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Egitto, accordo sulla legge per la costruzione delle Chiese

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Vatican Insider - pubblicato il 25/08/16
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Dopo giorni di tensioni tra la Chiesa copta e il governo egiziano si sblocca la questione della legge sulla costruzione e il restauro delle chiese, il provvedimento più atteso dai cristiani del Cairo. Ieri sera il Sinodo della Chiesa copta – dopo una serie di incontri con il presidente al Sisi e il primo ministro Sherif Ismael – ha dato il suo assenso a quella che definisce «una proposta di compromesso». Solo pochi giorni fa, infatti, erano stati proprio i copti a definire «inaccettabili» e «del tutto inattuabili» gli ultimi emendamenti che il governo aveva inserito nella bozza del provvedimento da sottoporre al parlamento. 

La questione della legge sulle chiese è un nodo cruciale per la questione del rapporto tra cristiani e musulmani oggi in Egitto. Originariamente, infatti, era il sultano autonomamente a concedere ai copti la possibilità di costruire i propri luoghi di culto. Dal 1934, però, erano state poi imposte dieci severe condizioni per il rilascio di questo permesso che di fatto – durante i decenni – sono state utilizzate sempre più spesso per limitare la libertà religiosa dei cristiani. Basti pensare che pur essendo circa il 10 per cento della popolazione i cristiani in Egitto hanno solo 2869 chiese contro le 108mila moschee. Per questo motivo la nuova Costituzione approvata nel 2014 – che ha abrogato quella voluta due anni prima dai Fratelli Musulmani – prevede espressamente che il parlamento approvi una nuova legge, per rendere effettivo il diritto ai luoghi di culto. 

In questi due anni, però, i salafiti non hanno mancato di fare pressioni perché le norme siano le più restrittive possibili. Soprattutto nel distretto di Minya – quello più colpito dalle devastazioni delle chiese nei disordini seguiti alla deposizione di Mohammed Morsi – vi sono state anche recentemente nuove violenze scatenate dalla semplice voce che i cristiani intendessero costruire una nuova chiesa. Anche per questo si è arrivati all’ultima bozza che ha suscitato grosse preoccupazioni nella Chiesa copta: in particolare ha fatto discutere l’ampia discrezionalità che veniva lasciata alle autorità di sicurezza nella decisione sul rilascio dei permessi. Il timore era che questa leva – soprattutto lontano dal Cairo – potesse essere utilizzata per nuove restrizioni. A questo si aggiunge tutto il problema delle chiese «abusive», costruite senza un permesso che costantemente veniva rifiutato, e le difficoltà burocratiche per la loro regolarizzazione.  

Alla fine il Sinodo della Chiesa copta ha comunque accettato le rassicurazioni e dunque il provvedimento andrà ora in discussione in parlamento. Il Sinodo ha motivato l’assenso definendo la legge «un passo avanti» e specificando che nei primi anni dell’applicazione verificherà che le norme siano davvero «efficaci e rispettose dei diritti degli altri». 

Pur apparendo la ratifica in parlamento un fatto abbastanza scontato, ora resta però il timore che le frange più fanatiche del mondo islamista egiziano rispondano con la violenza a questo risultato raggiunto. Proprio ieri un assalitore armato di coltello è stato ucciso da una guardia di sicurezza all’esterno della chiesa di Santa Maria nel quartiere di Nozha alla periferia del Cairo. Un segnale inquietante di come la violenza contro i cristiani anche in Egitto continui comunque a covare sotto la cenere. 

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