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Hinder: “Nello Yemen non è finita la sofferenza delle suore”

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Vatican Insider - pubblicato il 02/09/16
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 Non poteva mancare alla canonizzazione di Madre Teresa. Non poteva mancare anche per rendere omaggio attraverso alla Madre alla testimonianza di Anselm, Marguerite, Reginette e Judit, le quattro Missionarie della Carità uccise ad Aden lo scorso 4 marzo.

E’ arrivato a Roma monsignor Paul Hinder, il frate cappuccino svizzero che è il vicario apostolico dell’Arabia Meridionale, la “diocesi” sotto la cui giurisdizione si trova lo Yemen. E subito – al convegno “Madre Teresa. La misericordia per l’Asia e per il mondo”, promosso dall’agenzia AsiaNews all’Università Urbaniana – ha portato le notizie più aggiornate sulle Missionarie della Carità tuttora presenti nello Yemen, “un Paese dove  – spiega – non c’è sicurezza per nessuno, dove sette milioni di persone muoiono affamate e non è questione di essere cristiani o musulmani, è il volto della guerra”.

Prima del sanguinoso assalto islamista costato la vita alle quattro suore e ad altre dodici persone le Missionarie della Carità ad Aden contavano quattro comunità. Oggi ne sono rimaste solo due, quella di Sanaa a quella di Hodeidah: “La comunità che si trovava a Taiz ha dovuto lasciare la casa – racconta monsignor Hinder -. Si trovava in mezzo alle due parti in guerra, hanno dovuto trasferirsi a Sanaa con le persone che assistevano”. Ma anche lì la situazione resta difficile. Ed è aggravata da una sofferenza particolare: “Abbiamo difficoltà a far entrare un sacerdote e altre suore – spiega il vicario apostolico -. L’unico rimasto era padre Tom, rapito il giorno che sono state uccise le suore; non sappiamo neppure se sia ancora vivo. Abbiamo un prete pronto a partire, ma non gli danno il visto, l’aeroporto di Sanaa è irraggiungibile. Ci troviamo quindi in una situazione in cui le sorelle vivono da mesi senza l’Eucaristia. E posso immaginare il dolore che questo fatto crea loro”. Va ricordato che in ogni posto in cui veniva aperta una nuova casa – anche nelle zone più a rischio – Madre Teresa poneva sempre come unica condizione la presenza di un sacerdote, dal momento che ogni giornata delle Missionarie della Carità inizia con l’adorazione eucaristica.

Monsignor Hinder ha infine rivelato altri due dettagli sulla comunità di Aden. Ha raccontato che sister Sally, la suora sopravvissuta al massacro, gli aveva espresso subito l’intenzione di ritornare nello Yemen. “Voglio tornare, appena posso e appena mi dai il permesso”, gli aveva detto pochi giorni dopo la morte delle consorelle. “Questo zelo – ha commentato il presule – rispecchia il “virus” che è stato immesso nella congregazione dalla fondatrice”. Infine il vicario apostolico dell’Arabia Meridionale ha raccontato che è stato un cristiano locale a dare sepoltura alle suore, “assumendosi un grande rischio, perché nessuno di noi poteva entrare”. “Spero un giorno di poter andare – ha concluso – celebrare i riti funebri e aprire anche un santuario lì”.
  

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