Tutto nasce in occasione della festa di San Valentino 2016, con la diffusione di un depliant delle diocesi di Tarbes e Lourdes, che recitava: “Un week-end per le coppie. Venite a Lourdes per dirvi: ti amo“.
L’immagine è quella di un uomo e di una donna che si tengono per mano, specificando che tutte le coppie, ma proprio tutte sono invitate sabato e domenica a raggiungere il santuario: anche quelle gay.
È stato Thierry Castillo, economo dell’istituzione e uno dei suoi più influenti dirigenti, a specificare: «L’appello è indirizzato a tutte le coppie: sposate, non sposate, omosessuali e così via», precisando comunque che «non sarà impartita una benedizione».
COME BERNARDETTE E LA VERGINE
Padre André Cabes, rettore del santuario, ha detto: «Il miracolo di Lourdes è quello di un incontro, di Bernadette Soubirous con la Vergine: in questo senso – ha affermato – vogliamo celebrare degli incontri».
A rincarare la dose il portavoce stesso del santuario, David Torchala: «A noi non importa sapere chi sono le persone che verranno, non sta a noi giudicare. Quest’iniziativa punta a estendere l’amore di Dio a tutti. È una première, è vero, giustificata dallo slancio dato dal Papa a questo Giubileo» (Tgcom.it, 16 febbraio).
IL MATRIMONIO DI TORINO
Fin qui l’antefatto, ovvero l'”apertura” di Lourdes alle coppie omosessuali. Domenica 7 agosto Avvenire ha dato spazio alla notizia di due persone con tendenze omosessuali, cattolici, che vivono insieme da 50 anni, uniti civilmente a Torino grazie alla nuova legge Cirinnà. Per festeggiare il matrimonio civile si recano in pellegrinaggio proprio a Lourdes.
“NESSUNA BLASFEMIA”
Potevano andarci? Oppure no? Si tratta di una notizia “normale”, tanto più se diffusa sulle colonne di un autorevole quotidiano cattolico che fa capo ai vescovi italiani?
Una serie di lettori scrivono, perplessi, al direttore Marco Tarquinio, che replica (3 settembre): «Sono convinto che ai cristiani sia chiesto qualcosa in più della “civiltà” formale delle proprie opinioni, anche e soprattutto se ci si avventura a giudicare la vita e la fede degli altri. Quando sento di cadere anch’io in questa tentazione, vado a rileggermi un passo del Vangelo di Matteo (7, 1-11) che penso sia utile non solo a me. In particolare, mi chiedo: ma come si fa, in assoluto, e senza sapere nulla della vita di quelle altre persone, a condannare come “blasfema” un’intenzione di pellegrinaggio a Lourdes per ringraziare di ciò che si è avuto nel corso della propria esistenza? E come si fa a immaginare e porre, noi, limiti all’amore di Maria, madre di Dio e madre nostra?».
“A LORO AUGURO OGNI BENE”
E ancora, prosegue Tarquinio, «come si fa a considerare “politicamente corretta” la scelta di registrare ciò che quasi tutti gli altri mass media hanno taciuto. E cioè il fatto che due persone omosessuali parlino apertamente della propria fede cattolica e dicano cose seriamente controcorrente rispetto alla note e sbagliate rivendicazioni dei movimenti politici gay sul “diritto” ad avere figli a ogni costo con utero in affitto, stepchild adoption e quant’altro? Io a due persone così – che sono credenti, vivono assieme da oltre mezzo secolo e liberamente si misurano con l’esigente via che la Chiesa (CCC 2359) indica agli omosessuali – auguro ogni bene e dedico a mia volta una preghiera».
“CHI SONO IO PER GIUDICARLA?”
Tarquinio cita Papa Francesco che, in una risposta divenuta subito celebre data il 29 luglio 2013 ai giornalisti presenti sul volo di ritorno dalla Gmg brasiliana, aveva affermato: «Se una persona è gay, e cerca Dio, e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?».
BONTA’ E MENZOGNE
Seconda la Nuova Bussola Quotidiana (6 settembre), l’analisi di Avvenire è «una scelta di far passare come normale una evidente novità».
Il giudizio è critico: «Tutta l’ondata di bontà cristiana che emana dalle parole misericordiose del direttore di Avvenire, è in realtà fondata su una serie di menzogne», «nessuno dei lettori ha inteso giudicare i due anziani signori con tendenze omosessuali che sono andati in pellegrinaggio a Lourdes (peraltro di persone omosessuali che vanno a Lourdes ogni anno ce ne sono tante). Né la Chiesa ha inteso mai giudicare le persone. Tanto è vero che la Chiesa ha da sempre indicato i santi, per nome e cognome, mai ha elencato i dannati».
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“NON POSSONO ESSERE UN BENE”
Ma le situazioni oggettive, secondo il quotidiano diretto da Riccardo Cascioli, «sì che devono essere giudicate. Se un’azione è considerata un male, resta un male a prescindere dalle intenzioni e da come andrà a finire l’ultimo giorno per chi il male ha commesso. Se l’adulterio è un peccato grave, oggettivo, non può mai diventare un bene. Così è per le unioni fra persone dello stesso sesso. Almeno fino ad oggi».
UN’ALTRA VISIONE DEL “NON GIUDICARE”
Il riferimento è alle parole del Papa: «Il dovere di “non giudicare le persone” è solo un diversivo per spostare il discorso e far tacere i critici. Pensiamo infatti se invece di due anziani omosessuali che vivono insieme da 50 anni, ad annunciare il pellegrinaggio a Lourdes fossero stati un 40enne e una ragazza 13enne consensualmente conviventi, alla ricerca di una benedizione; oppure un padre e una figlia uniti in un rapporto pubblico incestuoso che intendono consacrare alla Madonna la loro unione. Forse che il direttore di Avvenire avrebbe usato le stesse parole di misericordia e incoraggiamento? O magari avrebbe almeno ammonito i protagonisti dal non strumentalizzare la Madonna per far passare come legittimo ciò che legittimo non può essere?»
Il finale è al vetriolo. Per la Nuova Bussola Quotidiana «è soltanto il solito tentativo di promuovere le unioni omosessuali, usando una cosa seria e grande come la Misericordia a mo’ di ipocrita paravento per meschine operazioni ideologiche e personali».
PAPA FRANCESCO SUGLI OMOSESSUALI
Fin qui il dibattito sui giornali. Ma qual è la posizione ufficiale della Chiesa? Nel dettaglio, Papa Francesco in Amoris Laetitia ribadisce l’attenta cura e attenzione che la Chiesa deve dimostrare nei confronti delle persone omosessuali (i matrimoni omosessuali sono comunque stigmatizzati).
Come già scritto nel suo libro “Il nome di Dio è misericordia” quando disse che i gay «vanno accolti e non giudicati», anche nell’Esortazione Apostolica si mostra come una sorta di “genitore” nei loro confronti. «Con i Padri sinodali ho preso in considerazione la situazione delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale, esperienza non facile né per i genitori né per i figli. Perciò desideriamo anzitutto ribadire che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare “ogni marchio di ingiusta discriminazione” e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza» (Aleteia, 8 aprile 2016).
IL SINODO DEI VESCOVI SUGLI OMOSESSUALI
La Relatio Sinodo (76) aveva invece fatto riferimento a famiglie con persone omosessuali al suo interno ed evidenziato: «La Chiesa conforma il suo atteggiamento al Signore Gesù che in un amore senza confini si è offerto per ogni persona senza eccezioni (MV, 12). Nei confronti delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale, la Chiesa ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, vada rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4). Si riservi una specifica attenzione anche all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale».
GARANTIRE SPAZI DI FRATERNITA’
Sempre durante i lavori del Sinodo, scrive Vatican Insider (13 ottobre 2014) nella “relatio post disceptationem”, la relazione intermedia a cura del cardinale relatore Peter Erdo, è stato sottolineato che le persone omosessuali «hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana: siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità?» (paragrafo 50).
Inoltre, continuava il documento, «senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners. Inoltre, la Chiesa ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli» (paragrafo 52).
IL MAGISTERO SUGLI OMOSESSUALI
La Congregazione per la dottrina della fede, nella Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica per la cura pastorale delle persone omosessuali del 1986, art. 10, recita: «Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Tuttavia, la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata».
All’ Art 13 si ribadisce che «la particolare sollecitudine e la buona volontà dimostrata da molti sacerdoti e religiosi nella cura pastorale per le persone omosessuali è ammirevole, e questa Congregazione spera che essa non diminuirà. Tali ministri zelanti devono nutrire la certezza che stanno seguendo fedelmente la volontà del Signore, allorché incoraggiano la persona omosessuale a condurre una vita casta, e ricordano la dignità incomparabile che Dio ha donato anche ad essa».