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“L’Europa torni allo spirito cristiano di De Gasperi e Schuman”

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Domenico Agasso jr - Vatican Insider - pubblicato il 25/07/16
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A pochi giorni dalla Gmg di Cracovia, parla Stanisław Dziwisz, il Cardinale Arcivescovo che fu segretario particolare di papa San Giovanni Paolo II. «Un’Unione europea basata solo sull’interesse economico viene meno quando non funziona l’economia. Serve un esame di coscienza. Bisogna tornare allo spirito dell’unificazione promosso da veri cristiani come Alcide de Gasperi e Robert Schuman». «Mi auguro che nei giorni della Giornata mondiale della Gioventù (Gmg) molti giovani si facciano la domanda vocazionale». La Chiesa ha ricevuto un «grande dono: la continuità del magistero tra papa San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco». I migranti? «È compito nostro, come cristiani, prenderci cura di loro. Mentre le autorità pubbliche devono gestire le emergenze, assicurare ai profughi un trattamento degno e solidale ed evitare i rischi da persone che vogliono usare le vie verso l’Europa per fini pericolosi». A pochi giorni dall’incontro internazionale di spiritualità e cultura per i ragazzi di tutto il pianeta, che si svolgerà dal 26 al 31 luglio a Cracovia, Vatican Insider ha intervistato il cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo della città polacca, storico segretario particolare di Papa Wojtyla.

Eminenza, la Giornata mondiale della Gioventù (Gmg) è alle porte: che cosa si aspetta dai giorni di Cracovia?

«Sono sicuro che la Gmg di Cracovia sarà un’esperienza indimenticabile per tantissimi giovani che verranno da tutto il mondo. Spero tantissimo in questa Gmg nella città di san Giovanni Paolo II e di santa Faustina: chiedo al Signore che il messaggio della misericordia divina cali in profondità nelle anime di tanti ragazzi, sia quelli che sono cattolici praticanti e che certamente si possono avvicinare ancora di più a Gesù, come in quelli che ancora non conoscono la fede, affinché possano in questi giorni sperimentare la grazia divina e iniziare un cammino cristiano che li porti alla felicità.

In particolare spero che i frutti spirituali della Gmg siano particolarmente abbondanti nei giovani di Cracovia. Loro saranno come gli anfitrioni dei loro coetanei, e questo implica un lavoro generoso di preparazione, di dedizione agli altri. Ma questo viene sempre premiato da Dio! Quindi mi auguro che molti giovani si facciano la domanda vocazionale in questi giorni, e se il Signore chiede loro di seguirlo, Gli dicano di sì. Auspico quindi che la Gmg sia un momento importante per il rinnovamento spirituale di Cracovia, della Polonia e della gioventù di tutto il mondo».

Quanto conterà la paura terrorismo? Lei ha paura?

«Credo che a Cracovia non ci sia paura. Certamente l’ambiente internazionale è travagliato, ma non è la prima volta che si organizza una Gmg in circostanze difficili: penso a Toronto 2002 nove mesi dopo l’11 settembre. Inoltre, il governo polacco ha aumentato le misure di sicurezza. Si può ben dire che la Gmg 2016 è un evento sicuro».

Come descrive il pontificato di papa Francesco? È collegabile direttamente con quello di Giovanni Paolo II? In che cosa soprattutto?

«Il Pontificato di Francesco è motivo di grande gioia e di grazia per tutti. È evidente come il Signore ci manda molti doni attraverso l’esempio del Papa con il suo magistero. Tutti noi ci sentiamo spinti a fare di più, a seguire Cristo più da vicino ogni giorno.

Questo pontificato è legato inscindibilmente a quello di papa Benedetto XVI e a quello di san Giovanni Paolo. Lo si vede in tante cose, soprattutto nel messaggio sulla Misericordia di Dio. Basti ricordare l’enciclica “Dives in misericordia” di Giovanni Paolo II e la “Deus Caritas est” di Benedetto XVI. Dobbiamo essere molto contenti e ringraziare il Signore per un dono che ha regalato alla Chiesa Cattolica, che è la continuità del magistero».

Oggi il tema migranti è di stretta attualità ed è al centro dell’attenzione mediatica oltre che della polemica politica, per le implicazioni sociali ed economiche ma anche religiose che comporta, e per i possibili legami con il terrorismo: lei come pensa lo si debba affrontare, con quali punti fermi?

«La crisi dei migranti è uno dei grandi problemi del nostro tempo. Magari lo vediamo ora in maniera più angosciante perché l’Europa ne è coinvolta in primo piano, ma forse è colpa nostra se non ce ne siamo accorti prima, a causa dell’egoismo del nostro continente, visto che migrazioni di massa ce ne sono state negli ultimi decenni, in Africa, in Asia.

Credo che a questo riguardo ci sono due punti fermi: le persone vengono prima di tutto. Il Papa ci ricorda ripetutamente che tutti hanno diritti umani e che tutti devono essere trattati come tali. È compito nostro, come cristiani, prenderci cura di loro, di aiutarli, di proteggerli.

Il secondo punto riguarda le autorità pubbliche, che devono gestire le emergenze pubbliche, e pensare a breve e a lunga scadenza. Sono loro che devono assicurare ai profughi un trattamento degno e solidale ed evitare i rischi da persone che vogliono usare l’opportunità per entrare in Europa per fini pericolosi. Inoltre, sono chiamate a risolvere la causa di quelle emigrazioni: fare sì che tutti possano vivere nel proprio paese in pace e tranquillità. Non possiamo preoccuparci di loro solo perché vengono e “ci creano” un problema, ma dobbiamo impegnarci perché possano progredire nella loro terra, che è quello che ogni essere umano vuole. Questo richiede un impegno internazionale che sfortunatamente non si vede».

Come vede il futuro dell’Europa? Quali sono i Suoi suggerimenti in questa fase così delicata?

«L’Europa è davanti a un bivio politico, ma non solo. L’abbiamo visto con Brexit. Bisogna fare un po’ di esame di coscienza: un’unione basata solo sull’interesse economico viene meno quando non funziona l’economia o si dà più di quanto si riceve… E peggio ancora quando ci sono tentativi di omogeneizzazione culturale contro le radici cristiane di molti paesi europei. Questi momenti di difficoltà ci suggeriscono di tornare allo spirito dell’unificazione europea, promosso da veri cristiani come Alcide de Gasperi, Robert Schuman.

In questo senso, mi ricordo del messaggio di Giovanni Paolo II da Santiago de Compostella nel 1983: “Europa, sii te stessa!” L’ha detto benissimo Francesco qualche mese fa da Strasburgo: solo tornando ai nostri valori l’Europa potrà dare un contributo valido in primo luogo ai suoi abitanti, e poi al resto della terra».

Quali parole di Papa Wojtyla userebbe in particolare per i ragazzi di oggi?

«La maggior parte dei giovani che vengono a Cracovia per la Gmg non ha avuto la possibilità di conoscerlo personalmente. Spero che tutti loro riuniti attorno a papa Francesco, per mezzo della nostra fede nella comunione dei santi, incontreranno anche san Giovanni Paolo II. Mi è stata data la grazia di stare accanto a lui non solo agli Incontri mondiali dei giovani, ma anche durante i suoi viaggi apostolici in diversi paesi del mondo. Posso, quindi, testimoniare che lui sapeva trovare le parole d’incoraggiamento per i giovani e insegnare a prendere le decisioni sagge. Ripeteva: “Dovete esigere da voi stessi, anche se gli altri non esigessero da voi“. Spiegava: “Ciascuno trova nella vita una dimensione, dei compiti che deve assumere ed adempiere. Una causa giusta, per la quale non si può non combattere. Qualche dovere, qualche obbligo, da cui uno non si può sottrarre. Da cui non è possibile disertare. Infine – un certo ordine di verità e di valori che bisogna ‘mantenere’ e ‘difendere’: dentro di sé e intorno a sé. Sì: difendere per sé e per gli altri”».

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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