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Cari cattolici, attenzione a dove vi portano le discussioni contro l’Islam

Thousands of Muslims gathered to protest against Islamic terrorism shouting "Not in my name" on November 21 2015, Milan. (Photo by Fabrizio Di Nucci/NurPhoto)

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Tom Hoopes - pubblicato il 17/08/16
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I cattolici sono molto meno violenti dei musulmani… se l’aborto non è violentoSono passate tre settimane dall’ultima fatidica intervista rilasciata in aereo da Papa Francesco. In essa equiparava il terrorismo islamico con la violenza domestica nei paesi cattolici e di certo la lettura del contesto non aiuta.

Sembra avvalorare tutti gli appunti fatti dalla sinistra anti-cattolica. Dice: “Ci sono cattolici violenti!”, poi parla in maniera non chiara di “fondamentalisti” prima di utilizzare una bizzarra analogia per spiegare la violenza nella religione: “È come una macedonia di frutta; c’è di tutto”.

Il suo argomento sembra forzato, nella migliore delle ipotesi.

Cattolici che io rispetto profondamente affermano che le parole del Papa siano sbagliate. Dopo tutto, i cattolici non commettono atti di violenza domestica nel nome di Gesù. Le parole del Papa danno alla gente un falso senso di sicurezza, dicono, e questo è pericoloso. Perché?

Primo: perché l’opinione pubblica musulmana dovrebbe preoccuparci. Mentre è vero che solo un piccolo numero di musulmani commette effettivamente atti di terrorismo, sappiamo che un gran numero di musulmani pensa che questa violenza è in qualche modo giustificabile.

Secondo: perché i piani dei musulmani dovrebbero preoccuparci. Altrimenti perché musulmani non violenti sono tolleranti rispetto al terrorismo? Perché vogliono rendere islamico il mondo occidentale.

Terzo: perché edulcorare la verità ci deve preoccupare. E alla fine, non è viltà morale minimizzare il male commesso in nome dell’Islam? Sembra relativismo morale – e questa è la minaccia fondamentale di oggi.

Così, ci si chiede, come è possibile che il Papa abbia detto una cosa del genere? È un pazzo o un bugiardo?

Nessuna delle due. Lui è un umile servo del Signore che sa che nell’era della cultura della morte, si possono fare argomentazioni parimenti forti per temere l’Occidente cristiano così come l’Oriente musulmano. Dopotutto:

Primo: è l’opinione pubblica cattolica sulla violenza domestica finale, l’aborto, a doverci preoccupare.

Mentre un piccolo numero di musulmani è complice del terrorismo, un numero molto considerevole di cristiani è coinvolto o sostiene l’aborto. Secondo uno studio il 65% delle madri che abortiscono è cristiano – e tra le pazienti per l’aborto erano più le cattoliche (28,1%) rispetto a quelle non religiose (27,5%). In un altro sondaggio, una percentuale preoccupantemente alta di cattolici trova l’aborto moralmente accettabile.

Secondo: sono i piani dei cattolici sulla violenza domestica finale, l’aborto, a doverci preoccupare.

E se è vero che l’opinione pubblica musulmana è troppo disposta a tollerare il terrorismo in funzione di un mondo più islamico, è anche vero che l’opinione pubblica cattolica tollera e diffonde l’aborto. I cattolici hanno eletto il presidente Obama, il candidato più pro-aborto della storia: diamine, ha anche avuto un compagno di campagna elettorale cattolico, il nostro vice presidente pro-aborto Joe Biden. Oggi, la violentemente pro-aborto Hillary Clinton e il suo compagno di elezioni “cattolico devoto” hanno un enorme presa tra i cattolici. Verosimilmente continueranno la pratica americana di diffondere la cultura della morte all’estero, rendendo il mondo più simile a noi.

Terzo: è edulcorare la verità sulla violenza domestica finale, l’aborto, a doverci preoccupare.

È la codardia morale del minimizzare il male dell’aborto. La vita dei non ancora nati non è una categoria dispensabile, separata di esseri umani. Ignorare il male dell’aborto è relativismo morale. È esattamente la posizione sbagliata da prendere per quanto riguarda il diritto alla vita.

Papa Francesco ha concluso il suo intervento sull’aereo così: “Non credo che sia giusto identificare l’Islam con la violenza. Questo non è né giusto né vero”.

Ha assolutamente ragione. Né è giusto identificare il cattolicesimo con la violenza. La verità su entrambe le religioni è più complicata rispetto alle nostre caricature.

Come reagirebbe questa donna musulmana, che aiuta i cristiani vittime del terrorismo, se il Papa avesse detto che la sua religione è intrinsecamente violenta? Una donna come lei potrebbe stare sulla strada della conversione al cristianesimo come tanti musulmani – ma ciò non accadrebbe se il papa l’avesse accusata di ospitare sentimenti violenti che lei sa di non avere.

E come reagirebbero i rifugiati musulmani che hanno fatto dei doni per questo autore di Aleteia – nonostante la loro povertà – se sentissero il Papa etichettarli come violenti nel cuore? Starebbe dicendo loro che sono proprio come gli uomini la cui violenza li ha resi senza casa. E se gli credessero? Le osservazioni del Papa non potrebbe aiutarli a radicalizzarsi?

Una dichiarazione forte del Papa che equipari l’Islam con la violenza è il desiderio più ardente dell’ISIS. La loro è una mentalità arretrata fissata su un passato glorioso per distrarli dalla loro patetica attualità. Amerebbero il fatto di essere citati dal papa e si convaliderebbe la loro fantasia che li porta a pensare che sono titani in una lotta mortale in tutto il mondo contro “il Popolo della Croce”.

Scusate ragazzi, il nostro Papa è più intelligente di così.

Egli è anche troppo intelligente per allontanare i veri problemi del Medio Oriente. Nel mio libro What Pope Francis Really Said cito le altre parole che Francesco ha detto: la “cristianofobia” musulmana è un fenomeno molto peggiore dell'”islamofobia” cristiana, i leader musulmani dovrebbero impegnarsi di più nel condannare la violenza e il terrorismo rappresenta una III guerra mondiale frammentaria.

Semplicemente non vuole essere parte della cultura della morte occidentale, che è macchiata come lo scarlatto con la vergogna delle decine di milioni di aborti l’anno, e definire gli orientali in base alle azioni di alcuni terroristi.

[Traduzione a cura di Valerio Evangelista]

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