Recentemente sui media si è molto speculato sul fatto che Cina e Santa Sede stiano per raggiungere un accordo storico sulla questione cruciale della nomina dei vescovi. Ciò ha provocato reazioni differenti all’interno e all’esterno della Cina continentale.
Il cardinale John Tong, vescovo di Hong Kong, ha riflettuto a fondo su ciò e ieri ha pubblicato un articolo molto importante in cinese, inglese e italiano sull’argomento in cui commenta anche le questioni e le critiche che sono state sollevate sul dialogo sino-vaticano e illustra come interpreta la situazione.
Egli inizia l’articolo ricordando che a partire «dalla fondazione della nuova Cina nel 1949» quando i comunisti (non ha usato questo termine) salirono al potere ed espulsero il rappresentante pontificio nel 1951 «l’unità tra la Chiesa Cattolica in Cina e la chiesa universale è diventata sempre più difficile».
Ora le cose stanno cambiando, egli scrive, e «fortunatamente dopo aver lavorato per molti anni al problema, la Chiesa Cattolica ha gradualmente guadagnato la riconsiderazione da parte del governo cinese che è ora disposto a raggiungere un’intesa con la Santa Sede sulla questione della nomina dei vescovi nella Chiesa Cattolica in Cina e a ricercare un piano reciprocamente accettabile».
Egli ha affermato che lo scopo di tale intesa è duplice: «Non danneggiare l’unità della Chiesa Cattolica e i diritti essenziali del Pontefice Romano di nominare vescovi», e «non consentire che il diritto del papa di nominare vescovi venga considerato un’interferenza negli affari interni della Cina».
In questo articolo, il cardinale affronta non solo tali questioni ma anche la situazione dei vescovi illegittimi, quelli che hanno chiesto la riconciliazione con il Papa e i pochi che non l’hanno fatto, la situazione dei vescovi sotterranei e il loro riconoscimento da parte di Pechino, la questione della Conferenza dei vescovi in Cina (che non è riconosciuta da Roma dato che i vescovi sotterranei sono esclusi) e la sorte di quelli nelle carceri.
Egli cerca anche di rispondere a chiunque si domandi se con un accordo simile il Papa e i funzionari vaticani «potrebbero andare contro i principi della chiesa» e contraddire quanto scritto da Benedetto XVI nella propria «Lettera» ai cattolici nella chiesa del 2007.
Il Cardinale afferma di essere convinto che «anche se i termini concreti dell’accordo reciproco non sono stati resi pubblici, riteniamo che Papa Francesco, in qualità di protettore dell’unità e della comunione della Chiesa universale, non accetterà un accordo che danneggerebbe l’integrità della fede della Chiesa universale o la comunione tra la Chiesa cattolica in Cina e la Chiesa universale».
Intervistato da America sul perché nel suo articolo non abbia fatto alcuna menzione dell’Associazione patriottica che esercita il controllo per conto del governo di Pechino sulla Chiesa Cattolica nel continente, Tong ha affermato che «il fondamento logico e la prospettiva dell’Associazione erano impliciti nell’articolo. Nella sua Lettera del 2007, Papa Benedetto XVI non menzionava l’Associazione nel testo ma vi faceva riferimento esclusivamente nella nota in calce Numero 36».
In questo articolo, il Cardinale cerca di fornire una risposta, specialmente per i preti cinesi, riguardante le quattro domande seguenti «al fine di evitare inutili incomprensioni»: perché la Santa Sede insiste in maniera persistente sul dialogo invece di affrontare il governo cinese? Cosa s’intende per comunione tra chiese particolari e chiesa universale? In base a quali criteri dovrebbero essere nominati i vescovi nelle chiese locali della Cina Continentale? Quale ruolo ha la cosiddetta Conferenza dei vescovi della Chiesa Cattolica in Cina? E qual è il rapporto con le singole diocesi?
Il Cardinale, che ha compiuto 77 anni lo scorso 31 luglio, è il direttore del Centro Studi Holy Spirit di Hong Kong, carica che ricopre da quando tale centro ricerca cattolico leader in Cina e la Chiesa sulla terraferma sono stati fondati nel 1980. Egli è anche a capo della più grande diocesi cinese del mondo, Hong Kong, incarico che svolgerà ancora per un anno dato che quando compì 75 anni nel 2014, papa Francesco gli chiese di continuare a ricoprire il proprio ruolo per un periodo ulteriore di tre anni.
Tong ha rivelato di aver iniziato a scrivere questo articolo il 24 maggio, nella Giornata mondiale di Preghiera per la Chiesa in Cina, con l’obiettivo di aiutare a «promuovere il dialogo tra la Chiesa in Cina e la Chiesa universale e tra la Cina e la Santa Sede». Ha detto ad America che «l’articolo rappresenta il [suo] punto di vista» ed è il risultato della propria riflessione su 36 anni di ricerca svolti sulla Cina e sui recenti sviluppi nelle relazioni sino-vaticane.
Leggendo l’articolo, si ha l’impressione che il Cardinale non stia solo difendendo il dialogo tra la Santa Sede e la Cina ma anche preparando i cattolici all’interno e all’esterno della Cina per un accordo che sembra profilarsi all’orizzonte. L’articolo darà sicuramente origine a molte discussioni.
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta nella rivista America e si ripubblica qui con autorizzazione