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Amoris laetitia, il Papa rivela qual è l’interpretazione giusta

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Andrea Tornielli - Vatican Insider - pubblicato il 12/09/16
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Francesco risponde ai vescovi della regione di Buenos Aires che hanno inviato ai loro sacerdoti un documento sull’integrazione dei divorziati risposati Il «testo è molto buono ed esplicita pienamente il senso del capitolo VIII di Amoris laetitia. Non ci sono altre interpretazioni». Con una lettera spedita ai vescovi della regione di Buenos Aires Papa Francesco mette per la prima volta nero su bianco un suo giudizio sull’interpretazione corretta dell’esortazione post-sinodale sulla famiglia. Com’è noto il documento nel capitolo ottavo si occupa dell’integrazione delle famiglie «ferite», irregolari, invitando a un percorso di discernimento che a seconda delle singole storie personali e senza addentrarsi nella casistica e nella specificazione ulteriore di regole, può portare anche alla riammissione ai sacramenti. Il documento papale ha avuto differenti letture. Alcuni interpreti si sono affrettati a dire che nulla di fatto era cambiato rispetto alla disciplina precedente.

Il Papa aveva già risposto verbalmente su questo, durante il volo di ritorno dall’isola di Lesbos, lo scorso aprile. Gli era stato chiesto se ci fossero nuove possibilità concrete per l’accesso ai sacramenti che non esistevano prima della pubblicazione di Amoris laetitia.  «Io potrei dire “si”, e punto – aveva replicato Bergoglio – Ma sarebbe una risposta troppo piccola. Raccomando a tutti voi di leggere la presentazione che ha fatto il cardinale Schönborn, che è un grande teologo».

Il documento dei vescovi della regione di Buenos Aires è stato inviato al clero agli inizi di settembre e ha la forma di una lettera che fornisce ai sacerdoti alcuni criteri in relazione all’ottavo capitolo dell’esortazione e in particolare sul possibile accesso ai sacramenti per i divorziati che abbiano contratto una nuova unione. Innanzitutto si afferma che non conviene «parlare di “permesso” per accedere ai sacramenti, ma piuttosto di un processo di discernimento accompagnato da un pastore. Un cammino nel quale «il pastore dovrebbe accentuare l’annuncio fondamentale, il kerygma, che stimoli o rinnovi un incontro personale con Cristo». Questo «accompagnamento pastorale» richiede che il sacerdote mostri «il volto materno della Chiesa», accettando la «retta intenzione del penitente e il suo «buon proposito di collocare la sua intera vita alla luce del Vangelo e di praticare la carità». Questo cammino «non porta necessariamente ai sacramenti, ma può orientarsi ad altre forme di maggiore integrazione nella vita della Chiesa: una maggiore presenza nella comunità, la partecipazione a gruppi di preghiera o riflessione, l’impegno in diversi servizi ecclesiali».

Al quinto punto del documento, i vescovi della regione di Buenos Aires spiegano: «Quando le circostanze concrete di una coppia lo rendono fattibile, specialmente quando entrambi sono cristiani con un cammino di fede, si può proporre l’impegno a vivere nella continenza», lasciando «aperta la possibilità di accedere al sacramento della riconciliazione quando si cade in questo proposito». Una possibilità peraltro già presente negli insegnamenti di Giovanni Paolo II. Nel paragrafo successivo i vescovi spiegano che, nel caso «di altre circostanze più complesse, e quando non si può ottenere una dichiarazione di nullità, l’opzione menzionata (quella della continenza, ndr) può non essere di fatto percorribile. Nonostante questo, ugualmente è possibile un cammino di discernimento. Se si arriva a riconoscere che, in un caso concreto, ci sono limitazioni che attenuano la responsabilità e la colpevolezza, in modo particolare quando una persona considera che cadrebbe in una ulteriore mancanza, danneggiando i figli della nuova unione, Amoris laetitia apre alla possbilità dell’accesso ai sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia».


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«Questi a loro volta – continua il documento – dispongono la persona e continuare maturando e crescendo con la forza della grazia. Bisogna però evitare – precisano i vescovi – di ritenere questa possibilità come un accesso senza restrizioni ai sacramenti, o come se qualsiasi situazione lo giustificasse. Quello che si propone è un discernimento che distingua adeguatamente caso per caso. Per esempio una speciale attenzione richiede una nuova unione che arriva da un recente divorzio o la situazione di chi ha ripetutamente mancato verso i suoi impegni familiari. O ancora quando c’è una specie di apologia o di ostentazione della propria situazione come se fosse parte dell’ideale cristiano». Bisogna orientare le persone a mettersi «con la loro coscienza davanti a Dio», specialmente per «ciò che riguarda il comportamento verso i figli o verso il coniuge abbandonato. Quando ci sono state ingiustizie che non sono risolte, l’accesso ai sacramenti è particolarmente scandaloso».

Infine, i vescovi osservano che «può essere conveniente che un eventuale accesso ai sacramenti si realizzi in modo riservato, soprattutto quando si prevedono situazioni di conflitto». Ma allo stesso tempo «non bisogna abbandonare l’accompagnamento della comunità perché cresca in uno spirito di comprensione e accoglienza».

Il 5 settembre la risposta del Papa, che si complimenta per il lavoro svolto, «un vero esempio di accompagnamento dei sacerdoti». Poi la frase chiave: lo scritto dei vescovi della regione di Buenos Aires «è molto buono ed esplicita pienamente il senso del capitolo VIII di Amoris laetitia. Non ci sono altre interpretazioni. Sono sicuro che farà molto bene». Francesco, a proposito del «cammino di accoglienza, accompagnamento, discernimento e integrazione», dice: «Sappiamo che è faticoso, si tratta di una pastorale “corpo a corpo” alla quale non bastano mediazioni programmatiche, organizzative o legali, seppure necessarie».

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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