Alle 20.30 di oggi, giovedì 15 settembre 2016, ha inizio a Genova il XXVI Congresso Eucaristico Nazionale con la solenne celebrazione d’apertura in piazza Matteotti presieduta dal cardinale arcivescovo Angelo Bagnasco, presidente della Cei e delegato del Papa al congresso. In questa intervista con Vatican Insider il porporato spiega il significato dell’evento e parla dei segni concreti che lascerà: due strutture per ospitare i senzatetto.
L’eucaristia è fulcro e centro della vita cristiana. Si avverte, però, nelle comunità una sorta di pudore nel mettere al centro il suo mistero. Per quali motivi?
«L’Eucaristia fa parte del mistero. Questa è la spiegazione. E parlare del Mistero non è mai facile sul piano d’immediatezza tanto meno in un contesto culturale, dove sembra che non ci sia spazio per il mistero perché tutto debba essere chiaro e distinto dentro questo perimetro. Questo è un motivo di questa distanza che si può rilevare ed in parte è così. Detto ciò per il piano comunicativo nell’ambito della coscienza dei credenti, anche i giovani, l’eucaristia è avvertita come nucleo portante, vitale, incandescente della nostra fede. Questo atteggiamento l’ho potuto riscontrare nel corso dell’adorazione eucaristica dei giovani alla Gmg di Cracovia: momenti di silenzio intensissimi, autentici, belli, durante il quale i ragazzi più che pregare sono stati in silenzio in ascolto, con gli occhi chiusi, in ginocchio, guardando il Crocifisso e l’Ostia santa, sono stati alla presenza. Questa propensione è indicativa di un’altra dimensione: la gente e in particolare i giovani cercano la presenza di Qualcuno al quale riferirsi».
Nel 2014 papa Francesco ha detto: «L’Eucaristia è il pane della speranza cristiana, ma il mondo ha smarrito in larga parte il gusto di questo pane e anche il senso di questa speranza».
«Papa Bergoglio ha perfettamente ragione, perché, se è vero come è vero, che il mondo sembra avere smarrito in larga parte questo senso della speranza e il gusto del pane eucaristico, dall’altra lo cerca, ne è attratto, ne senza la mancanza. L’uomo cerca la speranza. Però avendo tagliato culturalmente, come linea di tendenza e dominante di pensiero, il rapporto con il Mistero, ha difficoltà nel comprenderlo fino in fondo. La speranza certamente, in questo contesto, perde di consistenza. Spesso ci àncora a progetti umani, giusti e necessari, ma troppo fragili e finiti».
Nella dimensione cristiana, lo ricordava il cardinale Sarah, «non c’è missione senza Eucaristia» e il Vangelo ci dice «non c’è carità senza mistero eucaristico».
«L’Eucaristia e le opere di misericordia sono intimamente legate e lo saranno sempre anche nei giorni del congresso di Genova. L’eucaristia lo sappiamo dalla nostra fede, che è Cristo stesso, la parola di Dio fatta carne e la presenza della sua pasqua. Nel momento in cui la persona nella comunità incontra l’amore di Dio non può non rimanere insensibile al fuoco e alla luce che riceve dal corpo eucaristico. Questa è la sorgente di ogni missione: non è uno sforzo o un atto di volontà, ma il dono del mistero del Verbo incarnato. Ogni cristiano deve vivere e testimoniare il vangelo, la sua missione generosa della carità vissuta intensamente è sicuramente molto, ma troppo poco se non alimentata dal corpo di Cristo. È dunque la conseguenza dell’incontro con Gesù che incontriamo nella Chiesa, nella sua Parola e nell’eucaristia, in modo realissimo, come afferma il Concilio Vaticano II».
Eminenza, il congresso Eucaristico, avvenimento di fede e spiritualità i coinvolge la comunità cittadina non solo cristiana, torna Genova dopo oltre novant’anni…
«La preparazione della città e della diocesi è andata crescendo come spesso accade per molte cose che si realizzano e alle quali si tiene molto. Il coinvolgimento è stato non solo da parte della comunità diocesana ma di tutta la città. La macchina della comunità genovese ha preso coscienza di questo appuntamento non solo dal punto di vista spirituale ma anche sociale. Molto significativa la collaborazione dei cori delle parrocchie (700 cantori) che insieme all’Orchestra del Teatro Carlo Felice. C’è anche la novità dei tre giorni rispetto alla settimana che ha caratterizzato la storia dei Congressi Eucaristici del passato. Catechesi, opere di misericordia in relazione all’Anno Santo, e momenti di adorazione e celebrazioni. I delegati al Congresso sabato andranno a visitare dei luoghi significativi della città dove si realizzano delle opere di misericordia sia spirituali sia corporali: Centri di accoglienza profughi, mense, monasteri di clausura, cimitero, scuole, carceri, ecc. E come frutto del Congresso, come opera segno, ci sarà l’attivazione di due strutture per persone senza dimora, una quarantina, che forniranno la cena, il riposo per la notte e la prima colazione agli ospiti nella zona est e nella zona ovest della città. Spero che le comunità cristiane che vivono attorno a questi luoghi si attrezzino con il cuore e l’intelligenza per stare accanto a queste persone. Non si tratta solo di costruire strutture, ma di saperle gestire: l’intenzione non è solo quella di creare dei luoghi ma di dare un’anima a questi luoghi».
Come delegato di papa Francesco per il Congresso Eucaristico lei porterà un suo messaggio particolare del Papa ai fedeli riuniti a Genova.
«Sono molto grato al Santo Padre per avermi affidato questo incarico come suo legato pontificio. Un segno molto importante per me e soprattutto per la comunità di Genova. E anche per l’episcopato italiano perché vi è una rappresentanza significativa della sua persona per tutti noi. E naturalmente aspetteremo la sua parola all’Angelus di domenica alla fine della nostra celebrazione che si svolgerà nel quartiere della Foce nel grande piazzale Kennedy. Come delegato pontificio negli interventi che farò, nelle omelie delle due messe che celebrerò e all’adorazione riprenderò e mi ispirerò, come è giusto e come è bello, all’esempio e al magistero di Francesco».