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Dio mi perdonerà se confesso un’altra volta gli stessi peccati?

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Julio de la Vega-Hazas - pubblicato il 07/09/16
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Risposta a un dubbio di un lettore di Aleteia sulla confessioneBuongiorno, ho una domanda da porre: viene perdonato il peccato se cadiamo molte volte sempre nello stesso, e anche se cerchiamo di evitarlo ci ricadiamo senza volerlo?
(domanda inviata alla pagina web di Aleteia)

Dio perdona sempre il peccatore pentito. Se il pentimento è sincero, non c’è limite al numero di volte in cui si può ricevere il perdono nel sacramento della Penitenza, e questo non cambia se si ripete lo stesso tipo di peccato. Con questo si potrebbe pensare di aver risposto al dubbio, ma conviene chiarire alcune cose, perché la formulazione della domanda non è molto precisa.

Bisogna innanzitutto segnalare che in realtà non c’è peccato “senza volerlo”. C’è sempre un intervento della volontà, altrimenti non si può parlare di “peccato”.

Quello che accade in realtà è che l’essere umano dipende molto – ovviamente più di quanto in genere siamo disposti ad ammettere – dalle abitudini. Queste, a seconda del fatto che siano positive o negative, facilitano o ostacolano il comportamento corretto. Quando sono moralmente positive si chiamano virtù, altrimenti vizi. La reiterazione del peccato produce vizi. Il vizio indebolisce la volontà, inclinando alla reiterazione del peccato e indebolendo la capacità di opporsi ad esso. E la reiterazione rafforza il vizio. Si spiega bene, così, l’origine dell’espressione “circolo vizioso”. Se ne può tuttavia uscire se si conta sulla grazia divina, includendo ovviamente quella ricevuta nel sacramento della Penitenza. È una lotta interiore in cui in genere ci sono alti e bassi, ma quando c’è la volontà di impegnare i mezzi e la pazienza necessaria si finisce per vincere. Bisogna però tener conto del fatto che ci vuole tempo.

Ogni confessore con un minimo di esperienza lo sa, e sa distinguere bene tra la mancanza di proposito di emendamento – che renderebbe invalida la confessione – e la previsione che, anche se ci si vuole emendare davvero, possano verificarsi delle ricadute, forse anche dopo poco tempo. Il penitente deve capire questo e altre due cose: la prima è che non è la confessione propriamente detta che favorisce il perdono dei peccati, ma la contrizione per questi ultimi manifestata nella sua accusa; la seconda è che la contrizione non è incompatibile con l’indebolimento della volontà prodotto dal vizio né con il pronostico poco favorevole per via di questa. Si potrebbe forse aggiungere che per evitare l’autoinganno e la disperazione in situazioni di questo tipo – a volte può mancarci l’oggettività – è raccomandabile avere un confessore fisso che ci possa davvero aiutare.

Potrebbe accadere che un vizio, anziché “conformarsi” all’indebolire la volontà, arrivi ad annullarla? Sì, potrebbe succedere, ma allora siamo già nel campo della patologia e servirebbe un aiuto specializzato, soprattutto medico, per risolvere il problema. Ce lo ricordano termini come alcolismo o ludopatia. Se le cose arrivano a questi estremi, il desiderio sincero di superare il problema passa per il fatto di cercare e accettare questo aiuto.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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