separateurCreated with Sketch.

“Così ho analizzato la scrittura di Madre Teresa”

whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Vatican Insider - pubblicato il 05/09/16
whatsappfacebooktwitter-xemailnative

Nel 1989 mi è stata data la scrittura di madre Teresa da un amico che l’ha conosciuta personalmente e che mi disse di essere incuriosito da cosa sarebbe emerso dallo studio della sua grafia. Infatti, circolavano opinioni contrastanti tra un carattere generoso e, a detta di una giornalista, una persona vincolata dal danaro. Nulla di più errato! Madre Teresa risultava persona spontanea, limpida e scevra da ogni interesse materiale.  

Ecco il profilo che feci allora:  

Il volto e la scrittura di madre Teresa di Calcutta mettono in risalto l’armonia che ella ha sempre espresso, riuscendo a conciliare “il dire” con il “fare”. 

Le rughe sul viso simboleggiano i solchi della terra, lasciati dall’aratro, quando passa sul terreno perché vi sia posto il seme. Ella in questo modo personifica la Grande Madre Terra e nel suo volto c’è proprio colei che nutre, che accoglie e che fa fermentare il seme affinché nasca il frutto. 

Madre Teresa esprime questa sua natura anche col sorriso, sempre in accordo con lo sguardo: entrambi schivi e composti, ma insieme accoglienti e intensi.  

Il carattere aperto di madre Teresa la rende propensa a ricevere e a dare: un ascolto attivo che può guarire e risanare l’intera umanità. 

La grafia, con le sue forme tondeggianti, con il gesto chiaro, sicuro e scorrevole dichiara generosità, accoglienza e altruismo, ma anche fermezza. La pressione, che fa scorrere la penna sul foglio in modo fluido, indica una sana energia psicofisica che le permette, insieme alle doti cognitive, di affrontare e superare gli ostacoli e le difficoltà che la realtà le presenta ogni giorno. 

Il tratto delle “T”, staccato dall’asta della lettera, un po’ sopraelevato, è il segnale di un meccanismo di difesa che l’ha spinta a distinguersi nel bene, ad elevarsi con umiltà, ma anche con durezza, tenacia e fermezza là dove occorre, soffocando così l’innato orgoglio o, meglio, mettendolo a servizio dei più umili e bisognosi. Come si vede, anche il limite può diventare luce e forza se ben indirizzato. 

*Evi Crotti è psicopedagogista, giornalista e scrittrice. 

Tags:
Top 10
See More