I gestori del Merc potrebbero essere accusati di trastullarsi, ma stanno azzeccando l’approccio Vivo in una piccola città in cui amano riunirsi persone creative. Passeggiando per le strade, ci si imbatte in una serie di gallerie d’arte, laboratori di ceramica e (ovviamente) caffetterie. Tra tutti spicca un locale: il General Mercantile.
Fermarsi in questa caffetteria non ha niente a che vedere con una visita da Starbucks. L’edificio secolare porta ancora i segni della sua vita precedente, quando – ai primi del Novecento – serviva da magazzino mercantile. L’interno è organizzato con bancone e tavoli di legno degni di un film western con John Wayne.
Ma le differenze vanno al di là delle apparenze.
Quando andate al General Mercantile – o “the Merc”, come lo chiamano i locali – vi preparate ad aspettare. Il locale serve caffè con una modalità per la quale ogni tazza è spillata individualmente. Serve anche tè e altre specialità al caffè, ma anche queste richiedono tempo.
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Il negozio attira i bohémien, che lo frequentano perché è “diverso”. Non si riesce a trovare un altro locale del genere in città, e probabilmente neanche in qualsiasi altra parte dello Stato. Al Merc, i bohémien ordinano il loro caffè spillato lentamente e si riuniscono con i propri amici. Alcuni dei gestori di questo locale si siedono per ore a chiacchierare con chiunque entri.
I bohémien tendono ad avere una cattiva reputazione per il fatto di aver abbracciato questo stile di vita, e vengono accusati di trascorrere più tempo a trastullarsi che a lavorare. E in alcuni casi potrebbe essere una lamentela fondata.
Ma non c’è niente di positivo da dire sul fatto di prendersela con calma e godersi una buona chiacchierata davanti a una tazza di caffè spillata lentamente? Tutto al Merc invita il cliente a prendersi un momento di relax e a trascorrere del tempo con gli amici.
Per molti versi, il Merc è un’immagine della preghiera cristiana.
In mezzo alla nostra vita impegnata, spesso trattiamo la preghiera come un servizio frettoloso da Starbucks anziché come qualcosa spillato lentamente. Preghiamo di corsa o sorvoliamo sulle preghiere nel corso della giornata, non prendendoci mai il tempo per ascoltare Gesù.
Dobbiamo approcciare la nostra vita di preghiera come i gestori del General Mercantile, che si fermano con l’intenzione di rilassarsi e divertirsi. Si soffermano sugli aromi e si godono la compagnia degli avventori.
Se approcciassimo Nostro Signore in questo modo, pronti a gioire in lui, cosa troveremmo? Egli è, dopo tutto, la fonte del nostro essere, della nostra gioia e della nostra felicità. Come i bohémien con il loro caffè, dovremmo assaporare la dolcezza del suo amore e della sua misericordia e goderci la gloria della sua presenza.
Per far questo, però, dobbiamo essere preparati a soffermarci. La preghiera non è una cosa mordi e fuggi.
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Matthew Petesch è un insegnante liceale che vive in Montana (Stati Uniti) con la moglie e il figlio. Ha un blog su mtncatholic.com.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]