altro preconcetto sui cattolici). Dall’andare a mangiare una pizza insieme, fino all’aiutare a restaurare una chiesa, padre Pietro lo mette in situazioni sorprendenti. Riuscendolo a calmare e a fargli aprire gli occhi su alcune realtà che ignorava completamente: l’aiuto al prossimo, la gioia, la semplicità, l’amore per la sua famiglia, ecc. Per alcuni istanti compare la frase del Vangelo in cui Gesù dice: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti» (Marco 9:37). Padre Pietro avvicina Tommaso attraverso il suo esempio personale, condividendo con lui (e con Gesù) le situazioni più quotidiane e semplici della vita.


4. Quando il seme cade sul terreno roccioso

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La sorella di Andrea, Bianca, è il ritratto perfetto della persona che vive la sua fede da un punto di vista sentimentale, senza alcuna profondità. Si lascia affascinare dalla fede, la trova interessante, ma presto la sua spiritualità diventa arida perché superficiale. La figura di Bianca ci fa chiedere: abbiamo una fede superficiale? C’è qualche aspetto della nostra vita che dovrebbe essere più profondo? La fede influenza davvero il mio modo di pensare e di agire?


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5. La nostra fede è una gioia contagiosa

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Andrea è l’unico credente in famiglia, e quando comunica agli altri la sua decisione di dedicare la sua vita alla fede, gli altri restano a bocca aperta. Il poeta francese Paul Claudel disse una volta: «Paul Claudel Parla di Cristo solo quando ti viene chiesto; ma vivi in modo tale che ti si chieda di Cristo». Questo è quello che fanno Andrea e padre Pietro, e che anche noi siamo chiamati a fare: essere cristiani e seguire Cristo, vivere la nostra vita come Lui visse la Sua, con tutte le difficoltà che questo comporta. La santità non è riservata a pochi eletti che noi possiamo soltanto ammirare, essere santi significa essere protagonisti della Storia, come disse il Papa alla vigilia della GMG Rio 2013: «Non siate giovani-divano. Siate protagonisti della storia e lasciate un’impronta!». La santità diventa possibile quando capiamo che da soli non possiamo nulla, perché abbiamo bisogno che Gesù ci accompagni. Ma se permettiamo a Gesù di accompagnarci, non dobbiamo fare altro che camminare! E le persone attorno a noi vedranno dove stiamo andando e si uniranno a noi; forse non nella nostra stessa direzione, ma almeno inizieranno a camminare, proprio come successo a Tommaso.


Potremmo parlare di molte altre cose, ma preferiamo che siate voi a fare altre riflessioni. È un film da non perdere!

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

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