I dipinti di Ricardo Cinalli hanno poco a che fare con le Sacre Scritture. Dall’imitazione del ‘400 a Gesù nudoNel Duomo di Terni anche le persone dichiaratamente omosessuali vanno in Paradiso. Lo fanno in un dipinto realizzato nel 2007 sulla controfacciata della cattedrale di Santa Maria Assunta che rappresenta una risurrezione dei morti. Al centro dei 16 metri per 9 di pittura muraria si staglia Gesù che ascende al cielo trascinando due reti da pesca piene di figure umane. In basso, dai buchi che si aprono sulla terra, escono altri aspiranti al Paradiso; in alto un cordone di umani difende la Gerusalemme celeste; nel centro si intravede una Terni industriale e inquinata. Su tutto si posa la mano di Dio (La Repubblica, 26 marzo 2016).
Nel groviglio di corpi nudi appaiono personaggi nuovi alla tradizione iconografica cristiana. Tra questi, riconoscibili ai lati della porta d’ingresso della Chiesa, ci sono due transessuali e una coppia di uomini in atteggiamenti erotici. Ma anche prostitute, spacciatori, donne velate, uomini di colore con scarpe da ginnastica e omosessuali con il cravattino a pois.
A confermarlo è l’autore dell’opera Ricardo Cinalli, apprezzato pittore argentino che da anni vive a Londra. «Tutti possono aspirare a questa Gerusalemme celeste», spiega a Repubblica. «Omosessuali, transessuali, ladri, spacciatori, prostitute, prostituti, malavitosi tatuati. Ci sono due uomini che si cingono l’un l’altro: tra loro non c’è una tensione sessuale, ma erotica sì. Sono tutte persone che non necessariamente, da un punto di vista tradizionale, avrebbero guadagnato il cielo».
IL QUATTROCENTO IN CHIAVE NEW AGE
Da un punto di vista stilistico la pittura di Cinalli è senza dubbio interessante: è la pittura figurativa con cui deve essere decorata una chiesa. L’artista riprende la tradizione pre-raffaellita. Nella risurrezione della carne, ad esempio, si notano gli angeli che aprono le tende ripresi da un noto dipinto di Piero Della Francesca.
Il fatto nuovo qui è che tutte le figure sono senza capelli. Quindi l’artista fa riferimento al ‘400 ma lo interpreta in una chiave contemporanea, quanto meno sospetta. Perché lega la risurrezione della carne ad altri elementi formali. La sua è una pittura più new age che legata alla tradizione.
IL “RITORNO ALL’ORDINE”
Sembra ricordare quelle forme stilistiche del ‘400 riprese nei primi anni del ‘900 dagli artisti del cosiddetto “Ritorno all’ordine”, che hanno prodotto la grande pittura degli anni ’30, in particolare quella fascista. Non a caso Cristo sembra quasi una scultura di Arturo Martini, presa da bassorilievi e altorilievi dell’Eur a Roma.
GESU’ ADULTO NUDO
Iconograficamente il grande Cristo è messo al centro della scena quasi come un eroe. In più si evidenziano i genitali. Una cosa non nuova.
La Madonna che regge il bambino nudo sottolinea l’incarnazione dello stesso: è totalmente Dio, ma anche totalmente carne. La tradizione non ha mai previsto l’esposizione dei genitali di Gesù da adulto, ma esclusivamente da bambino. Anche qui siamo di fronte ad una “rilettura new age” della tradizione.
I “FAGOTTI” DEL CRISTO
Ma sempre da un punto di vista iconografico c’è qualcosa di profondamente sbagliato: Cristo sale al cielo con due “fagotti della spesa”, le due retine con i “pesciolini” appena pescati… Ma che non sono felici di andare in cielo: tra loro solo uno fa il gesto della preghiera! Piuttosto sembrano tutti presi di peso e portati in paradiso contro la volontà degli stessi uomini. Ma Cristo non salva nessuno che non voglia essere salvato. L’uomo è totalmente libero di aderire al progetto di salvezza. Se non c’è il fiat Dio non ti “costringe” al paradiso contro la propria volontà.
SALVEZZA E CONVERSIONE
Ecco qui l’errore teologico: se non c’è conversio ad Christi fidem non c’è salvezza! Non si può pensare di rappresentarla con due “buste della spesa” che vengono portate in Paradiso. Non c’è una compartecipazione, inoltre, degli attori nella scena del dipinto: ci sono alcune figure che escono dalle tombe ma non vengono salvate, altre sì.
IL ROSARIO DI MICHELANGELO
Nel Giudizio Universale di Michelangelo si vedono le figure umane salvate che si arrampicano per mezzo del rosario, è il rosario che li porta su, la preghiera, l’adesione alla vita cristiana. In questo caso sono presi, messi nei sacchi e portati su.
MANCA L’ADESIONE ALLA GRAZIA DIVINA
Tra loro ci sono gli omosessuali? Una persona con tendenza omosessuale che vive in vita di preghiera costante e continua, perché non dovrebbe aspirare al Paradiso? Il problema non è la ridicola questione della presenza di trans o gay, ma l’adesione della volontà, del libero arbitrio alla Grazia divina. Tutta la grande pittura sacra cristiana ha messo in evidenza il rapporto tra grazia e libertà dell’uomo.
I DUE ERRORI DEL CARAVAGGIO
Un rapporto, quest’ultimo sempre rispettato anche in artisti controversi come Caravaggio, che nella sua brillante carriera ha commesso solo due errori: la prima versione di “Matteo e l’angelo”, dipinto rifiutato perché Matteo, esterrefatto scriveva il Vangelo con la mano dell’angelo che lo guidava. Ma i Vangeli non dicono questo: l’uomo scrive attraverso Dio senza nessuna “guida”. Nella seconda versione, infatti, l’angelo parla a Matteo, che ascolta e scrive con le sue mani.
LA CONVERSIONE DI SAN PAOLO
L’altro dipinto è la prima versione della “Conversione di San Paolo”: Cristo entra in scena in modo irruento e spezza un ramo di pioppo.
Paolo cade per terra, quasi “aggredito” da Cristo, come se non avesse scampo, contro la sua volontà. Nella seconda versione Cristo non c’è, ma c’è Paolo per terra, cieco, con il cavallo scosso: la scena è intima, nell’estasi, Paolo viene portato al terzo Cielo come ci dice nel suo racconto.
UNICI DIPINTI RIFIUTATI DALL’ARTE SACRA
Solo questi sono gli unici dipinti rifiutati di arte sacra poiché non conformi alla teologia biblica. L’arte sacra non è questione di forme ma di corretta teologia. Bisogna trovare all’interno delle forme il modo corretto per dire le cose. Non bisogna essere un De Chirico per dipingere il cristianesimo quando il cristianesimo non lo si conosce.
Nel duomo di Terni sono comprensibili le buone intenzioni dell’autore, ma c’è l’assenza della volontà da parte degli attori della scena: non basta dipingere Dio che manda il figlio, Cristo, a riportare in cielo l’umanità.