Nery è poi tornato alla Casa del Padre, ma con il cuore pieno di gratitudineUn pezzo di un tovagliolo che contiene il riconoscimento di un lavoro ben svolto, il che per molti è una cosa che non ha valore, è diventato virale.
Nery dos Santos, di 84 anni, è stato ricoverato il 24 aprile al Pronto Soccorso dell’Ospedale Universitario di Santa Maria (HUSM), nello Stato brasiliano del Rio Grande do Sul, per un intervento al femore a causa di una frattura.
Nelle settimane del suo ricovero, il tecnico di infermeria Eduardo de Campos ha dedicato tempo e cure per migliorare le giornate di Nery, mentre questi aspettava in corridoio prima una barella e poi una stanza.
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È stato nel periodo in cui Nery era ancora in corridoio, dopo un bagno, che ha scritto un bigliettino a Eduardo ringraziandolo per la sua pazienza. “Questo infermiere è buono, ha pazienza con noi per farci il bagno”, dice il biglietto.
“È stato il mio secondo contatto con lui, dopo il primo che aveva consistito solo nell’effettuare la medicazione”, ha detto l’infermiere in un’intervista al G1.
Durante il bagno, si è sempre preoccupato di chiedere se andava tutto bene, e ha anche sbarbato Nery.
“Quello che ha fatto la differenza non è stata la tecnica, ma il contatto con il paziente. Quello che oggi manca è conversare con il paziente. Non ho fatto niente di eccezionale. Molti di noi fanno le cose in modo meccanico, perdono il contatto con i pazienti, prendono il braccio e applicano la medicazione. Il contatto, con il sorriso, è fondamentale”, ha spiegato Eduardo.
Grato per la sua attenzione, Nery ha scritto il suo messaggio sul tovagliolo che gli è arrivato insieme al pasto subito dopo le cure che aveva ricevuto.
Ha chiesto allora a sua figlia di consegnare il biglietto a Eduardo, che commosso dal gesto ha pubblicato sul suo account di Facebook una fotografia, non immaginando l’enorme ripercussione che avrebbe avuto.
“I farmaci alleviano il dolore, curano le infezioni, calmano i nervi, ma nulla supera le cure; a volte pensiamo che ci sia ‘solo un altro paziente’ a cui fare il bagno, ma chi lo riceve, quando è ancora cosciente, osserva tutto, giudica, alcuni parlano, altri commentano”.
Il giovane infermiere crede che condividere azioni come questa serva da esempio per chi si sta formando e anche per se stesso. “Serve perché anch’io non perda la fiducia, la fede. Alla fin fine sono un essere umano, e anch’io ho giorni in cui sono irritato, angosciato, eccetera. Non mi deve fare i complimenti per cose di questo tipo, ho fatto solo quello che spetta alla mia professione”.
Eduardo ha quindi dato un consiglio ai suoi colleghi: “Prima di tutto, se vuoi prenderti cura di qualcuno devi amare le persone. Quelle di cui ti occupi sono fragili per via della malattia. Stanno in un corridoio pieno di persone, hanno paura di quello che ha chi le circonda, non sanno quando saranno operate”.
[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]