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Il Papa: occorre condannare chi usa la religione per atti di terrorismo

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Vatican Insider - pubblicato il 08/09/16
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E’ necessario «condannare in forma congiunta e netta» il tentativo di usare la religione per «commettere atrocità come il terrorismo» e impegnarsi a favore del dialogo e della convivenza: lo ha sottolineato il Papa in un passaggio del discorso rivolto ai partecipanti al primo incontro del simposio «America in dialogo. La nostra casa comune», che si svolge a Roma, mettendo l’accento sulla necessità di un impegno comune delle fedi per la tutela del creato e rimarcando, più in generale, che «l’uomo e la donna di fede sono chiamati a difendere la vita in tutte le sue tappe, l’integrità fisica e le libertà fondamentali, come la libertà di coscienza, di pensiero, di espressione e di religione». 

«Le nostre tradizioni religiose sono una fonte necessaria di ispirazione per promuovere una cultura dell’incontro», ha detto il Papa. «E’ fondamentale la cooperazione interreligiosa, basata sulla promozione di un dialogo sincero e rispettoso. Se non esiste il rispetto reciproco, non esisterà dialogo interreligioso, è la base per poter camminare insieme e affrontare le sfide», ha proseguito il Papa, che ha ricordato l’epoca nella quale, da bambino a Buenos Aires, i preti erano ostili ai protestanti, un tempo «grazie a Dio» superato.  

«Questo dialogo è fondato nella propria identità e nella fiducia reciproca che nasce quando sono capace di riconoscere l’altro come dono di Dio e accetto che ha qualcosa da dirmi. Ogni incontro con l’altro è un piccolo seme: se lo innaffio in modo assiduo e rispettoso, con verità, crescerà un albero con le fronde, molti frutti, dal quale tutti potranno cibarsi e alimentarsi, nessuno escluso, e tutti formeranno parte di un progetto comune, unendo i propri sforzi e le proprie aspirazioni. In questo cammino di dialogo, siamo testimoni della bontà di Dio, che ci ha dato la vita. Essa è sacra e deve essere rispettata, non disprezzata. Il credente è un difensore della creazione e della vita, non può rimanere muto o a braccia conserte di fronte a tanti diritti annichiliti impunemente. L’uomo e la donna di fede sono chiamati a difendere la vita in tutte le sue tappe, l’integrità fisica e le libertà fondamentali, come la libertà di coscienza, di pensiero, di espressione e di religione. E’ un dovere che abbiamo perché crediamo che Dio è l’artefice della creazione e noi strumenti nelle sue mani per far sì che tutti gli uomini e le donne siano rispettati nella loro dignità e possano realizzarsi come persone. Il mondo costantemente ci osserva come credenti per vedere quale è il nostro atteggiamento di fronte alla casa comune e i diritti umani. Ci chiede che collaboriamo fra noi e con gli uomini di buona volontà che non professano alcuna religione affinché diamo risposte effettive alle tante piaghe del nostro mondo, come la guerra e la fame, la miseria che affligge milioni di persone, la crisi ambientale, la violenza, la corruzione e il degrado morale, la crisi della famiglia, dell’economia, e soprattutto la mancanza di speranza. Il mondo di oggi soffre e ha bisogno del nostro aiuto, lo sta chiedendo. Vi rendete conto – ha aggiunto il Papa a braccio – che questo è anni luce distante da qualsiasi concezione proselitistica?». 

«Purtroppo – ha sottolineato Francesco – constatiamo con dolore che a volte il nome della religione viene usato per commettere atrocità, come il terrorismo, e seminare paura e violenza e, di conseguenza, le religioni sono segnalate come responsabili del male che ci circonda. E’ necessario condannare in forma congiunta e netta queste azioni abominevoli e prendere le distanze da tutti coloro che cercano di avvelenare gli animi, dividere e distruggere la convivenza. Bisogna mostrare i valori positivi insiti nelle nostre tradizioni religiose per promuovere un solido contributo di speranza. Per questo motivo sono importanti gli incontri come quello di oggi. E’ necessario condividere i dolori e le speranze, per poter camminare insieme, prendersi cura l’uno dell’altro, e anche della creazione, della difesa e della promozione del bene comune. Che bello sarebbe lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato!». 

Il primo Incontro «America in dialogo. La nostra casa comune» si è concentrato, ieri e oggi, sull’enciclica ecologica del Papa Laudato si’, e Francesco ha ribadito l’importanza della «ecologia integrale». «La fede in Dio ci porta a riconoscerlo nella sua creazione, a comprendere che essa è frutto del suo amore nei nostri confronti, e ci chiama a curarla e proteggerla. Per questo è necessario che le religioni promuovano una vera educazione, a tutti i livelli, che aiuti a diffondere un atteggiamento responsabili e attento verso le esigenze della cura del nostro mondo e, in particolare, proteggere, promuovere e difendere i diritti umani», ha proseguito il Papa citando la sua lettera.  

«Per esempio – ha aggiunto a braccio – una cosa interessante sarebbe che ognuno dei partecipanti si domandi come nel suo paese, nella sua città, nel suo ambiente, o nella sua fede, nella sua comunità religiosa, nelle scuole, tutto questo è stato fatto proprio. Credo che in questo siamo ancora a livello di asilo nido… Bisogna far propria la responsabilità, non solo come materia ma come coscienza, in una educazione integrale».  

Il simposio, iniziato ieri presso l’Auditorium Agostinianum, è promosso dalla Organizzazione degli Stati Americani (Oea), il cui portavoce è Sergio Jellinek, e dall’Istituto del Dialogo Interreligioso di Buenos Aires (Idi), i cui referenti per l’evento sono stati il sacerdote argentino Guillermo Marco, ex portavoce di Jorge Mario Bergoglio all’epoca in cui era arcivescovo della capitale argentina, il saggio musulmano Omar Abbud, suo amico di lunga data, e il rabbino Daniel Goldman. All’evento ha collaborato anche il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Francesco, che ha sottolineato il fatto che questo appuntamento cade durante il Giubileo della misericordia, ha messo in luce il fatto che questo primo incontro «America in dialogo» è un’iniziativa importante non solo per il Continente americano, ma per tutto il mondo, ed ha incoraggiato il progetto di un istituto di dialogo che abbracci l’intero continente americano. 

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