Più di 150 anni fa, il 9 ottobre 1859, in una piccola cittadina del Wisconsin, nella Kewaunee County, parte nord orientale degli Stati Uniti, la Vergine Maria apparve ad una giovane immigrata dal Belgio, Adele Brise.
Un evento che richiama da vicino la storia di Bernadette Soubirous nella grotta di Massabielle a Lourdes: l’età giovanile delle protagoniste (14 anni Bernadette, 28 Adele), le modalità e i contenuti dei messaggi mariani («sono la Regina del Cielo che prega per la conversione dei peccatori e ti chiedo di farlo anche tu»), lo scetticismo delle autorità ecclesiastiche. Ma c’è una differenza: se Bernadette venne canonizzata da papa Pio XI nel 1933 (patrona degli ammalati e festa liturgica il 16 aprile), se Lourdes è uno dei luoghi più conosciuti e frequentati di pellegrinaggio mariano, la giovane Adele, nata nel 1831 nel borgo di Dion-le-Val e trasferitasi negli Stati Uniti insieme a tante famiglie provenienti in quegli anni da Belgio e Germania, resta ancora pressoché sconosciuta a noi europei. O almeno lo era fino allo scorso 15 agosto, festa dell’Assunta (in USA giorno lavorativo e non festa di precetto) quando il luogo delle apparizioni è stato dichiarato dalla conferenza episcopale «santuario mariano nazionale», che va ad aggiungersi agli oltre settanta esistenti, come notava padre Michael Flynn del segretariato per il Culto Divino.
«National Shrine of Our Lady of Good Help» in Champion (Nostra Signora del Buon Aiuto) è la denominazione ufficiale del nuovo santuario così com’è stata annunciata da monsignor David L. Ricken, 12° vescovo di Green Bay, diocesi suffraganea di Milwaukee, nel corso dell’omelia della tradizionale celebrazione (con processione e recita del rosario) che si tiene da decenni nella chiesa costruita sul luogo delle apparizioni (formalmente approvate nel 1992 dal vescovo locale che aveva affidato il santuario alla congregazione dei padri della Misericordia). Presenti anche l’arcivescovo di Milwaukee, monsignor Jerome E. Listecki e numerosi preti e religiosi della zona, oltre 1500 fedeli hanno espresso la propria commozione per l’avvenuto riconoscimento.
«Sono profondamente grato per la fede, la devozione e l’impegno di tutti coloro che in passato sono stati custodi di questo luogo sacro tramandando la storia di Adele Brise», ha detto il vescovo Ricken durante l’omelia, sottolineando la fede semplice sì, ma viva, di quanti si sono recati per decenni in pellegrinaggio a Champion.
Il 30 aprile 2015, Ricken aveva inviato domanda alla commissione episcopale per il Culto Divino ritenendo il luogo idoneo ai requisiti richiesti dalle norme approvate nel 1992 dai vescovi degli Stati Uniti (luogo di pellegrinaggio da almeno 10 anni, sede di autentica devozione basata sulla tradizione della Chiesa, autorizzazione del vescovo diocesano, facilità di accesso e presenza di strutture adeguate per i pellegrini, offerta di celebrazioni liturgiche, momenti di preghiera e sacramento della riconciliazione in diverse lingue, ma non sede parrocchiale, né di celebrazione di battesimi, matrimoni o funerali).
Da Walter Fontana, amministratore del santuario i dati sulla provenienza dei pellegrini: oltre 90 paesi, dall’Asia (Birmania, Cina, India, Siria e Vietnam) all’Africa (Etiopia, Kenia e Sud-Africa), Centro America e America Latina e molti paesi europei, in particolare Irlanda e Russia. Scarsi gli italiani.
A fronte di numerose persone che dal nostro Paese (per turismo o lavoro) si recano a visitare gli Stati Uniti, la loro presenza in chiese e santuari è ridotta (e dire che il genio italiano si ritrova in diverse costruzioni sacre, come la nuova cattedrale di San Francisco, la «St. Mary of the Assumption» nei pressi di Japantown, che porta tra gli altri le firme degli architetti Pierluigi Nervi e Pietro Belluschi).
Ora, se la devozione in terra nordamericana parla spesso il linguaggio della Vergine della Guadalupe (la cui immagine si ritrova in case, negozi, talvolta associata alle fotografie dei caduti in Iraq o Vietnam), è molto viva anche la presenza dei fedeli nei luoghi di preghiera tipici della Nazione.
Il «National Shrine of the Immaculate Conception» sulla Michigan Avenue di Washington D.C. è una delle mete più frequentate (spesso sede di prestigiosi concerti) anche perché Maria Immacolata è patrona d’America. Ma nella capitale federale si trova anche il recente santuario dedicato a san Giovanni Paolo II che dal prossimo 16 settembre (e fino al 31 marzo 2017) ospiterà una mostra dedicata a san Thomas More.
Assai conosciuto poi il santuario dedicato alla prima cittadina degli Stati Uniti dichiarata santa nel 1975 da papa Paolo VI – Elizabeth Ann Seton sposa e madre di 5 figli, vedova a 29 anni e fondatrice di una congregazione religiosa, le Suore della Carità di san Giuseppe attive durante la Guerra Civile – che si può visitare sulla collina della storica cittadina di Emmitsburg in Maryland, ai confini con la Pennsylvania.
O quello che si può incontrare a Fonda, nello stato di New York (sulla strada che conduce alle cascate del Niagara) e che in questi ultimi anni vede moltiplicarsi i fedeli per via della canonizzazione nel 2012 voluta da papa Ratzinger della prima nativa americana assunta agli onori degli altari, Kateri Tekakwitha, la santa degli indiani o il «giglio degli Irochesi».
A Philadelphia si visita invece il santuario dedicato a St John Neumann, quarto vescovo della città, mentre a Chicago quello intitolato a santa Francesca Cabrini patrona degli immigrati.
Tra gli altri luoghi mariani meritano di essere ricordati l’«Our Lady of the Snows» (la Madonna delle nevi) situato a Belleville in Illinois (a 15 minuti da St. Louis) o, ancora una volta nello stato di New York l’«Our Lady of Martyrs» ad Auriesville costruito sul luogo dove tre gesuiti francesi, Isaac Jogues, René Goupil e John Lalande, nel 1640 vennero trucidati dalla tribù dei Mohawls e canonizzati nel 1930 insieme ai Martiri canadesi (la Provvidenza ha voluto che lì nelle vicinanze nel 1656 nascesse Kateri Tekakwitha della medesima tribù indiana), oppure il santuario dedicato a «Maria regina dell’universo» a Orlando o a «Nostra Signora della Carità» a Miami, entrambi in Florida.
Un elenco che potrebbe continuare, senza contare i santuari dedicati a santi «europei», da santa Thérèse de Lisieux a santa Rita, da santa Maria Goretti a sant’Antonio di Padova.