… e che, soprattutto, bloccano la potenzialità della Parola: «il Vangelo parla di un seme che, una volta seminato, cresce da sé anche quando l’agricoltore dorme (Mc 4,26-29). La Chiesa deve accettare questa libertà inafferrabile della Parola, che è efficace a suo modo, e in forme molto diverse, tali da sfuggire spesso le nostre previsioni e rompere i nostri schemi» Papa Francesco, Evangelii gaudium 22.
1) …convincersi che l’efficacia pastorale scaturisca dall’aggiornamento degli strumenti e dall’acquisto e utilizzo dei migliori dispositivi; che la comunicazione della Chiesa sia una questione esclusivamente strumentale e tecnologica.
2) …ritenere che il successo della comunicazione dipenda da una sorta di gratificazione digitale:dal raggiungimento di 5000 like, dal numero di retweet e condivisioni dei contenuti pubblicati,dalla quantità di visualizzazioni ai nostri post o messaggi condivisi. La Chiesa e il Vangelo non vivono di queste logiche.
3) …fare comunicazione imitando i modelli comunicativi del momento, come quelli dei programmi televisivi, dimenticando che per comunicare il Vangelo e per testimoniare la fede,l’unico modello comunicativo è quello di Gesù, libero da ogni fine economico, manipolatorio e nichilistico.
4) …riuscire a informare puntualmente tutti gli eventi pastorali senza trasmettere, però, un filo logico che permetta all’altro che ascolta di intuire un significato, un messaggio per la sua vita. Bisogna, pertanto, imparare a raccontare più che informare.
5) …elaborare la comunicazione (istituzionale e pastorale) non tenendo conto dello Spirito Santo e illudendosi, così, di riuscire a comunicare il vangelo e la Chiesa. La Chiesa vive di Spirito Santo, le parole, quindi, se son prive della Sua presenza non comunicheranno nulla di nuovo.