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Bagnasco: “Dobbiamo divenire dissidenti rispetto al pensiero unico”

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Vatican Insider - pubblicato il 18/09/16
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Si è concluso questa mattina il Congresso Eucaristico nazionale. Tre giorni di riflessioni, incontri e soprattutto preghiera ed adorazione del Santissimo Sacramento. Opere di carità unite alla dimensione di preghiera e devozione del Mistero del Corpo e sangue di Cristo centro della fede. 

In Piazzale Kennedy, nel quartiere della Foce, sotto un sole tiepido, 20mila presenti hanno partecipato alla messa. I numeri della celebrazione sono importanti: centinaia di sacerdoti e 60 vescovi concelebranti, 9600 posti a sedere, ma ventimila fedeli, 400 bambini della prima comunione. Infine due maxi schermi hanno agevolato la partecipazione di molti fedeli lontani dal palco dove era stato allestito l’altare e per seguire l’Angelus di papa Francesco.  

Intervistato in diretta su Rai Uno, Bagnasco ha dichiarato: «Se le opinioni legittime divengono muri insormontabili, allora non si va da nessuna parte». L’arcivescovo di Genova ha esortato a «tessere un tessuto sociale tutti insieme, perché non si sfaldi la società». Bagnasco ha anche parlato di «segnali di un risveglio soprattutto dei giovani, in risposta a una cultura che sin certi momenti sembra sprofondare». 

E commentando le parole del Papa sulla corruzione pronunciate oggi da Francesco all’Angelus, ha detto:«Dobbiamo diventare dissidenti rispetto al pensiero unico, alla cultura dominante, e dire che `il Re è nudo´».  

Nella sua omelia il cardinale Bagnasco aveva affermato: «Genova è lieta di ospitare il Congresso; lieta e onorata per la presenza di ciascuno di voi e delle Chiese che rappresentate. Un grazie cordiale va a quanti hanno collaborato alla sua realizzazione: Amministratori e Istituzioni, volontari e Sacerdoti. Il vangelo racconta come Dio non s’arrenda davanti alla storia infranta degli uomini: vi entra e le dà una nuova direzione. Il Congresso Eucaristico rende presente questa storia in forma corale e pubblica, annunciando che Gesù è il Signore, Colui che ai poveri proclama “il vangelo di salvezza, la libertà ai prigionieri, agli afflitti la gioia” (Prece Euc. IV)”. 

«In ogni rapporto di comunione, soprattutto sponsale, – aveva riflettuto Bagnasco – viene il momento in cui, da sole, le parole non bastano più. Si fa allora prepotente l’esigenza del dono totale di sé, che quelle parole invera. L’Eucaristia è proprio questo dono, dove la Parola si fa Carne e Sangue, Pane che nutre di grazia la vita, principio e forza di un nuovo modo di stare nel mondo».  

«Le opere di misericordia, tanto raccomandate dal Papa in quest’Anno santo, – ha continuato il presidente della Cei – sono infatti opere eucaristiche: scandiscono la lunga tradizione della Chiesa, ne rendono attuale la storia e interpellano tutta la nostra esistenza. È in questa luce che, come Vescovi delle diocesi italiane, abbiamo voluto far coincidere questa domenica, nella quale il nostro Congresso giunge al culmine, con un gesto di concreta condivisione con quanti sono stati duramente colpiti dal terremoto in alcune zone del centro Italia». 

Il presidente della Cei non ha mancato di rivolgersi alle famiglie. «A voi famiglie – ha detto – , che siete Chiesa domestica e scuola accogliente di vita in tutte le sue fasi, giunga la nostra voce di ammirata riconoscenza. Lasciatevi incontrare dal Signore e custodite la Sua amicizia: una famiglia che prega non potrà mai essere semplicemente disperata né cadere totalmente in preda alla discordia». 

“Questo è l’annuncio – ha proseguito il legato del Papa, il Cardinale Bagnasco – che attraversa i secoli, con il quale oggi il Santo Padre Francesco ci incoraggia a uscire incontro a ogni uomo. Come Chiesa italiana, a lui rivolgiamo il nostro pensiero affettuoso e grato: il vincolo della preghiera e lo sguardo a Gesù-Eucaristia ci rendono uno in quella inscindibile comunione di affetti e intenti, che nella liturgia trova fonte e culmine”. «A voi diseredati della vita, da qualunque parte veniate, rinnoviamo la nostra prossimità: il Dio dell’amore ci spinga a camminare insieme, nella promozione della stessa dignità e nella responsabilità di un comune destino», ha detto ancora nella predicazione Bagnasco.  

Dopo aver indicato la strada ai religiosi, i presbiteri, ai laici, ai giovani e alle famiglie in particolare, l’omelia dell’Arcivescovo si è conclusa con un invito rivolto alla Chiesa italiana: “Come comunità ecclesiale, vogliamo infine rivolgerci al nostro amato Paese, a quanti guardano a questo grande cenacolo con l’attesa di una parola particolare. Vorremmo dirvi che vi siamo sinceramente vicini, che ci state a cuore, che ci anima una piena disponibilità a incontrarvi; insieme con voi ci sentiamo pellegrini verso casa. Siamo Pastori di una Chiesa esperta in umanità: la nostra voce è discreta, ma ora – come una vela al largo, sostenuta dal vento dello Spirito – prende vigore e proclama : “O uomini che ci ascoltate: la nostra gioia è grande e si chiama Gesù!”. E al termine della Santa Messa ha riaffidato a Maria la città che dal 1637 è protettrice della comunità. 

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