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Il Papa e la risposta cristiana alla barbarie di Rouen

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Vatican Insider - pubblicato il 27/07/16
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«Siamo veramente sconvolti…». Padre Federico Lombardi attraversa l’atrio della sala stampa vaticana visibilmente scosso. Per la prima volta in Europa un prete viene barbaramente assassinato da esaltati attentatori islamici. «È una notizia terribile! Hanno ucciso un ministro di Dio e attaccato i fedeli che partecipavano alla messa. Questa violenza orribile è avvenuta in un luogo sacro dove si annuncia l’amore di Dio. Ci tocca profondamente questo contrasto tra l’annuncio dell’amore di Dio e questo odio cieco». Il portavoce vaticano non dimentica «la serie di violenze che in questi giorni ci hanno già sconvolto e hanno colpito particolarmente i popoli francese e tedesco». 

Francesco si stava preparando per il viaggio in Polonia che inizia questo pomeriggio ed è stato avvertito di quanto accaduto dal suo segretario. Il Papa partecipa «al dolore e all’orrore di questa violenza assurda, con la condanna più radicale di ogni forma di odio e la preghiera per le persone colpite». Nel tardo pomeriggio, come sempre alla vigilia dei viaggi, Bergoglio si è recato davanti all’icona della Salus Populi Romani nella basilica di Santa Maria Maggiore, pregando anche per l’abbé Jacques Hamel. «Il Santo Padre – si legge nel telegramma inviato dal Segretario di Stato Parolin all’arcivescovo di Rouen – è particolarmente turbato da questo atto di violenza che ha avuto luogo in una chiesa durante una messa, azione liturgica che implora la pace di Dio per il mondo. Ha chiesto al Signore di ispirare a tutti pensieri di riconciliazione e di fraternità in questa nuova prova». Parole che corrispondono al reale stato d’animo del Papa e dei suoi più stretti collaboratori, convinti che si tratti dell’unica risposta cristiana possibile per contrastare questa barbarie. Francesco sa che alimentare una «guerra di religione» è proprio ciò che i terroristi vogliono, e non dimentica che attentati simili a quelli che sta conoscendo ora l’Europa rappresentano l’amaro pane quotidiano di cristiani, di ebrei ma anche di tantissimi musulmani vittime del fondamentalismo islamista. 

Nessuna modifica – confermano alla Stampa le fonti vaticane – è stata comunque apportata al programma della visita polacco. Non ci sarà un rafforzamento della sicurezza. Il Papa, come ha sempre fatto, viaggerà in un’auto modesta e non blindata, percorrendo tratti di strada con la papamobile aperta, in continuo contatto con la gente. 

Certo, nell’entourage papale c’è preoccupazione per il segnale rappresentato dall’uccisione di ieri. Oltretevere ci si interroga su quale sia la strategia dei terroristi e si temono anche le possibili conseguenze, tra le quali il rischio di azioni violente contro i musulmani che vivono nei nostri Paesi. «Come si fa a garantire la sicurezza nelle nostre chiese?», si domanda uno dei collaboratori del Pontefice, che conclude: «Ci sconvolgeranno la vita ma non dobbiamo darla vinta a loro». 

L’arcivescovo di Rouen, Dominique Lebrun, era a Cracovia con un gruppo di giovani. Prima di far rientro in Francia ha dichiarato che «la Chiesa non può imbracciare altre armi che la preghiera e la fraternità». «L’odio seminato per fomentare lo scontro tra culture e tra religioni, evocando e agitando fantasmi del passato – si legge nell’editoriale dell’Osservatore Romano – deve essere in ogni modo respinto e prevenuto da tutti». Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha detto: «Come non cogliere in questa uccisione portata al cuore del cristianesimo il valore del martirio che regolarmente i cristiani celebrano nella santa messa?». Un altro dei prelati più vicini a Francesco osserva: «Padre Hamel è diventato martire sull’altare, con la sua oblazione totale a Dio. Speriamo che il sangue versato sia seme per nuovi cristiani». 

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