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“Il Papa dai cardiologi: senza il cuore non c’è vita”

Vatican Insider - pubblicato il 19/08/16

Gli uni parleranno di ipertensione, colesterolo «cattivo», scompensi e ischemie. L’altro guarderà all’aspetto più sentimentale della questione. Non è un caso che Papa Francesco abbia scelto il congresso della Società Europea di Cardiologia, in programma a Roma dal 27 al 31 agosto, per avvicinare la fede alla scienza. Il Pontefice saluterà gli oltre 35,000 specialisti provenienti da 144 Paesi durante l’ultimo giorno dell’appuntamento scientifico, al termine dell’udienza generale in Vaticano. Il faccia a faccia, che a memoria non ha precedenti, ha un significato più profondo rispetto a quel che appare. Senza cuore non c’è vita e chi con esso è abituato a lavorare e a parlare non può non accomodarsi allo stesso tavolo, in un momento storico delicato come quello in corso. 

Le malattie cardiovascolari prima causa di morte nel mondo  

Dalla Santa Sede non filtrano indiscrezioni su quello che potrebbe essere il tema dell’intervento di Bergoglio. Fausto Pinto, direttore dell’istituto cardiovascolare dell’Università di Lisbona e presidente della Società Europea di Cardiologia, non si sbilancia: «La scelta di partecipare a questo appuntamento testimonia il costante impegno di Papa Francesco nella tutela della salute pubblica e nella lotta all’epidemia delle malattie cardiovascolari, che rappresentano la prima causa di morte nel mondo». Un problema che riguarda tanto i Paesi occidentali (poiché il cibo abbonda) quanto le realtà in via di sviluppo (dove la prevenzione latita). Paradossi scientifici del terzo millennio. È alla parte del mondo più disagiata che penserà il Pontefice nel corso del suo intervento. Secondo Michele Gulizia, direttore della divisione di cardiologia dell’ospedale Garibaldi-Nesima di Catania, «il suo intervento punterà a ribadire i valori della fratellanza, dell’uguaglianza e della solidarietà in un contesto che riunisce persone, prima che specialisti, provenienti da tutto il mondo. La presenza della massima espressione della Chiesa cattolica ha un forte valore simbolico, a prescindere dal credo religioso dei singoli partecipanti al convegno». Mentre in Medio Oriente i conflitti la fanno da padrone, Papa Francesco tenderà simbolicamente la mano nei confronti dei 144 Paesi rappresentati al meeting – tra i più importanti appuntamenti di aggiornamento in cardiologia a livello mondiale – da quasi quarantamila specialisti. «La serenità, il rispetto degli altri e la cultura del dialogo aiutano a mantenere il cuore sano», chiosa Gulizia. 

Salute di base per tutti  

L’incontro, come riferito all’agenzia di stampa «Dire» da Pietro Piccinetti, amministratore unico di Fiera Roma, è nato in maniera spontanea. «Stavo raccontando a monsignor Fisichella che presto avremmo ospitato il congresso annuale della Società Europea di Cardiologia. Queste persone aiutano a salvare ogni giorno altre vite e a livello evangelico avrebbero potuto rappresentare una cassa di risonanza delle parole del Santo Padre. Fisichella ha riportato la conversazione a Francesco, che ha condiviso il messaggio e ha deciso di unirsi a noi». Prima che Bergoglio parli al cuore dei violenti, come a cadenza settimanale fa ormai da mesi, gli specialisti si confronteranno sui temi più caldi del dibattito scientifico in cardiologia. L’obesità, considerata un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, sarà al centro di diversi interventi. Si parlerà anche della correlazione che lega il cuore (pressione sanguigna) e il cervello (declino cognitivo), su cui da secoli si disputa la diatriba tra cardiologi e neurologi relativamente a quale sia la «centrale» della vita dell’organismo umano. E poi il miglioramento dei risultati del trapianto di cuore (a quasi cinquant’anni dal primo intervento simile), il ruolo della crisi economica sulla salute cardiovascolare, lo sviluppo delle nuove tecnologie per la prevenzione e il tele monitoraggio, l’effetto dei disastri naturali sul cuore. Possibile che Papa Francesco voglia riagganciarsi al tema della salute dei migranti, per ribadire che la salute di base non può essere un privilegio per pochi .  

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