Vi è capitato di non trovare in voi stessi l‘ubi consistam, l’aggancio all’Essere, di sentirvi vittime del vostro istinto e di una immediatezza sterile? In caso affermativo, vi propongo una via di guarigione sulla base dei tre cantici della preghiera delle ore, il Benedictus, il Magnificat e il Nunc dimittis, che ci accompagnano ogni giorno affidandoci un messaggio ben preciso.
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Il Benedictus, l’inno intonato da Zaccaria nel momento in cui riacquista la parola, è un’esplosione di gioia per la visita che il Signore fa al suo popolo. Se Dio si affaccia nella storia, una nuova prospettiva rimette ogni cosa in discussione.
Il Magnificat esprime l’esultanza dell’anima che ha toccato con mano i benefici della visita. Qui il rovesciamento dei criteri è proclamato in termini espliciti: è la rivoluzione della fede, più autentica e profonda di qualsiasi iniziativa umana.
Il Nunc dimittis indica la disponibilità a lasciarsi portare dal Signore senza resistenze, a scivolare su un piano diverso di esperienza personale.
È questo il verbo decisivo: scivolare. Non si tratta di decidere qualcosa a tavolino; la svolta della vita non avviene a comando. Significa, invece, farsi prendere per mano da Gesù, per accedere alla dimensione vitale dello spirito: il bello, il buono, il vero; la tenerezza, l’amore, il perdono, sono lì che aspettano la nostra presa di coscienza, l’adesione alla vera identità, all’immagine che il Padre si è fatta di noi.
È un cammino segnato da tre cantici: ci ricordano ogni giorno che il Signore ci fa visita, rivoluziona l’esistenza e ci chiede un abbandono fiducioso: credere non è uno sforzo titanico, una conquista umana; non è un arrovellarsi il cervello o uno stringere i denti per salire su una vetta irraggiungibile; credere è un lasciarsi scivolare nel mondo incantato dello spirito, dove tutto è come Dio lo vuole.