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Film raccomandato: “Altruisti si diventa”

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Catholic Link - pubblicato il 28/07/16
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Il viaggio di un ex scrittore diventato caregiver e del suo assistito (un ragazzo affetto da distrofia muscolare) si rivela essere il cammino alla scoperta di se stessi

Attenzione: il film contiene un linguaggio per adulti. Raccomandiamo la visione a un pubblico maggiore di 16 anni. 

di Ignacio Romero

Gli inglesi hanno un senso dell’umorismo piuttosto inconfondibile. Di solito il loro humor è nero e caustico. «Altruisti si diventa» (The Fundamentals of Caring in lingua originale) ha entrambe queste sfumature. Il film parla di Ben (Paul Rudd), uno scrittore con un blocco emotivo (causato dalla morte del figlio in uno sfortunato incidente) che decide di lavorare come caregiver perché ha bisogno di soldi per vivere. E poi c’è Trevor (Craig Roberts), un ragazzo affetto da distrofia muscolare che non ha un’aspettativa di vita particolarmente ampia. Se c’è un aspetto positivo in questo film è il realismo. Ben lavora perché ha bisogno di soldi. Trevor ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui; non che lo ami, perché per questo c’è sua madre. Questi sono i punti che vale la pena salvare nell’ultimo lungometraggio prodotto da Netflix.

1. Le basi del prendersi cura del prossimo

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Il titolo originale è uno dei punti da trattare. All’inizio del film la responsabile della formazione degli aspiranti caregivers fa una list delle regole da tenere a mente quando ci si prende cura di qualcuno: chiedere, ascoltare, osservare, aiutare, chiedere nuovamente. La formatrice spiega anche ai propri studenti (tra cui Ben) che essere un addetto alla cura della persona è qualcosa di più del semplice dar da mangiare, lavare e vestire qualcuno: c’è bisogno di saper coltivare una relazione particolarmente complessa, quale è quella tra assistente e assistito. In alcuni casi per amare qualcuno non bisogna mostrargli l’amore che mostreremmo verso i nostri parenti stretti o amici intimi. Aiutare chi ha bisogno potrebbe far nascere dell’affetto per l’assistito, ma è necessario porre dei limiti da non valicare (e in questo film vengono superati tutti i limiti). Le manifestazioni di affetto adatte a chi ha esigenze come quelle di Trevor sono quelle che Ben mostra per tutto il film: pulirlo dopo che ha fatto i bisogni, cucinare, dare le medicine, ecc. Queste sono dimostrazioni d’amore. Noi le chiamiamo con un nome ben preciso: opere di misericordia. Ecco perché dico che il film è realista: perché mostra che l’amore non soltanto un lavoro, ma una ragione per tornare a vivere.


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2. Il viaggio verso se stessi

Fundamentals of Caring

Il film è incentrato sul road trip che Ben e Trevor compiono per andare a vedere il bovino più grande del mondo. È così che conoscono Dot (Selena Gómez), una ragazza scappata di casa per andare a studiare arte a Denver, e Peaches (Megan Ferguson), una donna incinta in viaggio verso casa dei genitori. Ognuno di loro ha potuto conoscere altre persone, ma la cosa più importante è che ognuno di loro ha scoperto una parte di sé che non conosceva. Trevor ha potuto placare la rabbia che aveva maturato dentro di sé (che tendeva a scaricare con battute volgari) ed ha imparato a relazionarsi con gli altri, in particolar modo con Dot, la ragazza scappata di casa. Dal canto suo Ben è riuscito a superare l’incidente del figlio, lasciandolo nel posto dove appartiene: nel passato. E Dot è maturata molto. Ognuno di loro ha percorso un viaggio dentro di sé. Perché amare significa dare se stessi, ed è molto difficile dare ciò che non si conosce.


3. La vita non è tutta rose e fiori

Fundamentals Of Caring

A volte ci immedesimiamo così tanto in un film da dimenticarci che si tratti di finzione. Finiamo col comprare ciò che ci viene venduto. Ma qui non succede, perché si resta sempre spettatori ed è impossibile confondere la realtà con la finzione. E la chiave di questo è un dialogo tra Ben e Trevor in seguito a uno spiacevole evento avvenuto in una concessionaria della Ford. Un altro elemento che aiuta a non ‘perdersi’ nel film è il modo crudo in cui si parla della vita; questo approccio ci aiuta ad affrontare la vita in modo realista. Craig Roberts ha fatto un lavoro eccezionale nell’interpretare il ruolo del bambino con distrofia muscolare. Il personaggio di Roberts non si fa scrupoli a dire nulla. Quando pensa qualcosa lo dice, senza peli sulla lingua. –«Non si tratta di me. Si tratta di te» risponde a Ben durante l’apice di una discussione. Trevor ci ricorda il motivo per cui Ben fa ciò che fa, rimette in chiaro quale sia la realtà delle cose. Ci ricorda che è necessario affrontare ciò che ci fa soffrire, affinché possiamo amare veramente.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

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