La comunità di fedeli di una parrocchia di Canosa di Puglia, a nord di Bari, da qualche settimana è cresciuta e alla messa della domenica, ai soliti parrocchiani si sono aggiunti dei nuovi e anche giovani fedeli. Sono nigeriani e somali e sono giunti in Puglia dopo avere attraversato il deserto e il mare.
Ospiti di una comunità cittadina, in attesa del riconoscimento dello status di rifugiati, hanno cominciato a frequentare la parrocchia dell’Assunta, con grande gioia del parroco, don Michele Malcangio, e anche dei fedeli, meravigliati della loro presenza e lieti di accoglierli. Il problema è solo uno, quello della lingua. Perché se i riti sono gli stessi, il problema è che i migranti non riescono a seguire Vangelo, preghiere e omelia. Per questo la comunità e il parroco si sono mobilitati.
Don Malcangio ha deciso di mettere da parte la sua abitudine di parlare senza uno scritto e ora prepara la sua «predica», proiettandone il contenuto con un video-proiettore e l’ausilio di un iPad, con traduzione in inglese.
«Da quando sono arrivati in paese, qualche settimana fa, qualcuno di loro era solito venire in chiesa, ma notavo i loro sguardi persi nel vuoto – racconta il sacerdote – e ho intuito subito che il problema era la lingua».
«Io – aggiunge don Michele – con l’inglese sono negato, ma per fortuna i parrocchiani mi aiutano, traducono e così anche quei fratelli possono partecipare alle celebrazioni eucaristiche». L’idea del prete è di coinvolgerli ancora di più. «Non escludo – conclude – che sia uno di loro a leggere dal pulpito le prossime omelie che scriverò».